La fame ci fa accettare il lavoro in nero (Papa Francesco)
La mancanza di una VERA politica sociale e del lavoro porta a questo. Imprenditori che assumono in nero per non pagare le tasse (loro si giustificano dicendo che sono troppe) e i lavoratori che pur di avere un minimo di “dignità sociale” si piegano a questo vile ricatto. E qua non si tratta di capire chi ha peccato per prima e/o chi pecca di più. Sarebbe come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina.
C’ è solo una cosa da fare: dare mano davvero a politiche sociali “GIUSTE” per TUTTI e non solo per una parte (parte che ora è di sinistra ora di destra… nessuno vuole stare al centro, perché essere al centro, per molti è come la stessa paranoia berlusconiana contro i comunisti). Io prendo le distanze da tutti. Sono anni che dico che una società divisa in se stessa è come una barca piena di gente coi remi in mano che ognuno tenta di tirare dal suo lato… Se non comprendiamo che è “dovere civico di tutti” trovare un punto di contatto saremo destinati all’estinzione. E per oggi mi fermo qua… ho parlato abbastanza. Se qualcuno vuole iniziare a riflettere su questo ne sarei ben felice…
Mese: febbraio 2015
Cogito, ergo sum..

Cogito, ergo sum: Io sono un essere pensante che legge, si informa, incamera e tritura il pensiero degli altri cercando di svilupparne uno “mio” personale. Non cito se non nel contingente, giusto per archiviarlo da qualche parte nel mio cervello. Nella memoria a lungo termine. Ma non archivio tutto, che altrimenti impazzirei. Tutti impazziremmo se memorizzassimo tutte le informazioni che il nostro cervello cattura coi cinque sensi ogni istante della nostra vita. Tornando a me, non memorizzo nomi, persone, date, mi limito a cogliere delle cose solo l’essenziale che mi serve per “oliare” i miei neuroni. Lascio agli studiosi, se vorranno farlo, il compito di stabilire chi o quale autore, chi o quale pensatore, quale movimento politico, letterario, filosofico, sociale ha influenzato le mie idee. Io mi contento di elaborare e fermare il “mio” pensiero, qui ed ora. Sic et nunc…

Ciccionazzi a Chichén Itzà

Già nel leggere il titolo di questo racconto andavo nel panico. Ma che lingua è? Come diavolo si pronuncia? Ma è bolognese (visto che gli autori hanno avuto i natali in quella splendida “Bologna la Dotta”) o una lingua importata da qualche pianeta simile a quello abitato da Eta Beta?
Giuro che mi si inceppava, e mi si inceppa la lingua ogni volta che provo a leggerlo.
Ho comprato il romanzo, in vendita su Amazon sia in formato cartaceo che come ebook, e ho cercato di ritagliarmi un po’ di tempo per leggerlo (cosa non facile ho circa 10 volumi sul mio comodino che attendono da tempo immemore di essere almeno sfogliati… ma li leggerò, prima o poi).
Tornando a questo romanzo devo dire che la curiosità era tantissima. Sapevo, detto da Danilo, che trattava il problema dell’obesità. Problema di cui gli autori ne avevano fatto personale esperienza e che oggi è di grandissima attualità e coinvolge non solo gli adulti ma i bambini già ai primi anni del loro ingresso a scuola.
Credo che sia l’America il Paese che ha il “privilegio” della pole position. La popolazione americana non solo è ipernutrita ma si nutre male. Fenomeno che in Europa da un paio di anni si fa più pressante. Molti i fattori. Tra questi la cattiva alimentazione e una cattiva abitudine alimentare.
Ma torniamo a noi che lo scopo di questo post non è quello di dissertare sulle norme alimentari degli italiani, per quello ci sono i dietologi, i nutrizionisti etc… etc…, ma di “recensire” il libro in questione.
Lo apro e leggo “Todo podìa pasar”, spalanco gli occhi perplessa, giro le pagine e scopro che quel nome strano non è un vacobolo bolognese nè una sua espressione idiomatica e non viene nemmeno da un altro pianeta.
Gli autori ti catapultano subito dopo l’immagine della “Madunina” e la sagoma di un aereo, direttamente in centro America. In Messico per l’esattezza. Poi, in una sola pagina riescono a riportati in Italia e il racconto inizia a delinearsi.
All’inizio ho pensato: Cavolo! Ma siamo sicuri che l’abbiano scritto due adulti? Mi sembra uno di quei temi che alcuni anni fa ebbi modo di leggere in una classe 5a… Vuoi vedere che i nostri due autori sono degli inguaribili Peter Pan?
Di sicuro avevano catturato la mia attenzione e allertato la mia curiosità. Mi viene in mente “Il giovane Holden” e mi dico: Vuoi vedere che ne fanno un remake? Ma mi ricredo ben presto. I nostri “eroi”, dimenticavo di dire che sono due i protagonisti, hanno poco in comune col giovane Holden quanto invece non ricordano vagamente “Le avventure di Tom Sawyer” con la spregiudicata maleducazione di Burt Simpson.
Così tra colpi di scena, che spaziano dall’esilarante al grottesco, i nostri autori ti presentano la loro visione del nostro Paese e del mondo in generale. Con un linguaggio duro, da bettola o da scaricatore di porto, come si diceva ai miei tempi, trascinano il lettore in un mondo dove c’è poco spazio al sentimento. Dove anche l’amore viene vissuto solo come mera pulsione sessuale, sfogo animalesco, cosa che non può essere diversamente vista la “stazza” dei nostri eroi che oltrepassa i 150 kg.
La loro stazza, unita alla loro mancanza di cultura ed alla loro ottusa visione del mondo, li porta a cacciarsi in una situazione che definire rocambolesca è usare solo un eufemismo.
Aldilà di ciò, chiuso il libro ti rimane l’amaro in bocca. Un malessere indefinito che ti porta a riflettere.
Ma che vita è mai questa vissuta dai protagonisti? Le situazioni in cui si trovano, pur se non li vedono coinvolti in prima persona in avvenimenti tragici, non ti consentono, altresì, di formulare alcun giudizio sul loro comportamento. Non so come ma, Danilo Masotti e Davide Pavlidis, nella loro narrazione tra lo scanzonato e il serioso non pongono il lettore a sentire verso i due protagonisti alcun sentimento che non sia quello della “compassione”.
Leggi e a parte un certo “freddo interiore” che in alcuni momenti ti prende alla gola e ti fa “sentire” gli odori nauseabondi di una fetida pensione per il resto ti chiedi: Ma come cavolo fanno a vivere così? Perché non provano ad essere migliori? Per iniziare, perché non provano a fare una dieta dimagrante? E, come se gli autori ti avessero letto nel pensiero, ecco che si fa manifesta la ragione di trovarsi a “Chicén Itzà” e con un geniale contrecoup sottopongono allo smarrito lettore il problema degli “imbonitori”, dei venditori di “miracoli”.
Erano andati in cerca del “miracolo” per scoprire che… e no… Per conoscere la fine avete un unico modo di scoprirlo. Comprarvi il libro.
Da parte mia ringrazio gli autori per aver saputo regalarmi con mano così “leggera” un momento di grande riflessione.
Complimenti Danilo, complimenti Davide… continuate a farci riflettere, divertendovi e facendoci divertire (ho sempre pensato che la vera arte, sia letteraria che pittorica o qualsivoglia musa seguire, nasce da vera gioia, vero amore, per ciò che si fa) col vostro “fanciullino”…
Sergio e Piersanti Mattarella

Gian Battista Vico parlava dell’ineluttabilità della Storia di ritornare sempre al punto di partenza… Perché in fondo la Storia dell’uomo, individuo, e dell’Uomo come Umanità, non è altro che un ripetersi di avvenimenti… ma non di tutti bensì di quelli insoluti. La Storia dell’Umanità è come un’espressione algebrica piena di tante parentesi… Non puoi risolvere gli algoritmi della parentesi graffa se non hai risolto prima quelli tra le parentesi quadrate e tonde e sei costretta, siamo costretti, a riportarli sempre a capo, volenti o nolenti, stanno sempre lì, tra i piedi. Rigo dopo rigo, operazione dopo operazione. Non ce ne usciamo se prima non abbiamo risolto tutti i passaggi. Perché dico questo? Perché a volte la Verità, o meglio lo spunto di una riflessione più approfondita e non superficiale, come siamo adusi fare, ti viene data così per caso da gente che nemmeno conosci. Comprendere un uomo, ciò che è, mi porta a tornare alla fonte, alla sorgente (deformazione professionale di counsellor?) a quel “quid” che porta a cambiamenti rapidi e violenti nel Suo status quo… E la storia del Nostro Presidente evidentemente ha subito un brusco deragliamento quel fatidico, per lui e la Sicilia, 6 Gennaio 1980. Quando a Palermo viene ucciso il fratello Piersanti, Presidente della Regione Sicilia, tessera democristiana. Fu allora che Sergio Mattarella decide di lasciare la docenza e scendere in politica? Quel giorno, stringendo tra le braccia il corpo esanime ed insaguinato del fratello, Sergio Mattarella, ha deciso di sposare la Sua causa? Davanti alla foto che lo ritrae mentre tira il corpo del fratello fuori dalla macchina si è consumata una tragedia. Una di quelle tragedie che segna nel profondo un individuo e le cui cicatrici rimangono per una vita. Sono quelle cicatrici profonde che non hanno ricevuto risposte. Quelle risposte di cui vai in cerca cercandole ovunque e ti fai una ragione per continuare a vivere. Vivi, ma forse la ragione non è sufficiente per farti tornare a ridere…forse ha ragione la fotografa, autrice di questo scatto quando dice:
[…]«Èuna foto drammatica come ogni tanto capita di scattare per caso, per un intuito. Dentro c’è tutto: la moglie, la figlia, il fratello fuori dall’auto, e Sergio Mattarella chinato su Piersanti». Quello scatto è entrato nella storia: «Rivederlo oggi sulle prime pagine – spiega Letizia Battaglia – mi fa impressione. Dopo tanti anni, è come se le cose tornassero, forse per mettersi a posto. Speriamo».
Ecco, è come se le cose tornassero per rimettersi a posto… Speriamo… Magari riuscirà finalmente a darsi, ed a dare al Paese, le risposte che tutti cerchiamo.
In bocca al lupo, Presidente, nel Suo lutto, come in tutti quelli avvenuti per mano della MAFIA, la Sicilia, l’Italia ONESTA è con Lei!
Eppur si muore… si deve morire
No, dico , ma ci rendiamo conto? Bruno Berti, hai iniziato tu? Hai innescato tu la miccia del “morire democristiano”? Io non ce la faccio più.. giuro che stacco la spina da questo social… Ma è mai possibile? Uno fa una battuta simpatica, originale e subito il tam tam che diventa come un mantra e così: Chi vuole morire Comunista – Socialista – Fascista – Democristiano… ma che cavolo significa? Giuro che inizio ad avere seri problemi di “identità” umana… Mio fratello dice che vuole morire in mare e forse è la scelta più saggia.
Tutti dobbiamo morire e ognuno è libero di farsi mettere addosso il lenzuolo che vuole, l’importante è Vivere secondo la propria coscienza.
Facendo il proprio dovere.
Rispettando le Leggi.
Dovunque andrete nessuno Vi chiederà chi era il Vostro Presidente o quale era il Governo del vostro Paese, statene certi. Vi giudicherà per ciò che siete stati voi… non gli altri…. E smettiamola con questa stupida demagogia, una volta per tutte. Pensiamo a cosa fare e non a fasciarci la testa. Sproniamo chi sta lì a fare ma con proponimenti… Siamo costruttivi e non demolitivi. Basta coi bulldozer e con le pale cingolate… Usate la testa e mostrate coraggio se ne avete…
(Pubblicato nel mio stato di Facebook)
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