Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

Italia federale o dei comuni?


fac1ce3cdf61c5c20dc1860e19d93ef3

Se dal comunismo russo e cinese è nato uno stato capitalista la dice lunga sulla capacità dell’uomo di sottrarsi alle lusinghe del potere e del denaro. Se a questo potere ci aggiungiamo che l’ha ottenuto schiavizzando il popolo, quel popolo che diceva di sostenere e tutelare, non oso pensare cosa possa fare uno stato che si dichiara già a priori “fascista”…

Allo stesso tempo, al punto della storia è impensabile concepire la costituzione di italiatanti stati e staterelli, federali o feudali? Non vedo nessuna differenza. Abbiamo avuto l’Italia dei Comuni e quella delle Repubbliche marinare e, a parte la Serenissima che è quella che ha avuto vita più lunga, tutto è stato seppellito dalle lotte coi paesi confinanti e intestine… Io penso che davvero dovremmo cercare qualcosa che vada oltre. Che scavalchi qualunque forma di governo che finora abbiamo avuto… Rifletto su ciò che sta accadendo e mi accorgo che è in atto un ribaltamento di tutto ciò che l’uomo con fatica ha costruito nei secoli….

Mi sembra di essere ripiombati nel primo medioevo, quando l’umanità aveva perso il senso dell’orientamento… Siamo alla fase del “travaglio”… Quanto durerà dififcile prevederlo. Le acque si sono rotte e la gestante urla…

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

Requiescant in pace!


Foto by Ferdinando Scianna (Bagheria, 4 luglio 1943)
Foto by Ferdinando Scianna (Bagheria, 4 luglio 1943)

Proprio ieri parlavo dell’effemiratezza ( ma si può dire?) della vita umana. Di come viviamo senza renderci conto che basta un attimo, un nano secondo per sconvolgerti tutti i piani che uno si costruisce. Eppure, nonostante ciò, continuiamo a comportarci come le formiche. Ogni giorno ci arrabattiamo per portare a casa il cibo. Ogni giorno ci rimbocchiamo le maniche e andiamo incontro al mondo, alla vita. Il sonno notturno non solo ci aiuta a recuperare le energie spese durante la giornata ma agisce da morfina per il nostro sistema cerebrale che resetta la giornata appena finita e così il giorno dopo si ha la forza di ricominciare. Sarà per questo che i greci chiamavano “Morfeo” il dio dei sogni? Grande popolo quello greco. Popolo di filosofi per antonomasia. Popolo culla di cultura, cultura che invidiavano gli stessi romani… Cosa ne è rimasto di ciò che sono stati un tempo quando dettavano legge nel campo del “Sapere”?… Divago, corrono i pensieri questa sera e penso alle 150 vittime della Germanwings… Sogni, speranze, illusioni e delusioni spariti, sbriciolati come quei corpi dilaniati e non se ne conosce la ragione. Requiescant in pace…[#AngeliKaMente altrove e… fuori piove]

Pubblicato in: La Scuola vista da me, Riflessioni personali

L’ uomo, questo essere “unicum”


leggo---jpgL’uomo è “unicum” e avere la duttilità e la capacità di interconnettere tutte le informazioni del pensiero è il modo migliore per comprendere la natura che ci circonda. Se l’Universo è scritto in numeri è la lettura intellettiva di quei numeri che ti permette di decifrarne il linguaggio e comprenderne l’umano valore su cui intervieni con la tua intelligenza, la tua sensibilità, il tuo umanesimo linguistico…
Questo è fare scuola. Questo è insegnare. Questo vuol dire aiutare i giovani a formarsi una visione intellettiva a 360° del mondo e non parcellizzata, centellinata sotto il microscopio. La forma ha origine dall’unione degli atomi dentro un nucleo non dalla loro disgregazione dal nucleo…
Quindi è necessario che gli insegnanti, specializzati in “una sola” disciplina, imparino a connettere quella disciplina a tutto il Sapere, se non sono all’ altezza, non insegnino ma facciano un altro mestiere. [‪#‎AngeliKaMente‬ pedagoga stamane]

Pubblicato in: Sprazzi di....anima, Un pò del mio Diario

Se… 2015


papàA volte riguardando a ritroso la mia vita mi riscopro a contare i “Se” che hanno accompagnato le mie esperienze, determinate dalle azioni fatte e/o non fatte da me e da chi mi viveva accanto.
Vado a ritroso fino al grande “SE”… Se Tu non fossi morto, Papà, la mia vita sarebbe stata quella che mi faceva intravedere tua sorella? Davvero sarei stata la Tua Principessa e non la povera Cenerentola, la piccola orfanella, a cui l’hai destinata andando via? Quanto mi è pesato nelle orecchie, nel cuore, nella mente quel “Se”… Ripetuto da chi mi stava accanto non una, ma centinaia, migliaia di volte!

Difficile scavalcarlo, difficile superarlo… ci inciampi continuamente. Sempre te lo ritrovi tra i piedi quando cerchi di dare un perché al domani.

Se Tu non fossi morto davvero la mia vita sarebbe stata patinata, tutta rose e fiori? Davvero non avrei conosciuto la sofferenza e la vita grama? Se Tu non fossi morto davvero non avrei conosciuto il sapore amaro dell’umiliazione? Se Tu non fossi morto ti avrei avuto accanto ad asciugarmi le lacrime dovute alle sbucciature provocate dalle mie continue cadute?

Se Tu non fossi morto, sicuramente mia madre non mi avrebbe messo indosso il vestito nero del lutto… (Tu non hai visto il volto indignato di tua madre quando mi vide vestita di nero a cinque anni… me lo strappò di dosso dicendo a mia madre: Perché hai vestito a lutto “a picciridda”? e mentre parlava mi infilava una gonnellina di panno di lana verde con tutto un bordo ricamato di grosse fragolone rosse. Quanto ho amato quella gonna!).
Lei il lutto l’ ha portato per oltre trent’anni senza mai toglierlo dal cuore e dal cuore non l’ho mai tolto nemmeno io, Papà, mentre continuo a chiedermi… se…

Auguri, Papà!

Pubblicato in: Di tutto un po'

Balsamica panacea


Ci sono persone che quando li incontri sono come “tesori” per l’anima, meglio di qualunque medicina. Leggere le loro riflessioni ti aiuta a volare davvero Alto… molto Alto… Lì dove non osano i polli…
Grazie, Alessandro, panacea dell’anima e della psiche…

– “L’altro giorno sono stato invitato da un amico, con tre brillanti interlocutori, a discutere su cosa sia la verità per un matematico, per uno scienziato o per un umanista. Intendendo per “umanista” un filologo, o uno storico, o uno studioso di letteratura, o di arte, che si pongano il problema dell’autenticità di un documento, o del verificarsi di un evento lontano nel tempo, o della ricostruzione di un testo “così com’era originariamente”. Il discorso si è poi ampliato alla verità giuridica, così come viene stabilita dall’impianto probatorio e dalla giuria durante i tre gradi di giudizio, e avrebbe potuto estendersi alla verità delle interpretazioni dei sogni e dei fenomeni che riguardano la psiche umana. Naturalmente non si è arrivati a nessuna definitiva conclusione, ma ci si è messi d’accordo su alcuni punti fondamentali: 1) La verità in matematica, se si assume con Russell che “la matematica è l’insieme delle proposizioni del tipo “p implica q” in cui p e q sono proposizioni che contengono una o più variabili e né p né q contengano costanti che non siano costanti logiche”, la verità delle proposizioni matematiche quindi, sta solo nel corretto uso delle regole di inferenza, cioè nel fatto che la proposizione q segua effettivamente dalla proposizione p, ma questa verità non ha nulla a che vedere con la realtà del mondo esterno. Inoltre, dopo Goedel, nessuna costruzione matematica che si basi su assiomi iniziali può essere completa: esisteranno sempre, al suo interno, proposizioni indecidibili che danno luogo ad antinomie. La matematica può produrre modelli applicabili alla realtà, è vero, ma tali modelli in sé non sono veri o falsi, solo coerenti. La loro applicabilità a insiemi di fenomeni reali assomiglia più all’impiego di un’analogia o a una metafora e ha senso parlare di verità solo quando, nelle proposizioni, gli enti del modello vengono sostituiti da quelli reali. 2) In fisica le singole proposizioni non sono mai definitivamente vere e devono essere suffragate dall’esperienza, soprattutto devono essere falsificabili, cioè deve essere concepibile una esperienza che, se si verificasse, le contraddirrebbe. Ciò vale anche per i paradigmi, per quelle scoperte e visioni scientifiche che informano di sé un intero campo del sapere. Così la fisica aristotelica è stata sostituita da quella newtoniana, quella newtoniana da quella einsteniana, la penultima conservando la sua applicabilità a velocità molto inferiori a quella della luce. Quindi, nella scienza, un fenomeno o un paradigma non sono mai definitivamente “veri”, ma solo molto verosimili. 3) Per un filologo, uno storico, una giuria, stabilire l’autenticità di un documento o di un’opera d’arte, il verificarsi di un evento o di un delitto, la ricostruzione di un testo corrotto, richiede una prassi codificata che ha lo scopo di fissare le tecniche con cui i vari documenti “intermedi” che portano al documento o all’evento in giudizio devono essere esaminati, ma anche un accordo della comunità degli esperti e delle regole che stabiliscano quali siano le condizioni minime per ritenere che quei documenti siano probanti e validi (possono esserci codici antichi interpolati e falsificati dagli amanuensi, intercettazioni telefoniche manipolate, video ricostruiti ad arte, false testimonianze, quadri dipinti da abili falsari, etc.). Per un critico d’arte, ad esempio, oltre alla documentazioni e testimonianze sull’esistenza di una certa opera nel tempo, anche i materiali e le tecniche utilizzate in un’opera sono essi stessi documenti probatori. Anche in questo caso, quindi, la verità non è mai una certezza, ma si tratta sempre di verosimiglianza. La ricostruzione di un fatto, o di un documento risalente a secoli prima è resa tanto più difficile quanto più cambiano nel tempo, in modo retroattivo, i criteri con cui leggiamo la realtà. Alcuni aspetti del mondo, ritenuti fondamentali in epoche precedenti la nostra, vengono liquidati come “rumore di fondo” e ignorati da qualsiasi ricercatore del vero, e viceversa. In queste condizioni la nostra ricostruzione sarà viziata dagli “occhiali” che indossiamo, molto diversi da quelli indossati da chi visse nell’epoca in cui si verificarono i fatti. Ma questo è inevitabile. Utilizzando indici di lettura nuovi e diversi per interpretare un fatto, lo inseriamo in un contesto che riproduce quel fatto indebolendone l'”aura”, come direbbe Benjamin. Uno stato di cose reinterpretato centinaia di anni dopo, con nuovi indici di lettura, sta al fatto originario come una riproduzione della Gioconda sta al quadro originario. 4) Per ciò che riguarda l’interpretazione dei sogni e dei fenomeni psichici (ma di questo nel nostro incontro non si è parlato) vale, più che in qualsiasi altro campo del sapere, un criterio relativistico. Non esiste mai una sola interpretazione “vera” di un sogno. Esistono varie interpretazioni possibili, tra le quali si sceglie di solito quella che “parla” di più al sognatore, gli fornisce indicazioni utili per la sua evoluzione, entra in risonanza con la sua anima. Tuttavia, in altre epoche della sua vita, l’interpretazione di quello stesso sogno potrebbe essere diversa. E’ precisamente quello che accadeva a simboli e miti nelle iniziazioni ai Misteri del mondo antico. Lo stesso mito, lo stesso simbolo, potevano assumere significati molto diversi nei Grandi e nei Piccoli Misteri. Anche i fenomeni psichici e le motivazioni profonde che ci muovono, sono soggetti a questa strana duttilità. La coscienza, l’individuazione del Sé, procede secondo un cammino spiralico piuttosto che rettilineo, riportandoci più e più volte su una stessa tematica che, in differenti momenti della vita, ci appare sotto una luce sempre diversa. Si potrebbe, forse, sostenere che la verità dei sogni e dei fenomeni psichici ed animici è legata al loro hic et nunc, al momento e al luogo in cui vengono esaminati, viene costellata di significato dalla psiche del ricercatore di verità secondo una legge legata al caleidoscopio della sua ricerca. 5) Infine un dubbio atroce: Tutte le nozioni di “verità” fin qui esaminate privilegiano, senza ombra di dubbio, una sola delle quattro funzioni junghiane: la funzione Intelletto. Nessun filosofo si è mai avventurato nell’impresa difficilissima di forgiare una nozione di “verità”, da tutti utilizzabile, fondata sulla funzione Sentimento, o sulla Intuizione, o sulla Sensazione. Eppure tutte le persone reali che hanno una di queste tre funzioni come preponderante, la utilizzeranno più o meno esplicitamente per arrivare alle loro “verità”. Ad esempio, la funzione Sentimento è una funzione che emette giudizi di valore sul mondo che sono “veri” per definizione, e non si limitano a “colorare” il mondo, determinando una fortissima adesione a un fatto o a una tesi e orientando le nostre scelte percettive. Il filosofo della scienza Feyerabend in “Contro il metodo” ha cercato di dimostrare che Galileo ha “forzato” le sue osservazioni per dimostrare la verità del sistema copernicano, di cui egli in realtà era già convinto a prescindere, per ragioni intuitive o sentimentali. Forgiare un criterio di verità adatto a ognuna delle tre funzioni junghiane “trascurate” dal mondo moderno, questa sarebbe una sfida molto interessante!”-

Pubblicato in: Riflessioni personali

Rido


Wise-WordsRido…
Rido della pusillanimeria.
Rido per quel desiderio ossessivo-compulsivo che vi porta a voler spaccare in quattro il pidocchio.
Rido delle frigide e stitiche provocazione.
Rido di quel continuare a girare intorno alle cose.
Rido di quella sicumera nell’imporre agli altri il nostro modus vivendi.
Rido di questa “allergia” sociale.
Rido perché non siete ancora cresciuti abbastanza per affrontare le Vostre paure.
Rido perchè avete paura dei Sogni.
Rido perché non siete in grado di compiere voli pindarici.
Rido quando vi vedo rotolarvi e rotolarvi e rotolarvi nella pastoia.

Impantanati in quell’ agglomerato di forme
che chiamate Pensiero.
Pensiero…
Il pensiero della spicciola tircheria emotiva.
Di quella che conosce un solo collegamento:
dalla pancia ai genitali.
Andata…  ritorno…
ed escrementici espulsioni.
[#AngeliaKaMente Korus]

Pubblicato in: Riflessioni personali

Io so di non sapere


cogito ergo sumIl guaio è che oggi molti preferiscono credere a occhi chiusi a tutto ciò che leggono o sentono e non si riservano quella splendida cosa che si definiva: Beneficio del dubbio.
Accettare qualunque assunto umano col beneficio del dubbio ha dei vantaggi che molti misconoscono.
Accettare il beneficio del dubbio significa in primis avanzare il postulato che ciò che tu dici possa essere vero o non vero, escludendo una terza possibilità… Quel tertium non datur aristotelico per cui una cosa o è vera o è falsa. Ma egregi signori il pensiero umano è andato molto più in là e da Popper in poi, forse un po’ prima, si è fatta strada la teoria che un postulato sarà continuamente falso fino a che una verità sarà “falsificabile”.
Non ci sono certezze in assoluto, accettare il beneficio del dubbio è l’anticamera per le scienze umane di proseguire nella ricerca. Di non darsi per vinti.
Accettare il beneficio del dubbio ci insegna che l’uomo è un pensiero in “cammino”. Eliminare il beneficio del dubbio significa restare cristallizzati, fossilizzati dentro un mondo che alla faccia nostra è in continua trasformazione.
Non meravigliamoci se poi siamo fermi al palo… [‪#‎AngeliKaMente‬ in filo… sofia]

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Società e Costume

Pensiero condiviso


Joe Di Baggio, for President!!!
Condivido punto per punto la sua “ricetta” per salvare l’Italia e gli Italiani. Leggete anche Voi e ditemi se NON è questa la strada giusta per far ripartire il Paese e risanarlo dalla miseria e l’indebitamento cronico in cui versa. Già una volta avevo condiviso un buon “programma” , ma devo dire che questo mi intriga molto di più in quanto è quello che riflette il pensiero che da alcuni anni vado ripetendo. Prima ero sola a dirlo, mi conforta stasera scoprire che ci sia qualcun altro che ha la stessa mia visione.
1) chiamo a raccolta gli etichettari (quelli che fanno produrre all’estero, reimportano e riesportano e hanno bisogno del timbretto made in Italy) e li induco ad aumentare la quota di produzione in Italia. Punto secondo, metto crediti di firma, come stato, su startup innovativi presso le banche. Metto sotto i pipponari delle università ad analizzare la sostenibilità e poi scelgo i progetti. Punto terzo… incentivo la formazione. Punto quattro, attraverso gli enti locali incentivo l’affitto a prezzi moderati di capannoni, uffici, etc. abbandonati e lo lego al punto due. Punto quattro faccio politica industriale su alcuni settori chiave: telecomunicazioni, energia, etc. Punto cinque. Ambasciatori e consoli, oltre a mettere timbri e trombare le indigene li metto sotto per agevolare la creazione di nuovi mercati: non la delocalizzazione produttiva… la vendita!!! Questo dal lato supply side.
Senza parlare di quanto si può fare col turismo: spesa in infrastrutture e crediti agevolati per le start up nel settore dell’hospitality, integrazione tra gestione del patrimonio culturale e settore privato, ma senza magnamagna: a vigilare ci metto Schwarzenegger incazzato con quattro pittbull

Pubblicato in: La Scuola vista da me, Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

Politica, Scuola, populismi di destra e sinistra


MAYK-populismIo non amo i “populismi” da qualunque lato questi provengano, da destra a sinistra. Odio dietrologie e demagogie e chi mi conosce da lungo tempo sa che ho sempre creduto che “in medio stat virtus”. La Politica, con la “P” maiuscola come la interpreto io non ha nulla da spartire con quella a cui assisto ogni giorno in questo paese… in questa “italietta” bigotta e provinciale in cui tutti indossiamo i paraocchi e facciamo gli smargiassi salvo poi andare a vedere come viviamo. Con Palazzi, Beni Culturali che cadono a pezzi. Con una Cultura che ha perso l’ alta valenza di significato per diventare “in-significante”. Con giornalisti e premier dame che fanno chiacchiere da bar di paese… Non amo il livello culturale in cui siamo piombati, in un becero oscurantismo intellettuale. Odio la grettezza e la miopia. NON ho mai salutato Renzi come il Messia, non mi risulta, almeno. Ho cercato di dargli fiducia come l’ho data a Letta, a Monti, anche a Berlusconi (accettando la volontà popolare che l’ha eletto per 20 anni a suo imperatore) e l’ho fatto per un solo e semplice motivo: Perché da stupida intellettuale (per quel poco che lo sono e…sempre che lo sia) ritenevo che l’importante era che il Paese avesse una buona politica sociale e si risollevasse dopo lo scandalo di Mani Pulite. Ho creduto fortemente in “Mani Pulite”. Ho creduto, stupidamente, che il malaffare fosse stato annientato. Ho sperato sempre che chi arrivava per ultimo fosse in grado di raddrizzare la barca. Contestavo, e continuo a contestare i grillini, per non aver capito l’alta valenza dell’incarico che andavano a ricoprire. Avevano le carte in mano per cambiare le sorti del Paese ed hanno preferito fare il “passa mano”. Come stimarli? Ormai sono sempre più convinta che niente e nessuno modificherà le sorti di questa “italia” se non chi, nel proprio piccolo, ogni giorno si rimbocca le maniche e cerca di darsi da fare per mangiare. Stimo coloro che fanno il “lavoro in nero”, disprezzo tutti coloro che si avvantaggiano di questo “lavoro in nero”…
Riguardo a quello che stanno facendo alla Scuola Pubblica è ormai palese e sotto gli occhi di tutti lo sfascio in cui la stanno portando i vari governi. Ci lamentiamo dei talebani ignoranti… ma guardiamoci intorno cosa ci stanno facendo diventare, o meglio cosa stanno facendo diventare il “popolo” (i Vostri figli), che non può permettersi di pagare le rette alle private se non una massa di ignoranti? Sono sempre più convinta che dietro si muovano fili sottili di interessi di pochi… Forse mi sbaglio ma come diceva Andreotti: A pensar male si fa peccato ma quasi mai si sbaglia…