
Quello che apprezzo nelle persone che si occupano di politica non sono i proclami con cui certa gente si mette in mostra per ottenere consenso promettendo chissà quale paradiso in terra, guidati il più delle volte da mancanza di obiettività e di un sereno giudizio critico, ma la capacità che hanno di essere pragmatici. E’ una dote che ho sempre riconosciuto ad Alberto Forchielli il quale, ancora una volta, non smentisce la mia opinione su di Lui.
– I paradisi fiscali nascono grazie all’esistenza degli “inferni fiscali”. – Richiamandomi in mente quanto asseriva un filosofo secoli fa: – Noi non avremmo un’idea del Male se non avessimo un’idea di Bene. Nel senso che un concetto esiste nel momento in cui esiste anche il suo contrario. Concludo dicendo che mi è piaciuto moltissimo anche l’incipit del pezzo:

“La Trappola del pensiero Bipolare #1″ *
Nelle situazioni di crisi, soprattutto lunghe e particolarmente dolore, come quella Italiana la rabbia dirompente per le ingiustizie che subiamo o che vediamo perpetrare a danni di altri spesso fa sì che sia la parte peggiore di noi stessi a ragionare ed agire. Questo in ogni ambito e, generalmente, in ogni cultura o impostazione culturale che dir si voglia. E spesso ci si lascia guidare, sia al voto che nella vita quotidiana, dall’istinto del momento come chi, dopo un litigio di grande portata, si trova a dover fare una scelta importante.
A livello macro, viaggiando molto ma anche confrontandomi spesso con tantissime persone di diversa estrazione è chiaro come il gioco delle prospettive influenzi il risultato finale.
I paradisi fiscali nascono grazie all’esistenza degli “inferni fiscali”. Alcuni di questi vivono e prosperano però non solo di minori tasse ma anche, per ricordarne alcuni, di minore burocrazia, minori costi di gestione, tempi più veloci nella risoluzione delle dispute.
Il cambio di passo è smettere di pensare secondo un modello binario, giusto o sbagliato, dove ineluttabilmente non ci sarà alcun accordo ma solo due fazioni che si combattono a furor di ideologie ma invece pensare che l’essenza dei paradisi fiscali risiede nell’incapacità dei Paesi di origine di creare delle condizioni migliori. Se la leva fiscale è complessa da toccare nel breve termine iniziamo invece a ridurre burocrazia, snellire pratiche, velocizzare e rendere certa la giustizia. Iniziamo a crescere e fare quanto dobbiamo per migliorare tutti gli indici di efficienza interni ed esterni.
La situazione in cui versiamo è cronica. L’abbiamo cronicizzata non curandola quando era il tempo di farlo e non accorgendosi che ogni malanno, curato male o affatto, non può far altro che peggiorare. Ora non possiamo far altro che iniziare a curarci, giorno dopo giorno, con le giuste ricette e i giusti rimedi e controllare, giorno dopo giorno, l’evolversi della situazione.
In concreto siamo nella foresta che una volta chiamavamo casa. Non importa da dove si inizi perché la situazione è talmente degradata che qualunque azione è meglio di non far nulla.
Una prima idea? Iniziamo a sfoltire la piantagione di tutte quelle partecipate pubbliche che forniscono servizi che nulla hanno a che fare con le amministrazioni o lo stato e tutte quelle che sono cronicamente in perdita. E i risparmi si investano in semplificazione, digitalizzazione e efficienza.”-
* Qui il pezzo originale: https://www.facebook.com/albertoforchielli/posts/578480792252347