A volte riguardando a ritroso la mia vita mi riscopro a contare i “Se” che hanno accompagnato le mie esperienze, determinate dalle azioni fatte e/o non fatte da me e da chi mi viveva accanto.
Vado a ritroso fino al grande “SE”… Se Tu non fossi morto, Papà, la mia vita sarebbe stata quella che mi faceva intravedere tua sorella? Davvero sarei stata la Tua Principessa e non la povera Cenerentola, la piccola orfanella, a cui l’hai destinata andando via? Quanto mi è pesato nelle orecchie, nel cuore, nella mente quel “Se”… Ripetuto da chi mi stava accanto non una, ma centinaia, migliaia di volte!
Difficile scavalcarlo, difficile superarlo… ci inciampi continuamente. Sempre te lo ritrovi tra i piedi quando cerchi di dare un perché al domani.
Se Tu non fossi morto davvero la mia vita sarebbe stata patinata, tutta rose e fiori? Davvero non avrei conosciuto la sofferenza e la vita grama? Se Tu non fossi morto davvero non avrei conosciuto il sapore amaro dell’umiliazione? Se Tu non fossi morto ti avrei avuto accanto ad asciugarmi le lacrime dovute alle sbucciature provocate dalle mie continue cadute?
Se Tu non fossi morto, sicuramente mia madre non mi avrebbe messo indosso il vestito nero del lutto… (Tu non hai visto il volto indignato di tua madre quando mi vide vestita di nero a cinque anni… me lo strappò di dosso dicendo a mia madre: Perché hai vestito a lutto “a picciridda”? e mentre parlava mi infilava una gonnellina di panno di lana verde con tutto un bordo ricamato di grosse fragolone rosse. Quanto ho amato quella gonna!).
Lei il lutto l’ ha portato per oltre trent’anni senza mai toglierlo dal cuore e dal cuore non l’ho mai tolto nemmeno io, Papà, mentre continuo a chiedermi… se…
Auguri, Papà!
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