Pubblicato in: Computer e Internet, La Scuola vista da me, Libri

ITC e Cultura


In questi giorni mi sono fatta prendere la “mano”  da un giochino, realizzato con Flash, su FB: Cityville e, come mi succede sempre, ho lasciato che mi coinvolgesse. Adoro “creare”, la qualunque cosa, e ringrazio chi ha così tanta fantasia e che la mette a disposizione degli altri fornendogli gli strumenti idonei per  “sviluppare” e potenziare la propria.

La grandezza di qualcosa non è data dalla grafica o dal contenuto (che ovviamente anche loro debbono essere accattivanti, della serie: Anche l’occhio vuole la sua parte) quanto dalla capacità, che hanno i mezzi che usiamo, di  istruire, di sviluppare la capacità creativa e  logica. Di stimolare l’intuito e con l’intuito arricchire non solo il pensiero ma anche la capacità critica di quanto si apprende.

Mio figlio con l’aria del “grande” mi fa: Ma che ti metti a fare questi giochini deficienti per bambini?

E io mi sono ricordata di come, anni fa, molti anni fa, comprai uno dei primi software che avrebbe dovuto avere una “valenza didattica” nello studio della tecnologia per il mio secondogenito, sordo…

Allora frequentava la 1 Media, (oggi secondaria di primo grado … fa più chic… bleah…), e appunto tra le materie di studio c’era l’ urbanistica (ovviamente in modo molto elementare). Allora il suo linguaggio era ancora molto scarno, possedeva si e no 1-2 mila parole nel SUO vocabolario e così il modo migliore era ancora una volta quello che avevo sempre usato da quando avevo appreso del suo deficit: l’immagine.

Ma l’immagine da sola non era sufficiente a far vedere come nel sottosuolo centinaia, migliaia di collettori, rifornissero di acqua, gas, luce, telefoni, scarichi le città e le case. Così, girovagando di qua e di là, mi imbattei in “The Sims” prima e in “Sim City” dopo.

Inutile dire che mi procurai il sw e non solo… mi aggiornai sempre sulle espansioni. Mio figlio non ha mai amato molto il genere ma, non di meno, riuscì a comprendere in maniera “diretta” il sistema che fa stare in vita una città.

Allora, se da un lato si inizia a “criticare” l’uso smodato che i giovani fanno delle nuove ITC, è pur sempre vero che non bisogna demonizzare questo mezzo che consente di ottenere un apprendimento più immediato dei saperi. L’unico rischio che si corre, a mio modesto parere, è quello di “bloccare” la memoria a lungo termine. Per questo dico  SW si, Internet si, ma non trascuriamo mai la carta stampata…

E poi, vuoi mettere il profumo che da questa emana?

Pubblicato in: Di tutto un po'

Buon Natale (del Sole Invitto)


E’  il titolo dell’articolo che ho letto oggi su repubblica.it a firma di Odifreddi

Ognuno ha le credenze che vuole. Chi crede nel volo degli asini, chi si appella alla Dea ragione, chi alla religione e chi alla  Fede. E c’è chi chiama Fede la superstizione o viceversa.

C’è chi contempla il mondo dalla finestra, chi si limita a guardarlo in uno specchio: tutti convinti che quello che vedono sia la sola Verità.

Oggi viviamo in un mondo in cui più che le idee contano le amicizie e la capacità di “vendersi”.

Eppure al di là dei falsi miti, al di là dei ragionamenti e delle scoperte scientifiche, di verità basate su calcoli e numeri, io, che non possiedo titoli se non quelli che mi ritrovo per “nascita”, so che ci sono altre verità. Ma la mia verità non ha valore, oggi.

Nel mondo contemporaneo, abituato a contare con l’abaco ed a scrivere con l’abbecedario la mia parola è lettera morta.

Questo soliloquio è per dire che ringrazio l’autore per le sue dissertazioni culturali (cose che  chi ha studiato un po’ di storia della religioni conosce bene) ma prendo le distanze dalle sue conclusioni. Troppo facilone e sbrigative, a mio parere.

E lo faccio con le parole di un grande scrittore, K. Gibran:

… Un pizzico di sapienza messa in pratica vale infinitamente più di una grande sapienza che se ne stia in ozio.

Se la tua sapienza non t’insegna il valore delle cose, e non ti libera delle catene della materia, non ti avvicinerai mai al trono della Verità.

Se la tua sapienza non t’insegna a sollevarti al di sopra dell’umana debolezza e miseria e a condurre gli altri uomini sul giusto cammino, sei un uomo di ben poco valore, e tale rimarrai fino al giorno del Giudizio.

Impara le parole di saggezza pronunciate dal savio e applicale nella tua vita. Vivile, ma non recitarle per far bella figura, perché chi ripete ciò che non capisce non è da più di un asino carico di libri.

(Kahlil Gibran – La voce del Maestro)