Una volta, ai tempi della Tv in bianco e nero, io ero bambina e guardavo a quella “scatola magica” come guardavo il prestigiatore nelle feste di paese quando faceva uscire i conigli o le colombe dal cappello. A 3-4 anni non riuscivo a capire che l’immagine riflessa nello specchio era la mia (ero un po’ cretina, lo so…) e andavo nella stanza adiacente in cerca di quella che mi imitava. Così mi identificavo nella Tv… Crescendo, la mia attenzione è stata assorbita per anni, ed anni… ed anni… dai libri. Leggevo ed “entravo” nel libro. Ed ero questo o quel personaggio. Questo o quel pensiero. Era una sensazione assurda che mi accompagnava per giorni e giorni, anche dopo aver finito la lettura… e Vivevo così, sdoppiata. Un piede sulla terra che calpestavo e l’altro tra le pagine di questo o quel libro. Poi è arrivato Internet ed ho finito con l’associare il reale al virtuale, spesso facendone poca o nessuna distinzione. Io ero entrata nel pc e il pc era entrato dentro di me. I miei neuroni continuavano a trasmettermi messaggi e codici anche durante le ore di sonno…
In fondo è su questo che fa perno la “comunicazione” politica, religiosa o settrice… La cosa assurda sapete qual è? Pensiamo di essere liberi, invece nessuno è più schiavo di noi. Vittime della parola d’altri..