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Voce del verbo “dare”


C’è un vshutterstock_172156676-300x300erbo che fa da traino nella mia professione di docente. E’ il verbo “Dare”… Io do la mia conoscenza, la mia attenzione, la mia disponibilità… il mio Amore a bambini che non sono miei e che perderò nel corso degli anni pur conservando nel mio cuore prima, nella mia mente dopo, i loro volti, i loro nomi, la loro presenza…
Chi impara a dare non si pone un limite. Non dice stop… ho dato e ora mi fermo. Nè dice do a lui si e l’altro no. Chi impara a dare dà senza condizione né restrizioni. Il mio amatissimo Khalil Gibran ancora una volta mi viene in aiuto. Ecco mi piace soffermarmi lì dove dice: “Do ma solo ai meritevoli”? E’ inaccettabile prima di tutto dal punto di vista ETICO…

“Allora un uomo ricco disse:

Parlaci del Dare

Date ben poco quando donate dalle vostre ricchezze. È donando voi stessi che date veramente. Cos’è la vostra ricchezza se non ciò che nascondete e custodite nel timore d’averne bisogno domani? E domani, cosa mai poterà il domani al cane che troppo previdente sotterra l’osso nella sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?

Cos’è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso? Non è forse la sete insaziabile che alimenta il terrore della sete stessa quando il pozzo è colmo?

Vi sono quelli che donano poco del molto che possiedono, e lo danno per ricevere riconoscenza, e questo desiderio occulto rende ignobile i loro doni.

E quelli che danno tutto il poco che hanno.Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non sarà mai vuota.

Vi sono quelli che danno con gioia ed è questa gioia la loro ricompensa.

E quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.

E vi sono quelli che danno senza pena nel donare, né cercano gioia, né danno preoccupandosi del merito. Essi danno come il mirto che laggiù nella valle sa effondere nell’aria la sua fragranza. Attraverso le loro mani è Dio che parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra.

È bene dare quando ci chiedono, ma attraverso la comprensione è meglio dare quando niente ci viene chiesto.

Per chi è generoso, cercare colui che riceverà è gioia più grande che donare.

E voi quale ricchezza vorreste conservare? Tutto ciò che possedete un giorno sarà dato. Quindi donate adesso, affinché la stagione dei doni possa essere la vostra e non dei vostri eredi.

Spesso dite: «Vorrei dare, ma solo ai meritevoli». Gli alberi del frutteto non si esprimono così, neppure le greggi del pascolo. Essi concedono per vivere, perché serbare è perire. Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è certo degno di meritare ogni cosa anche da voi. Chi merita di bere all’oceano della vita, può riempire la sua coppa anche al vostro minuscolo ruscello.

E quale merito più grande vi è nella fiducia e nel coraggio, anzi nella carità del ricevere?

E voi chi siete perché gli uomini vi debbano mostrare il cuore, e togliere il velo al proprio orgoglio in modo che possiate vedere il loro nudo valore e la loro inviolata fierezza?

Siate per prima voi stessi degni di essere colui che dà e allo stesso tempo uno strumento del dare.

In verità è la vita che dà alla vita, mentre voi, che vi stimate donatori, null’altro siete che semplici testimoni.

E voi che ricevete – e tutti ricevete – non consentite che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi stessi e a chi vi ha dato.

Innanzitutto siano i suoi doni le ali su cui insieme volerete.

Di certo preoccuparsi troppo del proprio debito è dubitare della sua generosità che ha per madre la terra feconda, e Dio per padre.

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“Il 18 politico” il solo colpevole dell’incultura italiana? Chi conosce i PEI ed i BES?


Mi è capitato di leggere ultimamente delle critiche al 68 e alla “sinistra” colpevole, per molti, di aver rovinato la scuola col 18 politico. Adesso quello che mi fa incavolare non è tanto la critica al 18 politico in sé, cosa che pochi hanno compreso, quanto il fatto che non si può fare di tutta l’erba un fascio. Dire che un prof mette il 18 “politico” è una vera “eresia”. Ci sono professori che dopo averti tenuto per ore alla cattedra e dopo averti subissato di domande sono capaci di farti la carognata di farti una domanda a cui tu non sai rispondere, e se fai loro notare che quello che chiedono non è stato discusso nelle loro lezioni o che non si trova sul libro per tutta risposta ti dicono: Perché non ha approfondito? E mentre già tu ti vedevi un bel 30/30 sul libretto, per questa sola domanda ti tolgono 4 punti.. Questo è il 18 politico? Poi ci sono professori che se non gli stai simpatica ti dicono in faccia: Si presenti, oggi non voglio interrogarla (è successo a una mia amica, prof di italiano alla Federico II di Napoli), o anche queli che, per modus vivendi, per principio, non ti danno la materia se almeno non ti sei presentata per tre volte al loro esame (vero terrore dei ragazzi che fanno gli scongiuri per non essere interrogati da loro) mentre se sei carina e fai gli occhi dolci ti mettono 30 senza nemmeno interrogarti (ed anche di queste ne ho viste tante).. A mia nipote invece è successa una cosa ben più eclatante… a Giurisprudenza. Lei cercava di parlare e il prof le faceva delle avance. Rendendosi conto che mia nipote lo ignorava gli fa:
-” Signorina ma a lei interessa o non interessa superare l’esame?”… Ilenia Santoro, vuoi dire tu come finì quell’interrogazione?
Questo per dire come la rovina della Scuola non è stata la sinistra col suo 18 politico…ma come ben dice Claudio Cappellato, il vero problema è stato “Il pensare che tutti possano raggiungere lo stesso livello, (che) porta ad un’abbassamento della conoscenza media e non al contrario.”
(Alzi la mano chi si è laureato col 18 politico… Gianni Marconato…. Marco TrainitoAlberto BrancatelliEvelina Chiocca… sarei felice di un vostro commento…
Perfino mio figlio, quello sordo, ha rifiutato per ben 3 volte il 18 in fisica..ed ha abbandonato l’Università…
)
Sempre che, aggiungo io, qualcuno pensi che il livello si debba abbassare e non invece pretendere di “alzare” quello basso… Cosa che pensano la maggior parte dei docenti… e i nuovi orientamenti che emergono sono proprio in tale direzione. Parlo dei PEI ed ora dei BES…

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Non so che libro


“La conoscenza non è cultura. Il campo della cultura comincia quando si è dimenticato “Non-so-che-libro”.
[Ezra Pound]

Ho sempre invidiato la gente che era in grado di citare questo o quel libro… Io so di aver letto tantissimo, libri scolastici e non, eppure non ricordo un solo libro.. Una sola citazione. Quello che mi colpisce leggendo un libro è il contenuto in sè.. non la singola frase e, qualche volta, quando mi serve di mettere a fuoco il pensiero di qualche autore ricorro a Internet… e la meraviglia di questo mezzo è che ti permette di affiancare a quella tanti altri pezzetti, tante altre citazioni, come in un puzzle… Carissimo Ezra Pound, non so se sono una donna di cultura, io penso di no visti i “giganti” che mi circondano e da cui imparo ogni giorno qualcosa.. però è vero che spesso e volentieri dico: Non so che libro…
Perché il mio pensiero è il risultato di tanti “mattoni” di libri…Le sue pareti non hanno un unico colore ma tutti i colori e tutte le sfumature del pensiero di centinaia di uomini che sono nati prima di me e di qualche altro centinaio che vivono attorno a me… Il mio pensiero è un algoritmo a cui si applica la proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia…

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Alberto Forchielli: Vi racconto un sogno


In poche righe è sintetizzata l’azione di un uomo che si è messo in gioco inseguendo un sogno… La condivido affinché serva come spunto di riflessione a chi ripone i sogni nel cassetto. Alberto Forchielli, ci ha creduto ai suoi sogni, li ha rincorsi, realizzati … ma forse adesso il risveglio glieli ha cancellati… Delusione, rabbia e poi… la determinazione di non arrendersi e continuare ad avanzare. La vita ci concede una pausa per riprendere le forze… So che così è per tutti. Sostare ma non arrendersi MAI… Fino alla Vittoria… Chapeau

“Caro Joe, la Tua è una domanda molto giusta e ritengo di doverTi una risposta che può essere solo sintetica e Ti chiedo scusa sin d’ora per la brevità: 1) Nel 2005 credevo che un influsso di investimento Cinese avrebbe potuto rivitalizzare l’anemica economia Europea e sono stato il primo a propugnare ciò con grande vigore; 2) I primi investimenti fatti nel 2008 sono stati incoraggianti; 3) Poi sono successe: a) Crisi Lehman 2009; b) Olimpiadi Pechino 2008; c) Euro crisi 2011; 4) intorno al 2010/2011 la Cina si è ritrovata ad essere molto più rilevante economicamente in proporzione ed ha visto un Occidente debole, diviso, pieno di contraddizioni; 5) Ciò ha fatto fuori-uscire un revanscismo ed un’arroganza (Cinese) da me inaspettata (molti sinologi mi avevano messo in guardia, ma sai al mondo ci sono falchi e colombe ed io ero colomba, credevo nell’integrazione economica come fonte di un’auspicata integrazione sociale, pace, multi-polarità, ecc. ecc.); 6) le manifestazioni pratiche per me si sono verificate nella governance delle mie società e negli investimenti proposti a cui mi sono sempre opposto con successo, perché tutto il sistema legale dei miei affari era basato in EU e inchiavardato sul diritto Europeo; 7) Sono quindi riuscito a non subire danni; 8) I rimedi che ho adottato da allora sono i seguenti: a) Ho chiuso ogni attività rivolta ad aiutare aziende Cinesi ad investire in Europa; b) Ho aperto un ufficio a Francoforte; c) Ho raccolto capitali Tedeschi, EU, USA e diluito la presenza Cinese nel capitale del mio fondo ai soggetti più sofisticati e ragionevoli; d) Ho chiuso la mia casa di Pechino, ma non gli uffici: e) Ho mantenuto la casa di HK; f) Mi sono trasferito a Boston. Questo in sintesi, poi ci sono anche fatti specifici, alcuni dei quali reperibili su Google, che sono stati oggetto di miei confronti con magistrature di vari paesi, incluso ovviamente quella Italiana. Su questi avvenimenti, non posso dirTi di più di quello che puoi trovare su internet. In conclusione, sì ho fatto degli errori di valutazione, ho cercato di rimediare, sono riuscito ad evitare danni materiali a me ed a terzi, ho commesso un danno ideologico a cavallo tra il 2005-2010 a cui spero di porre rimedio il più in fretta possibile. Ti stringo la mano, Tuo Alberto Forchielli”

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La fine della Divisione Littorio


el_alamein(1)* Mentre la situazione a Sud peggiorava (si era aperta una falla sul fronte della Trento e della 164a tedesca a quota 28*Nel bollettino di guerra N. 885 del 28 ottobre 1942 – riferito al 27- si legge infatti:“. . . Una importante posizione contesa con particolare accanimento, è rimasta in nostre mani dopo aspri combattimenti”.), sì da costituire una testa di ponte inglese ad ovest della fascia minata, il Comando tedesco fece entrare in azione reparti della 15a Divisione Corazzata e reparti della “Littorio” da sud-sud-est, mentre ordinava al 7° di rioccupare, con l’XI° Battaglione q. 28. Nonostante i penosi vuoti inflitti da successive ondate di aerei che mitragliavano a bassa quota, i bersaglieri poterono raggiungere e mantenere la quota. Il 28 mattina, i britannici sferrarono altri tre attacchi nel settore settentrionale e furono sempre respinti. Per sei ore la lotta divampò con eccezionale violenza ed alla fine il II° Btg. del 125° Rgt. Fanteria Germanico e l’XI° Btg. Bersaglieri furono sopraffatti. Caduto il Cap. Melis, più di 2/3 di subalterni e sottufficiali, il Reggimento col solo X Btg e il comando, riceveva il 2 novembre l’ordine di ripiegare. La nuova posizione di difesa è a Sidi Omar, al reticolato di confine, per favorire eventuali arrivi da Sud, da Qattara, poi proseguire verso Bardia. Fino ad Agedabia sono 750 Km in 10 giorni, mentre le truppe in ritirata da El Alamein in 18 giorni ne percorrono comunque 1200. *Come si è già accennato i ns reparti anche a livello di battaglione erano inframmezzati con unità tedesche della 164a (composta da nuovi tedeschi) ma non prendevano ordini da queste; anzi presumevamo ne prendessero loro dal nostro XXI C.d.A: ma non era così.
La Trento aveva subito forti perdite fra maggio e luglio (900 caduti) e la 164 non stava meglio (300 gr di pane/giorno). Quando gli inglesi attaccarono andarono in pezzi il 62° Rgt.Trento e il 382° della 164a. Storia militare febbraio 2010 Daniele Sanna… Appare quantomeno strano che in un diario di guerra, dove si descrivono – ora per ora – gli avvenimenti, ci fosse stato bisogno di specificare quella situazione organizzativa. Sembra quasi che si fosse voluto precisare una volta per tutte come venivano gestiti quei reparti, Ciò forse perché in quelle ore, da parte dei comandi italiani, vi erano state delle proteste. In altri termini, la 164a – che combatteva in linea con la “Trento” – secondo gli italiani era alle dipendenze del XXI mentre secondo i tedeschi no! Si può sostenersi forse che – per i tedeschi – quella dipendenza poteva essere al massimo un fatto formale? In sostanza, specie nella concitazione di quelle ore, per i tedeschi era importante comunicare gli ordini con collegamenti telefonici efficienti. Cosicché, dal comando dell’AfricaKorps si impartivano ordini rapidi solo per la 164a. Quindi, nella pratica, il comando del XXI C.A. italiano finiva per prender atto degli spostamenti della 164a senza esserne neanche informato. Questo stato di cose aveva reso più difficili le operazioni nel settore. La mancanza di comunicazione fra i reparti come quelli della “Trento” e della 164a – che formavano una sorta di unica e grande divisione – aveva creato un cortocircuito: l’unità mista non era riuscita a coordinarsi come avrebbe potuto; questo stato di fatto di incertezze era destinato a mantenersi sino al momento della ritirata.
Alla fine della Trento rimarranno pochi nuclei (Beja) e le unità dei servizi e dei comandi oltre a una batteria del 46° artiglieria. La Divisione aveva perso oltre 4.000 uomini. Il 4 novembre i cannoni del 46° cessavano di sparare per mancanza di munizioni. La salvezza nella ritirata su una linea più arretrta che era sembrata possibile quando il 3 ne aveva dato l’avvio Rommel ora era svanita completamente, ma non solo per loro. I camion coi rifornimenti non erano arrivati perchè ormai le piste erano percorse da colonne nemiche in tutti i sensi.
Del XXIII° Btg. (Magg. Cavalieri) del 12° reggimento Littorio (Col. Amoroso Medaglia d’oro in Spagna nel 1939), è testimone il Cap. carrista Dino Campini, il quale scrive che ”…dei tre forti raggruppamenti italo-tedeschi che costituivano lo schieramento, il più importante poggiava a cavallo di quota 33 di El Alamein ed era formato dal IV° Btg. Carri M, dall’8° Compagnia carri tedesca, da granatieri del 115° Rgt. Germanico, dal XXIII° Btg. Bersaglieri della Div. Littorio e da tre gruppi d’artiglieria. Su questi reparti si abbatté la maggior offesa …appoggiammo i nostri bersaglieri, coi cuori e coi cannoni. Il nostro fuoco disperse il contrattacco inglese”.

Del 9° Rgt. (Col. Pomarici), che si era sistemato a caposaldo nella zona di Bad el Qattara, fa fede il Gen. Arturo Keellner Comandate della Trento, “… i resti del 9° Bersaglieri abbandonati dai Tedeschi, privi di viveri e acqua, sono stati travolti solo dopo aver esaurito le munizioni. I soldati italiani hanno compiuto il loro dovere, e meritano rispetto”.
Questo il resoconto di ciò che successe a Bad el Qattara dove il 9° Bersaglieri trovò gloriosa fine: La notte del 26 ottobre 1942, la battaglia si riaccese violentissima, gli inglesi attaccarono con grande impeto, ma il Reggimento resistette a tutti gli attacchi non cedendo un palmo di terreno. Quando arrivò l’ordine di ritirarsi la posizione di Bad el Qattara, presidiata dal 9°, divenne precaria e minacciata di aggiramento. Aprendosi la strada con continui scontri il mattino del 5 i reparti superstiti, con la Brescia che arretrava con loro, si schierarono a difesa in località “Passo del Carro” o Pass for Cars con il compito di impedire alle forze corazzate nemiche di tagliare la ritirata delle fanterie del X° CdA. Il 9° Bersaglieri, col suo ormai unico battaglione restava isolato e accerchiato per lo sgancio dei tedeschi motorizzati. Senza viveri né acqua termina qui, al “Passo del Carro” il 5 novembre 1942, la gloria e il sacrifico del Reggimento travolto dal nemico solo dopo aver finito le munizioni. Il 9°, come nella grande guerra, si trovò nuovamente tagliato fuori dall’arretramento dei reparti al tempo causato dalla rotta di Caporetto.
Da Nord a Sud sulla linea di El Alamein, secondo il vecchio schema dei reparti inframmezzati, in prima fila erano stati schierati il XXI C.d.A (fino a El Mireir) con le divisioni Trento (61/62° ft. e 46° art, IV btg c/c granatieri e 51° genio) e Bologna (39/40° ft. e 205° art. e 25° genio) rinforzati dal 7° bersaglieri (X-XI btg). Seguiva il X C.d.A (fino a Qaret el Himeimat) divisioni Brescia (19/20° ft., 1 articelere e 27° genio) Pavia (27/28° ft., 26° art. e 17° genio) e Folgore rinforzati dal 9° bersaglieri e dal III Nizza Cavalleria blindata. In seconda schiera XX C.d.A “corazzato” a Nord Div. Littorio (133° Rgt. carri LI, IV, XII Btg, 12° Rgt. Bersaglieri, 133° Rgt. art., III Novara Corazzato (Carri leggeri) e 33° genio) e Trieste (65/66° ft., 21° art e 52° genio) con VIII Btg. bersaglieri blindato, XI Btg. carri e 3° articelere. prigionieri in un momento di relaxIl 27 ottobre dalla unione dei resti del Nizza e dell’VIII blindato bersaglieri nasceva il Gruppo squadroni blindato Nizza. I Cavalieri erano stati scaraventati a forza con le loro corazze sottili su un campo di titani il cui esito non poteva che essere uno solo.
*Copia-incolla dal sito: http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/42/libiaaddio000.htm

[In cerca di tracce che diano significato ai racconti di immagini cancellate dalla memoria. Quando la sofferenza è tanta che la mente umana non riesce a sopportarla la natura interviene, mossa a pietà, e distende sulla storia il velo della pietosa dimenticanza.[#AngeliKamente…]*
Per mio suocero, Caporale nella Divisione Littorio, per i miei figli, un atto dovuto… a loro posso regalare, con la speranza di riuscirci, un pezzo della storia di famiglia… Un pezzo che manca nella mia vita. Un modo, forse inconscio, di cercare quella metà della mia storia, anello mancante per chiudere la catena]

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L’orma sulla sabbia


Un commento su Facebook della mia amica Nunzia mi ha fatto venire in mente questa storia, e sono andata a cercarla sul web e ricopio fedelmente:
L’orma sulla sabbia

Credo che ogni credente abbia avuto o possa avere una crisi: noi apparteniamo a Gesù e il nemico lo sa e questo lo infastidisce non poco!
Ma Dio si serve anche delle nostre crisi per portarci là dove Lui vuole…
Rimani in ascolto del Signore, rivolgiti a Lui in preghiera e ricordati che Lui non ti lascerà mai, perchè al massimo siamo noi ad allontanarci, ma Lui è sempre lì, pronto a riprenderci!

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che ho camminato sulla sabbia accompagnato dal Signore e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, apparivano due orme sulla sabbia: una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi punti c’era solo un’orma… Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita; i giorni di maggior angustia, di maggiore paura e di maggior dolore.

Ho domandato, allora : “Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”.

Ed il Signore rispose: “Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te e che non ti avrei lasciato solo neppure per un attimo: i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio“.

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Una leggenda araba


Due amici, erano in cammino nel deserto, quando ad un certo punto del loro viaggio, litigarono in malo modo e uno schiaffeggiò il compagno.

L’altro, offeso non disse nulla, si fermò, prese un ramoscello e con la punta di questo scrisse sulla sabbia: ‘’Oggi il mio migliore amico mi ha dato uno schiaffo.’’

Continuarono il loro viaggio finché giunti all’oasi sentirono il bisogno di bagnarsi.

Colui che aveva ricevuto lo schiaffo rischiò di affogare ma fu tratto in salvo dal compagno che gli tese la mano.

Ripresosi, questi prese un temperino ed incise su di una pietra: ‘‘Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita.’’

Incuriosito di ciò l’amico chiese a costui: ‘‘Perché dopo averti ingiuriato, bestemmiato, schiaffeggiato, tu scrivi ciò e perché questa volta non sulla sabbia ma su una pietra? ’’

L’altro sorridendo rispose: ‘‘Quando un grande amico ci offende dobbiamo scriverlo sulla sabbia, così ché il vento del perdono soffiando avrà cura di cancellarlo; per altro quando ci salva la vita dobbiamo scriverlo sulla pietra della memoria del cuore, cosi ché nessun vento al mondo potrà cancellarlo.’’

E’  necessario solo un minuto per fidarsi di qualcuno, di un ora per  conoscerlo, un giorno per credergli, però è necessaria tutta una vita perché lo si possa dimenticare’.

[Trovata sul web]