
Ho posto questa domanda al giornalista di Sky24 che si trova ad Hong Kong per seguire da vicino la protesta dei giovani di “Occupy HK”:
Pio d’Emilia, mi togli una curiosità? E’ da qualche giorno che mi frulla in testa una domanda.
– Dopo tanti giorni di occupazione quanto c’è ancora di voglia di protesta e quanto non sia solo voglia di “aggregazione”, di ricerca di rapporti più personali tra coetanei, di un nuovo modo di stare insieme e di condividere la voglia di stare insieme, visto che, oltretutto da Pechino nulla si muove? –
Questa è stata la sua risposta e sembra che stia parlando di marziani e non di giovani molti dei quali sono più giovani dei nostri ragazzi che scendono in piazza e vengono attaccati dalla polizia:
– Ottima domanda Angela Santoro. me la sono posta anch’io negli ultimi giorni, anche perché qui a HK (forse più che in mainland Cina dove certi tabù, almeno nelle grandi città sono superati da un pezzo) la società è ancora molto conservatrice e stratificata. I giovani si frequentano tra gruppi molti ristretti e “orizzontali”, c’è poco se non pochissimo “mix” sociale. E pochissima “trasgressione”: pochi ragazzi bevono alcol, pochi fanno sesso, pochissimi vanno a vivere assieme prima di sposarsi, e zero o quasi droghe, canne comprese. La mia risposta è sì e no. Sì perché in effetti è un’occasione splendida per “stare assieme” e magari (ma ho visto che c’è poca “apertura” tra loro) fare nuove conoscenze, innamorarsi etc etc….no perché l’impegno politico è davvero prioritario e molto sentito. I ragazzi sono lì per protestare e per ottenere quello che chiedono. E lo fanno con molto entusiasmo e oserei dire, “rigore rivoluzionario”. Spesso mi sono imbattuto in cartelli che invitavano gli studenti a non portare chitarre, a non paritare alcohol, insomma, a non fare casino. La sera è incredibile: stanno tutti seduti, o anche accovaccaiati, a fare i loro compiti. In assoluto silenzio. In Italia nemmeno in classe c’è una tale concentrazione. E la sera, sbirciando tra le tende, li vedi ancora chinati sui libri, piuttosto che a pazzeggiare con i videogames. Confucio abita ancora qui.
Devo ammettere con grande invidia ed ammirazione che è davvero una grandissima lezione di civiltà e di alto senso di responsabilità che noi occidentali, e non solo italiani, non abbiamo mai avuto.
Questo il mio commento lasciato nel post di Pio D’Emilia su Facebook:
– Leggendoti mi sembra di essere catapultata su un altro pianeta. Dalle tue parole, dai tuoi reportage, emerge una faccia del mondo orientale che non avevo mai immaginato e mi rattrista tracciare un paragone con i nostri ragazzi,e non solo italiani, ma occidentali in generale che, quando scendono in piazza, se non finisce a tarallucci e vino si trasforma in lacrime e sangue.
Senz’altro questi ragazzi ci danno lezione non solo di grande civiltà democratica ma anche di profondo senso di responsabilità personale. Mi inchino davanti a loro e ti ringrazio per questa tua testimonianza.
//Buon rientro in Patria e ti prego, urlalo a gran voce ciò che hai visto e toccato ad HK… Grazie! –