Questa Lega si è dimostrata più ladra di quelli della prima repubblica. Maroni indagato per stipendi milionari e per finanziamenti illeciti ai partiti… Ovvio che poi salvano il deretano ai signori della prima repubblica
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La maggioranza salva da un risarcimento milionario Giulio Donato e Francesco Di Lorenzo coinvolti nelle tangenti sulla metrò di Napoli. E poi manda a giudizio un dipietrista che ha diffamato Mantovano
Sono passati solo pochi giorni da quando Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia è scampato per vie traverse, alla richiesta fatta dai magistrati napoletani dell’Antimafia di poter utilizzare le numerose intercettazioni a suo carico nel dibattimento processuale che lo vede imputato, tra l’altro, di concorso esterno in associazione mafiosa, che altri esponenti della maggioranza, con la complicità del voto della maggioranza alla Camera, riescono a farla, per così dire, franca. Si tratta, in particolare, di Giulio di Donato, Ugo Grippo e Francesco Di Lorenzo. Pezzi da “novanta” della Prima Repubblica. Il voto segreto di Pulcinella – I tre ex parlamentari napoletani, tutti con un passato di “spicco” nell’ex pentapartito, erano stati chiamati in giudizio dalla Corte dei Conti, la quale aveva chiesto loro un risarcimento di 17 milioni di euro per i “danni patrimoniali e non” risalenti all’epoca del cosiddetto scandalo delle tangenti, girato intorno alla costruzione della “Metropolitana di Napoli”. Il voto del Pdl e quello della Lega Nord, invece, ha di fatto “salvato” i tre dal risarcimento allo Stato e, allo stesso tempo, calato il velo su uno scandalo che è costato alle Casse Pubbliche (e quindi ad ognuno di noi) una cifra molto salata.
UNA STORIA DI ORDINARIE RUBERIE – Una vicenda che parte dalla metà degli anni settanta e arriva fino ai primi anni novanta. Furono coinvolti un po’ tutti partiti di allora: la Dc, il Psi, il Pli, ecc. fino ai comunisti. Di Donato, in particolare, ai suoi tempi era considerato una sorta di viceré a Napoli, del craxismo allora imperante. Potenza “storicamente – citiamo il giornalista e scrittore napoletano Mimmo Carratelli – certificata dalla definizione di “giovane più brillante della scuola di Craxi”, dal giudizio della figlia di Bettino, Stefania ma poi negata dal “complotto dei disonesti per fare fuori gli onesti”, secondo la lapide apposta da Gianni De Michelis su Tangentopoli.
Carramba, nessuna sorpresa”. In un paese dove niente si crea e nulla si distrugge, è inevitabile che personaggi con Di Donato o Di Lorenzo, prima o poi rispuntino da qualche parte. Il primo è approdato al centrodestra dopo essere diventato il segretario campano dell’Udeur di quell’altro campione della Prima repubblica, autentico camaleonte politico, di Clemente Mastella. Un socialista craxiano quindi, diventato segretario del partito paraconfessionale dell’erede spirituale di Ciriaco De Mita – per quanto i due, da anni, non vanno più d’amore e d’accordo. L’altro, Di Lorenzo, già ministro della Sanità negli ‘80, nell’ambito delle indagini sulle tangenti, fu condannato a 5 anni, 4 mesi e 10 giorni di reclusione con l’accusa di associazione per delinquere e corruzione finalizzata al finanziamento illecito ai partiti. Nel corso processo – come ci ricordano le cronache – fu stabilito che “i finanziamenti ricevuti ammontavano a circa 4 miliardi di lire, di cui due terzi per fatture per campagne elettorali del Partito Liberale. Successivamente, la Corte Costituzionale ha affermato che nel procedimento penale di De Lorenzo non sono state applicate le norme del giusto processo. Pertanto, se la sentenza non fosse passata in giudicato, sarebbe stata annullata”. Adesso, complice la maggioranza di governo, anche il danno erariale che la Corte dei conti ha imputato ai due (più all’ex Dc Ugo Grippo) è stato cassato come non giudicabile. Quando si dice il danno e la beffa.
ANTI-GIUSTIZIA AD PERSONAM – Anche il premier ha di che ringraziare i suoi affezionati peones parlamentari. Infatti, sempre durante la stessa seduta, con procedimento analogo, i voti di Lega e Pdl hanno “salvato” pure Silvio Berlusconi dal dover rispondere per l’accusa fatta ad Antonio di Pietro circa la sua “Laurea falsa” e a quella del gruppo editoriale L’Espresso-La Repubblica che aveva denunciato il premier per la sua affermazione relativa all’invito, fatto pubblicamente agli industriali, di “non comprare pubblicità sui giornali di quel gruppo”. Per i parlamentari di Pdl e Lega, invece, i giudizi di Berlusconi sono “insindacabili”. Nessuna diffamazione quindi e nessun danno economico da riconoscere ai querelanti. Infine, in discussione c’era un altro giudizio di merito relativo, questa volta, ad un parlamentare dell’Idv, Pier Felice Zazzara. Il deputato dipietrista, aveva accusato, qualche tempo fa, il Sottosegretario Alfredo Mantovano di aver interferito con le indagini relative all’omicidio del consigliere provinciale leccese (sempre dell’Idv) Giuseppe Basile. Mantovano, sentendosi diffamato, aveva sporto querela. Cosa ti fanno questa volta quei sinceri “garantisti” a senso unico di Pdl e Lega Nord? Acconsentono con il loro voto al “rinvio in giudizio” davanti ad un giudice del malcapitato Zazzera. Quando si dice due pesi e due misure.