Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali

Società, si, ma quale?


Cosa significa votare un’idea di società, un’idea di sviluppo, un’ idea di futuro?
Dovremmo prima chiederci cosa si intende per società.
“La società umana è una comunità organizzata, stanziata in un territorio definito, tendente all’autosufficienza economica, composta da individui che condividono una stessa cultura, che sono coscienti della loro identità e continuità collettiva e che stabiliscono fra loro rapporti e scambi più intensi rispetto a quelli stabiliti con membri di altre collettività. In contrapposizione con il termine comunità, la parola “società” indica un sistema di relazioni artificiali impersonali, mediate dal mercato e fondate su un contratto. Gli individui che la compongono sono solitamente organizzati in ceti e classi sociali” (cit. da Wikipedia)
Quale idea di società dobbiamo votare, quella degli operai o quella degli imprenditori? quella delle logge massoniche o l’onorata società… quella dei mafiosi? Come conciliare le antitesi tra servi e padroni? Per quanti sforzi si faccia ci sarà sempre una cultura dominante e una cultura subalterna. Quindi quale società votare? Bisogna superare il dualismo e come in un perfetto bilancio commerciale equilibrare il Dare all’Avere. E’ una strada fattibile?  Secondo me si… ma solo se sostituisco al termine “Società” quello di “Comunità”. Se la società disgrega la comunità associa ed associa nella diversità. Perché è nella diversità che va cercato l’incipit per far nascere un nuovo stato sociale. Così come da un innesto nasce un nuovo frutto.
Si può concordare su un’idea di sviluppo ma bisogna vedere poi se lo sviluppo sia funzionale a TUTTA la società o solo a un elite. Bisogna considerare se ci sarà una equa distribuzione di DIRITTI e DOVERI, come per anni hanno voluto farci credere…
Si può votare per il futuro? Questo sembra ancora più aleatorio.  Bisognerebbe avere la certezza del futuro; in un presente completamente incerto dove venti di guerra economica e militare soffiano sempre più forti il futuro va riscritto ogni giorno ed ogni giorno sottoposto a verifiche ed a correzioni in itinere. Mi contenterei di votare per il “presente”…

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali

Stasera metto i puntini sulle “i”


i-puntini-sulle-iNon amo le banalità, i luoghi comuni, le frasi fatte e stasera mi va di mettere i puntini sulle “i”.
Io non sono di destra eppure amo la MIA Patria. Onoro il Tricolore e l’Inno Nazionale e non ho mai fatto il tifo per l’ URSS, la Cina o la Cuba di Fidel Castro. Rispetto le regole e pago le tasse e MAi mi è balenata l’idea di evaderle in quanto penso che se voglio usufruire dei servizi è giusto che paghi. Le strutture private saranno sempre per un elite (vedi in America che se non hai l’assicurazione sulla malattia non entri nemmeno in ospedale) e quelle pubbliche per i poveri disgraziati, i poveri pensionati per coloro che non possono permettersi di pagare ogni mese 200,00 euro una visita specialistica privata, per intenderci. Quindi ben vengano le tasse.
Sono una dipendente statale e compio con coscienza il mio dovere per cui percepisco quella che molti considerano una “elargizione” per grazia ricevuta mentre io la ritengo solo una misera questua…
Non mi ritengo superiore a nessuno ma non per questo posso accettare che qualcuno mi metta i piedi in faccia. Come dicono da queste parti:’cca nisciuno è fesso!
Dicevo che non vivo di luoghi comuni e pur riconoscendo che l’ambiente che mi circonda è fatto anche, ma non solo, di gente disonesta penso che tutto il mondo è Paese e ognuno  si arrangia come può in fatto di furberie e cialtronerie. Sono cresciuta nell’ottica cristiana del… “prima di cercare la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello cerca di toglierti la trave che hai nel tuo occhio”. Preferisco quindi non giudicare né condannare in quanto penso, sono convinta, che il miglior giudice di un individuo sia la sua coscienza. Quindi per piacere smettiamola di dire “al sud, al sud, al sud”. Non abbiamo bisogno di sentircelo rinfacciare ogni giorno visto che noi al sud ci viviamo e ci confrontiamo/scontriamo ogni giorno. Abbiamo le nostre mele marce ma abbiamo anche eroi (da Falcone a Don Peppino Puglisi) ed esempi di menti illuminate. Ricordatevene ogni tanto. Non siamo tutti sporchi e cenciosi. Non più di quanto non lo possa essere un abitante dei quartieri della periferia milanese (giusto per fare un esempio). Abbiamo anche noi le nostre piccole oasi, basta cercarle.
Non siamo tutti ladri e non ci sono gente onesta fino a che non si trovano nelle condizioni di diventari ladri e disonesti. Bossi e figlio docet ma non solo lui.
I ladri e gli incompetenti non sono solo prerogativa della sinistra ma anche della destra e del centro destra (Anche Tremonti oggi, come Scajola ieri, nulla sapeva del lascito di beneficenza)…
Tutto ciò per dire semplicemente una cosa: Basta! Smettiamola di giocare a chi butta più fango addosso all’altro. Nessuno è santo e nessuno è demone. Se continuiamo a farci la doccia con l’acqua sporca per il nostro Paese non ci sarà alcun futuro. Non vedremo mai l’alba… imparate dalla scuola il “Cooperative learning”… Solo così si potrà costruire il paese. Non possiamo aspettare che la gente cambi. Non si cambia coi proclami ma i programmi. L’unica cosa che conta è che i “programmi” tengano conto non solo delle eccellenze ma si facciano carico anche delle insufficienze, altrimenti si continuerà a brancolare nel buio. Si cercherà di raggiungere la foce senza tenere in debito conto gli affluenti… [#AngeliKaMente esausta dopo questo papiello]

Pubblicato in: Riflessioni personali, Società e Costume

Mai parole furono più realistiche


e mettono a nudo l’egocentrismo e la superbia di noi italiani. Alberto Forchielli, al di là delle gags che vengono apprezzate dai suoi estimatori e fans, colpisce, a me personalmente, per la profonda analisi del costume degli italiani. Pur conservandone pregi e difetti, come tutti noi, è un uomo che riesce, comunque, ad avere una visione centrifuga del mondo attuale grazie al suo lavoro in giro per i continenti, da quello  americano a quello euro-asiatico… e questa Sua frase è davvero la sintesi perfetta di ciò che noi pensiamo, con arroganza, di essere…italia

Pubblicato in: Notizie e politica, Società e Costume

Alberto Forchielli e l’Anno che verrà


AD di Mandarin Capital Partners. Presidente di Osservatorio Asia
Nella foto Alberto Forchielli AD di Mandarin Capital Partners. Presidente di Osservatorio Asia

Questo enunciato di Alberto Forchielli, risuona alle mie orecchie come un “Proclama”. E’ quella iniezione di adrenalina che rinvigorisce l’azione dei neuroni non solo a livello intellettivo ma anche psichico. E’ quella cura energetica che l’anima brama per i NOSTRI figli, principalmente. E’ la sposa alchemica che sono certa genererà quel figlio mercuriale che risolleverà le sorti del paese:
-” In attesa di questo momento catartico ciò in cui credo profondamente è nella possibilità di combattere alcune battaglie; combattere per i nostri giovani per evitare che diventino una generazione perduta, senza presente e senza futuro; combattere per internazionalizzare le aziende italiane alle nostre regole, e se le aziende, come spesso succede sono troppo piccole, pensare a internazionalizzare i distretti; combattere per semplificare, levare burocrazia, sciogliere lacci e lacciuoli che lasciano al palo occupazione e futuro; combattere per creare opportunità e non soltanto diritti. Perché l’Italia di oggi è perduta ma gli Italiani no, siamo brava gente che può andare oltre l’Italia per onorarla”. –
Signori, alla pugna!

Il 2015 e l’anno che verrà

Sono convinto che non esista una soluzione di continuità per uscire da questa crisi che ci attanaglia da almeno 6 anni, ma che in realtà parte dall’inizio degli anni 90, ossia non è possibile trovare nell’attuale assetto sociale e politico una via di uscita che trovi il consenso necessario, è inutile prendercela con i politici quanto è inutile formulare ricette che saranno rifiutate dalle gente e dal parlamento. Il nostro sistema si sta sempre più attorcigliando su sé stesso in una spirale che sembra non avere fine. In questi casi esiste sempre un punto di non ritorno, un punto oltre al quale non è possibile, in alcun modo, cambiare il finale. Con il DPEF 2015 Renzi si sta giocando tutto, riuscirà probabilmente ad incassare l’ok dell’UE senza sanzioni ma dovrà anche far conto su politiche non adeguatamente espansive da parte della BCE. Da un punto di vista globale US e Cina, per diversi motivi e in diverse modalità, rallenteranno e diventerà ancora più complesso per l’Europa agganciare il treno della crescita. Il rischio è che nel 2015, per l’Italia non ci sia crescita del PIL (non mi dilungherò sulla possibile e probabile attivazione della clausola di salvaguardia che porterà a ritoccare al rialzo l’IVA di nuovo con drammatici effetti sui consumi), minori entrate, minor gettito da tasse e l’inevitabile sfondamento del tetto del 3% deficit/PIL.
E allora cosa fare nel frattempo? Innanzitutto avere un atteggiamento realista e pragmatico. Non ci possiamo aspettare che nei prossimi 5-10 anni la situazione Italiana possa per magia migliorare, per questo continuo a ripetere ai giovani e ai meno giovani che non vedono futuro in Italia di andarsene perchè non ci sono cambi di passo in vista. Andarsene per tornare? Io me lo auguro, anzi farò di tutto perchè questo possa succedere ma la realtà è che la maggior parte di coloro che conosco all’estero si trovano così bene che non ci pensano neanche. Non credo che il sistema possa rinnovarsi veramente senza un evento traumatico ma liberatorio che sia in grado di dare uno scossone al sistema e ci permetta di ripartire, un qualcosa tipo l’abbinata del 25 luglio 1943 e l’8 settembre 1943 quando cadde il fascismo, si dichiarò l’armistizio, il re scappò e il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) prese in mano il paese per ricondurlo con immani sacrifici al miracolo economico che durò fino agli anni 70. In attesa di questo momento catartico ciò in cui credo profondamente è nella possibilità di combattere alcune battaglie; combattere per i nostri giovani per evitare che diventino una generazione perduta, senza presente e senza futuro; combattere per internazionalizzare le aziende italiane alle nostre regole, e se le aziende, come spesso succede sono troppo piccole, pensare a internazionalizzare i distretti; combattere per semplificare, levare burocrazia, sciogliere lacci e lacciuoli che lasciano al palo occupazione e futuro; combattere per creare opportunità e non soltanto diritti. Perché l’Italia di oggi è perduta ma gli Italiani no, siamo brava gente che può andare oltre l’Italia per onorarla.

Pubblicato in: La Scuola vista da me, Notizie e politica, Riflessioni personali

Riportiamo i dinosauri nei musei archeologici


Io NON mi sento un dinosauro. I dinosauri sono esseri congelati… imbalsamati. Incapaci di evolversi e di progredire. I dinosauri sono coloro che hanno messo il loro cervello in salamoia, i loro muscoli usati per fare il bollito… Io mi sento figlia di questo tempo che vuole continuare a guardare avanti. Che crede nello sviluppo e nella tecnologia e che è convinta che fino a che le sinapsi funzioneranno a dovere potrò continuare a stimolare i miei neuroni. Perché per me la vita è “evoluzione continua”… non stagnazione… né rassegnazione.
Egregio professore, mi verrebbe da dire a chi ha scritto questa sceneggiata, conosce la parola: Aggiornamento? Formazione in itinere? Si vada ad informare.
Facciamo una bella fossa e buttiamoci dentro tutti i dinosauri, solo così l’Italia si salverà…

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

Periodo di vacche magre


origi_30Io non sono un’economista però è da molto tempo, prima che si creasse una popolazione di disoccupati ammortizzatori sociali, già dai tempi della prima crisi dell’Alitalia, che penso che il modo migliore per far ripartire l’economia nel nostro paese, pesando meno sulle spese sociali che gravano sulle spalle dei pochi lavoratori, fosse quello di “ridistribuire” le ore lavorative. Questo per due motivi, il primo per ridare dignità a tanti padri di famiglia che non hanno più un “ruolo sociale”, il secondo per contenere le spese che gravano sul bilancio pubblico. Non pensate che così facendo il paese tornerebbe a vivere? E’ chiaro che in un periodo di moria e di vacche magre non si può banchettare ma sia sufficiente mangiare nella speranza che riparta l’economia, aumenti l’export e le vacche tornino ad ingrassare. Cosa ci sarebbe di sbagliato nel fare questo?

Pubblicato in: Riflessioni personali, Salute e Benessere

Il pensiero: scarico fogniario o canale d’irrigazione?


79d2ffc4c9L’uomo è ciò che mangia, diceva il filosofo Feuerbach. Massima più che mai vera nell’ottica della psicologia. L’uomo nutre la sua anima, la sua mente, col cibo che si trova nel piatto. Coi libri che legge. Nessuno riesce a lobotizzare il cervello meglio dei media. Rovistare nella melma fa venire fuori il putridume e un odore nauseabondo che ti si attacca addosso e non ti togli più.
Ripulire la nostra mente da questo lerciume può solo portare benefici intorno a me e nel mondo. E’ solo questione di volontà. Spazzare, lavare e mettere a lucido il nostro cervello dipende da noi. Aiutare gli altri a fare altrettanto con il proprio dipende da tutti coloro che hanno piena consapevolezza di ciò. Se chiunque si occupa di pubblic relations  (dagli educatori ai giornalisti, dai relatori ai liberi pensatori) azionasse meglio il cervello, incanalando le sue energie positive a pulire la massa forse il nostro pianeta potrà salvarsi dalla deriva nichilista che sta prendendo.
Bando ai qualunquismi, ai populismi, alle demagogie per ottenere consenso. Cerchiamo di tirare il meglio dalla coscienza degli uomini e non gli scarichi del cesso…

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Società e Costume

A lezione dai giovani di Hong Kong


Occupy Hong Kong by night (Foto di Pio D'Emilia)
Occupy Hong Kong by night (Foto di Pio D’Emilia)

Ho posto questa domanda al giornalista di Sky24 che si trova ad Hong Kong per seguire da vicino la protesta dei giovani di “Occupy HK”:
Pio d’Emilia, mi togli una curiosità? E’ da qualche giorno che mi frulla in testa una domanda.
– Dopo tanti giorni di occupazione quanto c’è ancora di voglia di protesta e quanto non sia solo voglia di “aggregazione”, di ricerca di rapporti più personali tra coetanei, di un nuovo modo di stare insieme e di condividere la voglia di stare insieme, visto che, oltretutto da Pechino nulla si muove? –

Questa è stata la sua risposta e sembra che stia parlando di marziani e non di giovani molti dei quali sono più giovani dei nostri ragazzi che scendono in piazza e vengono attaccati dalla polizia:

– Ottima domanda Angela Santoro. me la sono posta anch’io negli ultimi giorni, anche perché qui a HK (forse più che in mainland Cina dove certi tabù, almeno nelle grandi città sono superati da un pezzo) la società è ancora molto conservatrice e stratificata. I giovani si frequentano tra gruppi molti ristretti e “orizzontali”, c’è poco se non pochissimo “mix” sociale. E pochissima “trasgressione”: pochi ragazzi bevono alcol, pochi fanno sesso, pochissimi vanno a vivere assieme prima di sposarsi, e zero o quasi droghe, canne comprese. La mia risposta è sì e no. Sì perché in effetti è un’occasione splendida per “stare assieme” e magari (ma ho visto che c’è poca “apertura” tra loro) fare nuove conoscenze, innamorarsi etc etc….no perché l’impegno politico è davvero prioritario e molto sentito. I ragazzi sono lì per protestare e per ottenere quello che chiedono. E lo fanno con molto entusiasmo e oserei dire, “rigore rivoluzionario”. Spesso mi sono imbattuto in cartelli che invitavano gli studenti a non portare chitarre, a non paritare alcohol, insomma, a non fare casino. La sera è incredibile: stanno tutti seduti, o anche accovaccaiati, a fare i loro compiti. In assoluto silenzio. In Italia nemmeno in classe c’è una tale concentrazione. E la sera, sbirciando tra le tende, li vedi ancora chinati sui libri, piuttosto che a pazzeggiare con i videogames. Confucio abita ancora qui.

Devo ammettere con grande invidia ed ammirazione che è davvero una grandissima lezione di civiltà e di alto senso di responsabilità che noi occidentali, e non solo italiani, non abbiamo mai avuto.

Questo il mio commento lasciato nel post di Pio D’Emilia su Facebook:
Leggendoti mi sembra di essere catapultata su un altro pianeta. Dalle tue parole, dai tuoi reportage, emerge una faccia del mondo orientale che non avevo mai immaginato e mi rattrista tracciare un paragone con i nostri ragazzi,e non solo italiani, ma occidentali in generale che, quando scendono in piazza, se non finisce a tarallucci e vino si trasforma in lacrime e sangue.
Senz’altro questi ragazzi ci danno lezione non solo di grande civiltà democratica ma anche di profondo senso di responsabilità personale. Mi inchino davanti a loro e ti ringrazio per questa tua testimonianza.
//Buon rientro in Patria e ti prego, urlalo a gran voce ciò che hai visto e toccato ad HK… Grazie!

Pubblicato in: La Scuola vista da me, Notizie e politica, Riflessioni personali

Parlando sempre di scuola


Immagine3Mi rendo conto che alla fine non ci sono grandi uomini ma solo uomini che il popolo fa diventare grandi. Se poi a questo ci aggiungi qualche titolo allora il gioco è fatto. Più volte ho scritto come, per contare, almeno in Italia, devi “mostrare” i titoli altrimenti nessuno ti prende in considerazione. (Giannini docet). Non importa poi se quel titolo che tu vanti sia stato meritato o meno… il fatto è che connota le tue parole come mantra. Anche se dici stronzate. Dico questo per riallacciarmi ad un post scritto su Fb da Paolo Cardenà, professore che apprezzo moltissimo per la lucidità dell’analisi economica che fa. Nel suo post lui dice di non amare Boldrin né ciò che questo dice, nello specifico riguardo all’articolo che Boldrin ha scritto sulla scuola. E’ vero che il liceo classico è sempre stato visto come la scuola d’elite, ma solo da quell’elite con la puzza sotto il naso che pensa che i figli non hanno bisogno di lavorare (e ce ne sono ancora tanti, purtroppo) a dimostrazione di come la grettezza mentale non si coniuga con l’intelligenza. Per fortuna che i licei sono scuole statali e tutti vi possono accedere se tengono conto, esclusivamente e solo, della loro predisposizione a questo o quello studio. Detto questo ecco il mio commento al post:
Anche Piaget nel lontano 1919, se ricordo bene, scriveva che gli studi scientifici erano da preferire rispetto a quelli umanistici in quanto più ancorati alla realtà sociale che tendeva ad un crescente sviluppo dell’industrializzazione. A parte che nessuno, nemmeno un genitore, deve orientare le scelte del ragazzo, credo che quello che diceva Boldrin, di cui ho letto l’articolo, non aveva nulla di nuovo. Si tratta del vecchio problema di spostare o anticipare le scelte lavorative dei giovani, argomento ripreso più volte durante il periodo berlusconiano ad esempio, se la memoria non mi inganna, per avvicinarlo di più agli standard scolastici americani. Il guaio è che quando si parla di riforma della scuola si guarda sempre di più ai “tagli”. Eliminare un anno di scuola significa eliminare spese di gestione e amministrative. Sembra l’uovo di Colombo ma con la doratura. Invece di puntare sulla qualità del servizio offerto si riduce il servizio. Mah…

Pubblicato in: Dalla parte dei bambini, Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali

I giovani e noi…


Non dite ai giovani: Scendete per strada e lottate per il vostro futuro se poi dite loro che l’Italia è un Paese senza speranza, destinato a morire e di morte lenta ma inevitabile.
imagesNon prendetevela con Loro se non protestano per il loro futuro se poi dall’altro lato gli dite: Andatevene, lasciate il Paese. Emigrate.
Una delle tante cose che mi hanno insegnato è che ai bambini, ai ragazzi (e lo dice anche il Maestro) non bisogna dire “NI”… cioè oggi no e domani si, su una medesima questione. Imparate a dire NO e Si… ma il vostro NO che sia NO e così il vostro Si. Se voi continuerete a dir eloro NI li disorientate. Li mandate fuori strada, allo sbando. I ragazzi sono in crescita ed hanno bisogno di punti fermi e questi punti fermi sono la Famiglia in primis, poi gli educatori e infine lo Stato. Sono andata in ordine dal più piccolo al più grande in quanto l’individuo vive prima il piccolo gruppo, così come è nella sua natura egotica, in un mondo tutto concentrato su se stesso e che gira intorno a se stesso. Poi esce di casa. E’ come l’uomo della caverna. Esce dal suo ego e inizia a incontrare gli altri: i compagni, altri adulti… i docenti. Lo Stato viene dopo. Quando avendo equilibrato il suo sé con “ESSI” vive la pienezza della sua autoconsapevolezza.

Non amo avere ragione quando guardo ai ragazzi per strada. Quando mi siedo tra i banchi coi miei bambini e li osservo da vicino. Quando mi abbasso al loro livello e li guardo negli occhi e sento che sto tradendo la loro fiducia nei miei confronti, noi li stiamo tradendo. Forse sarebbe meglio non farli nascere. Loro ne hanno tanta di fiducia e di aspettativa verso il mondo e la vita. Noi cosa diamo loro? Demagogia e tanti inutili bla bla bla… Sono stanca di leggere sempre e solo polemica. Siamo ridotti come la torre di Babele. Dio confuse loro le lingue ed essi si dispersero…