
di solito quando si chiede ad un insegnante di specificare che lavoro fa si è soliti rispondere : < Insegno! >…
Una parola che detta così riempie la bocca e dovrebbe mettere l’interlocutore in uno stato di ossequioso rispetto.
La definizione di questa parola è " fare apprendere con metodo…"
Se poi cerchiamo il significato della parola docente, troviamo: < che insegna >;
mentre per la voce professore, troviamo: < chi insegna in una scuola di grado superiore all’elementare> abbracciando ben tre ordini di scuola (Media o Secondaria di primo grado, Secondaria di secondo grado e Università) che pur accomunati nella definizione vivono in canali..settorizzati…Come cellule di organismi differenti.
Ogni qualvolta mi domandano che lavoro faccio non vi nascondo che ho molte difficoltà a pronunciare questa parole. Insegno? Cosa? Per come la vedo io la cosa quello che io faccio o dovrei fare è solo un lavoro di "indottrinamento" delle masse. Prendere le mie conoscenze…e con esse il mio pensiero e riempire..o meglio travasarle in altri menti.
Questo a mio modesto parere è una delle più aberranti forme di "violenza" su individui indifesi…
Nel lontano 1975 ci fu la famosa riforma scolastica. Finalmente la scuola usciva dal suo stato di isolamento e si apriva alla massa dell’utenza adulta composta da genitori…ziii..nonni degli alunni. Invitando tutti i soggetti, interessati alla crescita del futuro uomo e cittadino, a rendersi partecipi alla vita della scuola.
Con gli anni tale funzione è sempre più scemata fino a ridursi a una semplice convocazione, da parte del rappresentante dei genitori, di tutti gli altri per fare il famoso "regalino" natalizio. Nulla di più ipocrita da ambedue le parti. Da un lato il sorriso impacciato <Ma non vi dovevate disturbare>, dall’altro il pensiero <Ti raccomando tratta bene mio figlio>. A parte questo abbiamo avuto nella scuola la famosa legge sulla "continuità".
Bella nella sua esplicazione teorica, ma siamo sinceri che ricaduta ha nel nostro lavoro?
Anche questa di facciata.
Le scuole dei gradi successivi si barcamenano solo per cercare nuova utenza in quanto, nuova utenza vuol dire mantenere le classi, con una ricaduta positiva del mantenimento dell’organico di diritto.
Accidenti, come al solito il mio pensiero divaga, non era questo l’argomento che avevo in mente di trattare, quanto quello sul valore della Comunicazione.
Argomento di cui mi sto occupando in questo periodo in riferimento ad un corso di aggiornamento. Per la prima volta mi trovo a confrontarmi in un vis a vis anche con i professori delle scuole secondarie e da questo confronto, proprio ieri, emergeva la differenza di approccio "alla metodologia didattica" tra le elementari e le superiori. Io mettevo in evidenza il fare scuola dei prof…loro insistevano sul fatto che i bambini alle elementari vengano sobbarcati da una quantità tale di informazioni per cui arrivano, alla scuola secondaria di primo grado, già saturi ed impossibilitati ad apprendere altro.
Ho continuato a riflettere su questa affermazione ed ovviamente il mio essere si ribella. Se è pur vero che l’individuo umano è un essere in continua evoluzione e che lo sviluppo delle sue capacità cerebrali non si arresta dopo la pubertà ma prosegue oltre..per tutta la vita (altrimenti che senso avrebbe la formazione permanente degli adulti istituita proprio per evitare l’analfabetizzazione di ritorno?) non posso accettare le riflessioni della..collega.
Come si spiega ad esempio che i ragazzi apprendono subito una battuta, una frase scherzosa di un detto <storico>? (Proprio oggi mio figlio mi diceva, sai mi ricordo il professore di scienze al liceo, di punto in bianco iniziava a declamare Dante…"Nel mezzo del cammin di nostra vita.." poi si arrestava e aggiungeva…<meno male che è morto altrimenti chissà quante altre stronzate avrei dovuto studiare!>. In questa affermazione si ravvede, a parer mio, la concezione empirica del prof basata sul pensiero filosofico di Epicuro…). Non solo da una indagine condotta dai suddetti colleghi nelle loro classi è emersa l’alta preparazione degli alunni in merito a tutto quello che succede nel mondo del cinema e della TV. Dal nome dell’interprete di uno spot pubblicitario… alla musica ed all’autore di un videoclip… dalla storia di una soap opera ai fatti successi nella casa del Grande Fratello.
Questo a parer mio la dice lunga sui giovani. I colleghi lamentano la superficialità, l’incapacità di apprendere, arricciano il naso davanti al loro linguaggio che di italiano ha ben poco. Parole che senz’altro farebbero piacere a Marinetti… lui ha solo pungolato…ma chissà che direbbe oggi visto il modo di esprimersi che hanno i giovani della nuova generazione.
Loro parlano solo per monosillabi… con letetre rubate all’alfabeto inglese e con simboli…
Come vedere questo tipo di linguaggio?
E’ frutto di una evoluzione o di una involuzione?
Ed è vero che i giovani non vogliono apprendere…piuttosto che essere stanchi di una metodologia didattica che si basa sul Io so e ti dò… tu non sai e accetti quello che io ti dò?
Perché sono così bravi e preparati per quanto concerne tutto quello che è virtuale…patinato… e poi alla domanda <Chi ha scritto i Promessi sposi> arrivano a rispondere…<Giuro che non sono stato io>?