E voglio ricordare alcuni spezzoni di frasi di un uomo di cultura, di Giustizia e di umanità. Colmo di spirito liberale e tutto teso al “Sociale”: Piero Calamandrei.
Il tutto è partito leggendo parte di un suo discorso sulla scuola pubblica. Discorso che Piero Calamandrei tenne l’11 febbraio del 1950 in occasione del terzo Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale ed il cui pensiero collima con quanto avevo scritto io qualche giono addietro (qui) :
– “La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. La scuola di stato deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito” -.
Ed a proposito della Costituzione che lui da giurista e professore di Diritto Processuale, insieme a tanti altri titoli culturali, difese sempre strenuamente:
«Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione»
(Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955 presso la Società Umanitaria di Milano)
ed ancora:
“Aiutateci, signori giudici, colla vostra sentenza, aiutate i morti che si sono sacrificati e aiutate i vivi a difendere questa Costituzione, che vuole dare a tutti i cittadini del nostro Paese pari giustizia e pari dignità”.
Arringa di Calamandrei nel processo in difesa del pacifista – scrittore Danilo Dolci (Sesana, 28 giugno 1924 – Trappeto, 30 dicembre 1997), che aveva organizzato a Trappeto (PA) lo “sciopero alla rovescia” per opporsi pacificamente alla cronica mancanza di lavoro per i braccianti siciliani del tempo, organizzando la sistemazione di una strada comunale abbandonata all’incuria nel 1956 (mi piace questo sciopero “alla rovescia”).
Dove sono questi uomini. Dove sono questi italiani?
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