Camminare a piedi ha i suoi indubbi vantaggi. Vantaggi che non sono solamente fisici, – vedi favorire la circolazione, mantenere i muscoli delle gambe sode, rassodare i glutei, etc…etc… – ma ha, anche, l’innegabile vantaggio di prolungare l’assenza dal pc e rimetterti in contatto coi tuoi pensieri che spesso e volentieri si narcotizzano in questo sconfinato mondo virtuale.
Camminando… camminando oggi riflettevo sul suono… sulla parola e sulla relazioen che c’è tra questi e il Pensiero.
Certo, nulla di originale. Magari saranno dei deja-vu scolastici o estratti da pagine di uno dei tanti libri che mi sono capitati sotto mano con gli anni… Quello che comunque volevo fare era semplicemente annotarli.
Anni fa scrivevo tra le pagine delle rubriche i miei pensieri sparsi che poi, immancabilmente, senza una ragione razionale, spinta solo dall’impulso, bruciavo…
Adesso l’unico rischio che corro è quello che questi file vengano cancellati… ma tant’è… Panta rei…
Dicevo che riflettevo sulla Parola e sulla forza “evocatrice” che questa possiede. Non è la cosa, l’oggetto che ne definisce il senso. Ma è il suono, è il “Verbo” che definisce cose ed oggetti – So che qualcuno l’ha detto, ma non ricordo chi. Lascio agli studiosi della materia la libertà di rinfrescarmi la memoria al riguardo –
Non è necessario che la cosa di cui parlo sia presente, tangibile in quel momento in cui la nomino… Eppure nel momento in cui io apro la bocca, emetto il suono per pronunciare la parola ecco che l’oggetto prende forma. Si materializza ai miei occhi interiori. Il cervello stimolato dall’idea-immagine mette in azione tutta una serie di neuroni che aprendo e chiudendo le sinapsi stimolano le papille gustative… l’olfatto… il tatto…
Già, ora che ci penso è quello che affermano gli psicologi del comportamentismo… Eppure io so che c’è qualcosa d’altro che prescinde i sensi.
Il suono è magia. La sapiente composizione delle note musicali produce le più belle melodie ma anche i ritmi più insopportabili. Quelli che solo a sentirli sembra che ti strappino l’anima… ti lacerano il cuore.
Nulla è più potente della Parola e del suono che essa produce. Un detto popolare dice che: Uccide più la parola che la spada. Com’è vero?
La Parola ha la capacità di distruggere un uomo fino all’annichilimento o gli dà la forza di sollevarsi dalla terra, di vincerne la forza di gravità e librarsi alto come le aquile.
Il suono è fatto di vibrazioni. Tutto vibra dai piani bassi in un crescendo fino a raggiungere il cielo forando anche il muro del suono, su, fino ai Piani Alti.
Per questo bisognerebbe stare molto attenti quando parliamo.
Stare attenti a ciò che diciamo. A come chiamiamo o non chiamiamo le cose. Si anche a come “non li chiamiamo”… Perché l’assenza del suono non è detto che sia segno di “mancanza” o di non esistenza delle cose.
Un musicista sa che nello scrivere uno spartito deve far conto anche delle “pause”… Le pause sono importanti perché in quelle pause ciascuno di noi può infilarci quello che vuole.
Una cosa l’uomo moderno non sa fare: Creare il “vuoto” dentro…
Tutto va riempito! Lì, dove sembra che non ci sia nulla c’è l’aria che si infiltra e che occupa quel vuoto e non sempre è un’aria buona, positiva, può anche essere un’aria assassina…