Dalla "Costa Viola" calabrese ai Monti Peloritani… da Posillipo a Taormina…
Da: Francesco Lo Gerfo
Date: 05/06/2002
Time: 22.06.05
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Il Quinto Incomodo
L’intrigata vicenda del Casinò di Taormina si trascina stancamente avanti oramai da molti anni, saltuariamente tornata alla ribalta tra scrosci propagandistici e promesse di rado mantenute, mai dimenticata dalla cittadinanza taorminese, specie quella che vide e visse l’apertura del casinò negli anni ’60 e che vede oggi nella riapertura della casa da gioco un’opportunità per incrementare il turismo, valorizzare il territorio e creare nuovi posti di lavoro. Il casinò a Taormina sarebbe una mera operazione di attrazione turistica – turismo di un certo livello – che potrebbe riuscire negli obiettivi di cui sopra, senza considerare che tutto ciò vorrebbero dire lucrosi vantaggi finanziari per il Comune di Taormina (non dimentichiamo che negli anni ’60, operante il casinò a Taormina, il sig. Guarnaschelli si accollava tutte le tasse comunali spettanti ai taorminesi…). Basta d’altronde guardare l’attuale situazione per rendersi conto che la vocazione turistica di Taormina si trova oggi a dover fronteggiare i quattro casinò italiani, i 452 casinò europei più o meno vicini e gli ultimi beffardi casinò di Malta e Creta. Geograficamente ci si trova insomma circondati dalla “gente che gioca” e nella nostra bella isola felice ove il gioco d’azzardo è invece monopolio mafioso ci si chiede con una punta di risentimento: “Come è possibile tutto ciò?”. Serve a poco l’ironico sorriso sulla bocca del lettore, che meglio farà invece a comprendere la situazione da un punto di vista più razionale. Giuridicamente tale situazione non è delle più chiare poiché le norme, in questo campo, sono state emanate in tempi diversi, in contesti diversi e senza una qualche omogeneità o coordinamento. Manca infatti in Italia una vera e propria disciplina del gioco d’azzardo, che è generalmente vietato dal codice penale ma ammesso (in deroga, quindi, al codice penale) in determinati luoghi e circostanze. Mi riferisco al fatto che in Italia esistono e sono lucrosamente operanti quattro case da gioco: a Sanremo, a Campione d’Italia, a Venezia e a Saint Vincent (in Valle d’Aosta); questi paesi hanno ottenuto, tra il 1927 e il 1946, il permesso di aprire e di operare in quanto autorizzati "ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento del proprio bilancio e all’esercizio delle opere pubbliche indilazionabili". Ad oggi la Corte Costituzionale, più volte chiamata ad intervenire, ha dichiarato che non vi è disparità di trattamento tra i Comuni “che hanno il casinò” ed il Comune di Taormina; semplicemente perché quei Comuni hanno una precisa autorizzazione e il Comune di Taormina no (la questione pertanto riguarda il riuscire a ri-ottenere questa agognata autorizzazione – tolta a Guarnaschelli nel 1964 – e non il tentare di toglierla ai casinò già esistenti in Italia…). Ma la Corte ha anche dichiarato (nel 1985) che sarebbe opportuno che il legislatore intervenisse “in tempi ragionevoli” per dare una chiara regolamentazione alle case da gioco; ed in seguito all’ultima recentissima pronuncia (2001) in questa affascinante “law-story” i “tempi ragionevoli” del 1985 sono stati ora definiti “improrogabili”. Sulla scia di questa sancita urgenza a dare una regolamentazione precisa pare che oggi qualcosa si stia muovendo. E se a livello locale alcuni comitati promotori si prodigano per sensibilizzare l’opinione pubblica, a livello nazionale sono state presentate svariate proposte di legge (attualmente in esame) da diversi comuni, non ultimo il Comune di Taormina, e dall’ANIT (Associazione Nazionale per l’Incremento del Turismo, il cui vicepresidente è Mario Bolognari), senza dimenticare l’ingente mobilitazione di una certa parte politica. Un interessante dato, ricorrente in tutte queste proposte, è quello riguardante gli introiti delle case da gioco; essi verrebbero destinati in buona percentuale al Comune (dal 30% al 50% a seconda della proposta), per la realizzazione di opere pubbliche (strade, acquedotti, servizi, etc…) e per il finanziamento dei servizi turistici e sociali (manifestazioni culturali e/o attrattive, assistenza alle persone svantaggiate e aiuti agli indigenti). Insomma dopo decenni di letargo politico-istituzionale in merito comincia oggi a spirare una tanto attesa brezza di rinnovamento, che induce a considerazioni alquanto ottimistiche. Ma non dimentichiamo che in questo momento transitorio così importante e delicato chi realmente vuole la riapertura del Casinò a Taormina non può limitarsi solo ad atteggiamenti vittimistici (tipici peraltro della peggiore tradizione siciliana…) o a retoriche “alzate di voce” che non hanno altro effetto che quello di “smuovere un poco le acque” (nobile e rispettabilissimo, s’intenda, ma ben poco concreto…). Tutti sanno che se il vento non è costante e le vele non sono ben dispiegate ben presto ci si può ritrovare fermi alla deriva, in una nuova situazione di stallo come nei trascorsi decenni, ed è un pericolo che intendiamo scongiurare.
Francesco lo Gerfo (maverick@taofree.net)
Queste le ultime notizie che invece ho trovato sempre sul web al link.. : http://www.comune.taormina.it/legge_voto.htm
CASINO’ DI TAORMINA
ENTRO IL MESE DI OTTOBRE LA LEGGE
VOTO SARA’ ESITATA DALL’ARS
La legge voto relativa al casinò di Taormina e ad altre case da gioco siciliane sarà, entro ottobre, al vaglio dell’assemblea regionale siciliana. Lo ha annunciato, l’on. Nino Beninati, presidente della IV commissione regionale, che ha preparato il disegno di legge relativo alle case da gioco da presentare in aula. “Una volta approvata la legge, se questa dovesse trovare difficoltà in Parlamento, chiederò – ha detto Beninati – al presidente della regione, Totò Cuffaro, di richiedere ufficialmente la chiusura dei casinò del nord Italia”. Numerosa partecipazione di pubblico, ieri, al Palazzo dei congressi di Taormina. Ospiti d’eccezione i rappresentanti dei 20 comuni dell’Anit. Enzo Tintori, presidente dell’associazione che si batte per l’apertura delle case da gioco, ha sottolineato la valenza turistica di un’eventuale apertura delle case da gioco. “I partiti – ha detto invece l’on. Nino Strano, membro della commissione che sta preparando una proposta di legge a livello nazionale – debbono assumersi la loro responsabilità. Non si può continuare a parlare di casinò senza passare ai fatti. Il presidente della Camera Pierferdinando Casini, in un recente incontro, ci ha detto di trattare addirittura con il Vaticano. Mi sembra una affermazione difficile da poter accettare. Alla luce di quanto detto ribadisco, quindi, che ogni partito deve assumersi le proprie responsabilità su questo argomento e non più tergiversare”. Soddisfatto dell’incontro è stato anche il sindaco di Taormina, Aurelio Turiano. “Abbiamo riportato all’attenzione nazionale – ha detto il primo cittadino – una questione che era sopita”. Il presidente del collegio di difesa del Comune, Paolo Turiano Mantica, ha affermato che Taormina sta preparando un ricorso sull’argomento presso la Corte di Giustizia europea. Presente alla riunione anche il vice presidente della regione Salvo Fleres e l’onorevole Carmelo Briguglio. “Insisteremo sulla via dell’apertura dei casinò – ha detto Briguglio, firmatario, tra l’altro, di una proposta di legge non esitata favorevolmente dal Parlamento – la creazione di nuovi posti di lavoro non ha certamente nessuna barriera etica”. Nella sala gremita del Palacongressi sono stati presenti tra gli altri, infine, l’ass. al Turismo della Provincia di Messina, Nino Testa, i sindaci dei Comuni del comprensorio turistico taorminese e varie associazioni che si battono per l’apertura del casinò.