Pubblicato in: Di tutto un po'

Prima Comunione


Sono anni ormai che ricevo molte visite da Google su un mio post in cui avevo inserito un bigliettino che avevo fato per una bambina che me l’aveva chiesto.
Per questo motivo ho deciso di creare qualcosa di nuovo per tutti coloro che da adesso fino a Maggio (il tempo delle Prime Comunioni… appunto) si mettono alla ricrca di idee e novità.
Inizio a pubblicare il primo che ho realizzato. ER’ sufficiente piegarlo sul lato superiore per ottenere un simpatico biglietto. Sperando di trovare la vostra approvazione.
 

Visto il formato vi consiglio di usare un cartoncino per la stampa o un foglio A4 un po’ più pesante.
Pubblicato in: Di tutto un po'

Giocando a nascondino


Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini.
Quando la Noia si fu presentata per la terza volta, la Pazzia, come sempre un po’ folle propose: "Giochiamo a nascondino!" L’Interesse alzò un sopracciglio e la Curiosità senza potersi contenere chiese: "A nascondino? Di che si tratta?" "E’ un gioco, – spiegò la Pazzia – in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1.000.000 mentre voi vi nascondete e, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco." L’Entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall’Euforia. L’Allegria fece tanti salti che finì per convincere il Dubbio e persino l’Apatia alla quale non interessava mai niente …!
Però non tutti vollero partecipare.
La Verità preferì non nascondersi. Perché, se poi alla fine tutti la scoprono? La Superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la Codardia preferì non arrischiarsi.
 
"Uno, due, tre …" – cominciò a contare la Pazzia.
La prima a nascondersi fu la Pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La Fede volò in cielo e l’Invidia si nascose all’ombra del Trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sulla cima dell’albero più alto. La Generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la Bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la Timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la Voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la Libertà. Così la Generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.
L’Egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per se’. La Menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non è vero, si nascose dietro l’arcobaleno). La Passione e il Desiderio al centro dei vulcani. L’Oblio … non mi ricordo … dove? Quando la Pazzia arrivò a contare 999.999, l’Amore non aveva ancora trovato un posto ove nascondersi poiché li trovava tutti occupati, finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori.
"Un milione!" – contò la Pazzia. E cominciò a cercare.
La prima a comparire fu la Pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udì la Fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la Passione e il Desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l’Invidia e poté dedurre dove fosse il Trionfo. L’Egoismo non riuscì a trovarlo. Era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c’era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la Pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la Bellezza. Con il Dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi. Alla fine trovò un po’ tutti: il Talento nell’erba fresca, l’Angoscia in una grotta buia, la Menzogna dietro l’arcobaleno e infine l’Oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino.
Solo l’Amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muoverne i rami. Quando, all’improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell’Amore …! La Pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l’Amore è cieco e la Pazzia sempre lo accompagna.
Pubblicato in: Poesie d'Autore

Mi ero imposta il silenzio


sul caso di Eluana Englaro. Per rispetto verso lei e soprattutto verso la sua famiglia, dopo l’uso ignobile che ne avevano fatto i giornali, i media, la Chiesa e lo Stato ma una riflessione di una carissima amica sul un altro blog mi ha spinto a esternare il mio pensiero, che è questo:
… fino a 24 anni fa nulla sapevo di quel mondo “a parte”, di quei figli di un Dio Minore i cui genitori, parenti, ne condividono il calvario. Da 25 anni la mia vita è cambiata. La mia visione del mondo ha subito una brusca impennata e tutti i gradi delle emozioni sono passate toccando non solo il cuore ma anche la mente. Ho iniziato a chiedermi perché… ho cercato di dare un senso a quel mondo che mi ruotava attorno sempre più cosciente che avessi fatto blasfemia se solo avessi osato lamentarmi contro quel Dio, quel fato, quel Karma, quel destino che mi era toccato. Ho pianto è vero, ma non per la malattia che tanto sapevo pesare più a me che a mio figlio, convinta che chi non possiede una cosa, che non l’ha mai posseduta, non comprende la sua “deprivazione”. Da quella strada ne sono uscita, anzi ne siamo uscite (io e te e tantissime altre) molto più forti e con la caparbietà di stringere i denti e di andare avanti. Di lottare non per noi… che la lotta e la fatica sono tanta, ma per loro. Per dare loro la dignità che la natura… l’uomo… aveva, abusivamente, loro sottratta. Ma qui il caso è diverso. Nel nome di quell’etica ti ricordo che ogni giorno noi uccidiamo gli animali… i vegetali (c’è un detto cinese che dice: Perfino quando curo il mio orticello io uccido una vita). Perché la vita è ovunque intorno a noi; dal batterio all’uomo che è la più perfetta(?) forma vitale.
La vita si manifesta in tutto e tutti hanno il diritto di viverla nel pieno delle loro possibilità, ma, come diceva Francesco, come si fa a chiamare vita quella di un essere che vive in un limbo da cui non c’è risveglio? Ho sperato fino all’ultimo che, staccato il nutrimento, il fisico avrebbe reagito, in un ultimo rigurgito di orgoglio e di amore per la vita. Ciò non è stato, quindi ho letto la cosa come il desiderio della sua anima di essere liberata da quella scatola ormai vuota… da un contenitore che non aveva nulla più da offrirle. Perché alla fine è solo questo il corpo. Una scatola che permette alla nostra anima di acquisire dei connotati fisici per portare a termine un suo compito. Ho imparato che c’è un senso a ogni cosa che accade. A tutto c’è una spiegazione. Quello che non ho capito è stato l’infierire così, per 17 anni, su un corpo che era giunto al capolinea già 17 anni fa…
Se c’è un limbo è stato senz’altro il luogo dove la sua anima è rimasta imprigionata per ben 17, lunghissimi, interminabili, anni di vita terrestre.
Questa è invece un’altra risposta a un post di un altro amico:
Solo permettimi di stringerti in un abbraccio, carissimo.
Le tue considerazioni sono le mie e molto ci sarebbe da dire su come la cosa è stata gestita da stampa… politica… religione e… medicina…
Anche tu hai fatto quasi eco a quello che ho scritto nel commento al mio post.
Arriva un punto in cui la scienza nel suo superbo orgoglio si vuol sostituire a Dio. In cui una mentalità bigotta e falsamente banditrice della Vita si arroga il diritto di dire a un padre cosa deve fare e come comportarsi. Proprio loro che non sanno cosa significhi essere padri e madri. Arriva il punto in cui un politico, con manie di superonnipotenza, scavalca il potere costituzionale dello stato e per fare ciò usa tutto ciò che gli passa a tiro come si conviene ad ogni buon macchiavellista, ma è solo da commiserare perché lui non sa cosa sia la sofferenza ed il dolore.
Per questo è giusto tacere e, come ha detto Patrizia, solo pregare perché possa alleviarsi la sofferenza del padre che è rimasto qui, in questo mondo che tutto possiede tranne che la carità cristiana.