Sapete cosa c’è? Mi sono scocciata di sentire gente lamentarsi o farci la cronostoria di ciò che eravamo. Dalle mie parti si dice: Se mio nonno non moriva era ancora vivo.
Che tradotto sta a indicare una situazione data per scontata. Un fatto ineluttabile a cui non si può rimediare.
I napoletani, gente che sa cosa voglia dire vivere alla giornata, popolo di grande inventiva pur di guadagnare una lira, si diceva una volta (e non importa s ein maniera lecita o illecita, che per loro è più importante mangiare per vivere) dicono: Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato ha dato…scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!
Ciò che è stato lo sappiamo tutti, inutile continuare a ripeterlo, il problema è un altro:
“Cosa vogliamo essere per i prossimi 5, 10, 50 anni?”.
Qua o la smettiamo tutti di fare demagogia e chiacchiere a vuoto e ci rimbocchiamo le maniche oppure fate come quella vecchia di cui mi parlava mia zia che, arrivata all’età di 80 anni, si comprò la bara (perché dice poi gli eredi per risparmiare chissà dove la mettevano) e la mise sotto il letto. Ogni tanto la apriva e faceva le prove per vedere se stava comoda…
Fatelo anche Voi.
Da parte mia cerco di fare il mio dovere, di rendermi utile alla società. Poco… molto… non lo so. Una cosa è certa, non ho più voglia di sentire e leggere lamentele. Sono stata orfana troppo presto e troppo presto ho dovuto imparare a camminare sulle mie gambe. Ho conosciuto,, vivendoci, anche la ricchezza, non mia. Ho preferito guadagnarmi la vita rompendomi la schiena e andando avanti da sola e senza raccomandazioni. Per me non c’è stato un periodo in cui si stava meglio rispetto ad oggi, forse perché anche io, come i napoletani, ho imparato a lavorare per mangiare oggi… Perché non iniziate a farlo anche voi?
Prendete a mente il “Carpe diem” oraziano e fatene il vostro mantra quotidiano, chissà che non si aggiusterà anche il Paese così?
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