Da un post che avevo condiviso su FB riguardo alle considerazioni di chi è vicino alla morte e si accorge di quante “omissioni” ha commesso, primo fra tutti quello di amare un po’ di più se stesso e meno gli altri (dal lavoro agli affetti più vicini) è scaturito questo mio commento alla domanda di una amica la quale si chiedeva perché avvenisse quando non c’ era più tempo per rimediare:
La prima risposta che mi sento di darTi è che da quando apriamo gli occhi noi subiamo i condizionamenti che ci vengono dall’esterno. L’individuo, nella sua crescita, non è MAI veramente se stesso ma il risultato di condizionamenti familiari e ambientali. Dai genitori agli amici. Dai parenti alla Scuola. Dal compagno/a alla società non facciamo altro che ricevere “imposizioni”.
Dalle leggi religiose a quelle dello stato. Tutti ti dicono come devi comportarti. Cosa è giusto e cosa è sbagliato, creando così una psico-dipendenza che poco margine lascia alla TUa Libertà personale. Che poi vai a cercarla questa Tua libertà dove è finita visto che dalla nascita non l’hai mai avuta. Devi crescere, maturare e, attraverso errori e ricadute, andare avanti fino a che ti rendi conto di quanto importanti sono state quelle cadute. Quelle ferite cicatrizzate. Quelle lacrime secche e, giunto davanti a quella che sarà la via del non-ritorno, ti rendi conto di quanto Tu non sia mai stato veramente Libero ma solo schiavo. Schiavo dei pre-giudizi, dei pre-concetti, vittima delle frustrazioni e/o delle esaltazioni di coloro che hai incontrato lungo il Tuo cammino… e qui mi fermo…