Pubblicato in: Notizie e politica

Continua l’aggiornamento…


NUMERI
BUGIARDI
RELATIVI AL RAPPORTO DOCENTI ALUNNI NELLA SCUOLA ITALIANA A CONFRONTO CON
ANALOGO RAPPORTO IN ALTRI PAESI EUROPEI

 


Tab.1
– Rapporto alunni/personale docente per livello di istruzione


 

 


Prescolare



Primaria

Secondaria



 

Germania

24,4

19,6

16,4

 

Danimarca



10,8

11,1

9,6

 

Inghilterra



28,1

21,2

15,5

 

Belgio

17,5

13,0

6,7

 

Francia

25,8

20,2

14,0

 

Norvegia

10,6

8,3

 

Spagna

21,5

18,8

15,3

 

Italia


11,8


10,5


9,0


 

Media
paesi OCSE


20,2


17,4


13,8


 

Fonte:
OCSE 1995


 

 


 


Tab.2
– Ore annue di scuola nei paesi europei
 



Paese

Elementari

Medie

Superiori

 

 


Minimo

Massimo

Minimo

Massimo

Minimo

Massimo

 

Germania

564

564

790

959

846

1.015

 

Inghilterra

840

893

931

931

935

935

 

Francia

846

846

842

990

957

1.039

 

Spagna

810

810

898

1.059

930

1.027

 

Italia


900


1.200


933


1.266


767


1.333


 

Media
Europea



713


801


866


965


855


1.011


 

 

"Secondo le
Nazioni Unite l’Italia è al quinto posto, dopo Svezia, Olanda Germania,
Norvegia, tra i 17 paesi a più alto livello di sviluppo della
condizione umana, per litercy, cioè grado di alfabetizzazione"



 

Fonte: Eurostat ed
Eurydice, elaborazione Italia Oggi



 

           
E’ ormai diventato un tormentone, ogni volta che si accende una fase
contrattuale per gli insegnanti, la stampa padronale tira fuori i dati sul
rapporto numerico tra alunni e insegnanti che sarebbe il più basso del mondo e
questa sarebbe la ragione dei bassi stipendi degli insegnanti italiani. Si sono
distinti sul tema recentemente L’economista Baldassarri sul Messaggero e Andrea
Casalegno su  Il sole 24 ore,
citando e ricitando che in Italia vi è un insegnante ogni 10 alunni (vedi
tab.1). E’ quindi importante chiarire a costoro ed ai lettori non addetti ai
lavori quale realtà c’è dietro a questo dato.


1)    
Tempo Pieno
– Lor signori ignorano, o fingono di ignorare, che in Italia la scuola
dell’infanzia è una scuola a tempo pieno (8 ore al giorno) e che quindi il
numero degli insegnanti è esattamente il doppio (78.000 insegnanti invece di
39.000) dei paesi nei quali i bambini fanno solo 4 ore di scuola al giorno.
Ignorano che il numero di bambini per classe spesso è superiore ai 28 e che la
media nazionale è di 23,4 bambini per classe, e si parla di bambini dai tre ai
sei anni che vanno seguiti ed educati individualmente anche nelle loro funzioni
più elementari dal gioco agli apprendimenti, dal mangiare ad andare al bagno.
Fingono di ignorare che nel nostro paese le maestre si trovano da sole in questo
turbinio di bambini mentre nella maggior parte dei paesi vengono coadiuvate da
Assistenti che non appaiono mai, nelle statistiche, tra il Personale docente.
Sempre lor signori fingono di ignorare che anche nella scuola elementare più
del 35% delle classi funziona a Tempo Pieno (altri 70.000 insegnanti in più
rispetto ad un tempo normale) e che anche nella scuola media inferiore una
consistente percentuale di classi funziona a tempo prolungato. E, come chi
scrive di scuola dovrebbe sapere tempo pieno e tempo prolungato non sono
soltanto la risposta ad un bisogno sociale in espansione e incomprimibile delle
famiglie, ma sono anche il frutto di una elaborazione politica e pedagogica dai
risultati avanzatissimi in Italia.


2)    
Integrazione delle persone
portatrici di Handicap-Nei dati
della tabella 1 non si da conto di come avviene l’integrazione dei bambini e
giovani portatori di Handicap nella scuola. Sono 54.000 gli insegnanti di
sostegno che in tutti gli altri Paesi non vengono conteggiati perché non
esistono. O perché, come in Germania, l’integrazione non la si tenta nemmeno
emarginando i bambini portatori di handicap in strutture parasanitarie, dai
costi elevatissimi, e il cui personale appartiene ad amministrazioni non
scolastiche, o perché, come in Francia, il disagio scolastico viene affrontato
con un organico di 280.000 operatori sociali (psicologi, assistenti sociali,
psicopedagogisti, orientatori) che, pur lavorando con le scuole, appartengono ad
altre amministrazioni e che in nessuna statistica verrebbero arruolati tra il
personale docente. Certo, molti preferirebbero una situazione alla tedesca che
rimpinguerebbe le casse degli istituti di ricovero pagando rette ospedaliere per
gli oltre 200.000 bambini portatori di handicap che frequentano la scuola
italiana. Oppure la situazione francese che darebbe spazio a non poche figure
professionali cosiddette sociali a cui affidare i compito di riparare i ‘cocci’
fatti in classi affollate e anomizzate durante il lavoro scolastico. Ma
l’integrazione scolastica italiana è una scelta di civiltà che molti paesi ci
invidiano sia per l’efficacia che per il costo ridottissimo, ma ha il
"difetto" di gravare interamente sul bilancio della scuola.


3)    
Tempo scuola
-Certo, questi signori presumibilmente pagati per occuparsi di scuola, quelli di
10 alunni per un insegnante, potrebbero impegnarsi un po’ di più; se avessero
sfogliato le loro fonti attentamente, avrebbero trovato qualche pagina più
avanti la tabella sulle ore di scuola degli alunni europei (vedi tabella 2),
nella quale si documenta non solo che l’orario massimo degli studenti italiani
è il 30% di più di tutti gli altri (grazie come si è già detto soprattutto
al Tempo Pieno) ma anche gli orari minimi superano di gran lunga (dal 15 al 25%)
della media dei paesi europei e rispetto alcuni paesi il tempo scuola è
addirittura il doppio. Questo significa semplicemente che nella scuola italiana
gli studenti e gli alunni stanno molto più a lungo, che forse è una scuola più
attenta ai tempi ed ai ritmi di apprendimento dei giovani ai loro bisogni ad una
crescita armonica dell’intera personalità.


4)    
Funzione docente –
Inoltre, per maggiore informazione, bisogna tener presente la singolare
situazione degli insegnanti in Italia. Ci sono sistemi scolastici nei quali più
del 50% del personale della scuola non è formato da docenti, in particolare ci
sono stati nei quali il docente è al centro di una costellazione di figure
professionali che a volte raggiungono il numero di 8. Si tratta di bibliotecari,
operatori tecnologici, tecnici per vari tipi laboratori, lettori, etc. che
svolgono compiti funzionali all’insegnamento senza essere insegnanti. In Italia
zero via zero non esiste nel nostro paese un ruolo di bibliotecario scolastico,
e quando un bibliotecario c’è si tratta, ancora, di un insegnante che ha
cambiato servizio per ragioni di salute. Invano da 10 anni i COBAS chiedono
l’assunzione di almeno un bibliotecario e di un tecnico di laboratorio
informatico ogni scuola (30.000). In tutta la scuola dell’obbligo non esiste un
responsabile per nessun tipo di laboratorio, e ancora sono gli insegnanti, in
orario aggiuntivo, che gestiscono i pochi laboratori esistenti. Nelle scuole
superiori in cui esistono le figure degli Insegnanti Tecnico Pratici questi sono
a tutti gli effetti degli insegnanti e il loro agire in compresenza con gli
insegnanti di teoria costituisce una scelta lungimirante sul piano sia didattico
che scientifico. Gli insegnanti "tuttofare" in Italia anche da questo
punto di vista non sono troppi ma pochi. 


           
Come si vede il basso numero di alunni per insegnante è l’esito di varie e
diverse politiche messe in atto in seguito ad una formidabile stagione di lotte
che vedeva la scuola al centro dell’attenzione del paese e dello stesso
movimento operaio. Politiche che avevano costantemente l’obiettivo di realizzare
l’articolo 3 della Costituzione: "E’ compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà
e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese
". Nella piattaforma dei COBAS per lo
sciopero del 16 ottobre viene ribadito l’obiettivo dei 20 alunni per classe come
elemento fondante di una scuola di qualità mentre la pratica dei governi, dal
90 ad oggi, attraverso autonomia e dimensionamenti ha realizzato il gonfiamento
delle classi fino a 30 studenti ed oltre per liberare le risorse necessarie alla
costruzione della gerarchia di capetti che affiancheranno il preside più
caporale che manager.


 
Piero
Castello e Mauro Giordani dei COBAS Scuola 

Autore:

Parlo già troppo qui sul web....

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