Qualcuno lo grida, ed anche molto forte, magari per convincere gli italiani ad emigrare nella terra del dragone…
Poi leggi questa riflessione di Alberto Forchielli e ti chiedi quanto sei disposto a barattare la libertà che hai al tuo paese con i soldi cinesi… Con i loro spaghetti su cui dormono, stremati dalle lunghe ore di lavoro, i corpi di poveri disgraziati costretti a lavorare 18 ore al giorno. Per quelle città formicai, con quei grattacieli così asettici e sterili, senza anima, se non quella del vetro e dell’acciaio… una Cina che “abbaglia” solo di notte, con i riflessi delle luci che fanno dimenticare, forse, l’inquinamento atmosferico.
Ma svegliandosi dal “sogno cinese”, come una volta avevamo quello americano, ecco che ti accorgi che le luci non sono altro che lucciole: Belle di notte ma orrende di giorno.
Ecco la testimonianza di Forchielli:
Erano mesi che non venivo e la mia attrezzatura era obsoleta, io spacca-montagne come sempre non ho dato retta agli avvertimenti e l’ho pagata in tempo perso e stress.
1) Niente posta perché Gmail è bloccato in Cina;
2) Posta aziendale bloccata a tratti;
3) Mio solito VPN, Astrill, bloccato a lunghissimi tratti;
4) Valigia aperta e controllata in partenza;
5) All’aeroporto di Shanghai ho avuto l’impressione che anche il personale aeroportuale e quello di Cathay Pacific fosse sgarbato, ma è facile che a questo punto sia subentrata la paranoia;
6) Sento voglia di libertà: voglio scaricare le app bloccate e IOS bloccato, viaggiare in internet veloce, veloce senza dover aspettare il minuto spaccato, questa parola libertà di cui ci riempiamo la bocca senza aver mai provato cosa fosse veramente oggi sa di spaghetti alla carbonara” – .