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Gli emergenti e noi


E’ sempre un piacere leggere Stefano Gatto, con garbo e pacatezza espone punti di vista ineccepibili…
Non perdetevelo!!!!

stefanogatto

Dopo anni d’innamoramento o persino d’esaltazione delle economie emergenti, in questa fase se ne stanno invece sottolineando i limiti.

In particolare, si sta insistendo molto sugli evidenti problemi del Brasile, che avrà nel 2015 addirittura un tasso negativo di crescita piuttosto pesante, e sul rallentamento della Cina, indicata per anni come il nuovo motore mondiale. Nel contesto attuale, si sottolineano invece i numeri dell’India, spesso considerata in sottordine rispetto agli altri emergenti in passato. I problemi della Russia sono poi ovvii, ma classificare quel paese come emergente è sempre stata una forzatura, data la composizione del suo PIL.

Avendo dedicato buona parte della mia vita alla promozione degli scambi commerciali con economie emergenti e degli investimenti in tali economie, specie India e America Latina, e avendo vissuto a lungo in Brasile e India, mi vengono alla mente alcune riflessioni per cercare di capire un po’ meglio gli andamenti erratici degli…

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Ce l’ho, non ce l’ho, mi manca…


4_francesco_seidita_DSC_8661Gli uomini guardano alla vita come i bambini le figurine: Ce l’ho, ce l’ho… non ce l’ho, ce l’ho… mi manca, non ce l’ho… non ce l’ho… mi manca
E se cambiassero prospettiva, come ci hanno insegnato psicologi e pedagogisti a scuola? Puntare su quello che ho per potenziarlo invece di elencare le negatività che innestano la sfiducia nelle proprie capacità e che nel lungo termine uccidono l’autostima?
Non credete a chi vi dice che non c’è nulla da fare perché è più conveniente per giustificare la vostra inerzia. Ascoltate il Vostro cuore, la Vostra ragione e pensate con la vostra testa ed il vostro cuore. Cambiate prospettiva, se è necessario mettetevi anche a testa in giù e con le gambe in aria… ma cavolo, smettetela di recriminare, di lamentarvi dicendo: Piove governo ladro.
I vecchi saggi, dalle mie parti, dicevano: Chi vuole va, chi non vuole manda… Volete davvero essere mandati a quel paese?

[#AngeliKamente provocatrice]

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Basta, non ne posso più!


Io non ho bisogno di cambiare bandiera o colore alla mia camicia. Non ho bisogno di nuovi stemmi o di nuovi slogan politici. Ho solo bisogno che i politici che occupano indegnamente i posti in Parlamento, mandati dal popolo, facciano una volta e per tutte le leggi che il popolo reclama da anni a gran voce. Se TUTTI gli italiani andassimo a circondare Camera e Senato fino a che quelli che stanno dentro non si decidono a ripulire le loro coscienze dando al popolo ciò che chiede noi non ci smuoviamo da lì. Non ci servono nuove elezioni, non ci servono nuove facce, ci bastano quelli che abbiamo già mandato lì a svolgere un incarico che svolgono indegnamente… Vogliamo solo una cosa: Leggi giuste ed eque e fuori tutte le poltrone e le poltroncine e anche i posti a sedere occupati da gente che è solo un parassita sociale! Fuori tutte le agenzie esterne e le partecipate clientelari, fuori gli enti esterni, le associazioni, le corporazioni, le fondazioni, le imprese private dagli uffici della Pubblica Amministrazione. Sono loro che rubano,e lo leggiamo ogni giorno sui giornali, eppure oltre che lamentarci non sappiamo fare, mentre questi signori continuano a fregarci indisturbati. Non credete che sia giunta l’ora di dire: BASTA? Vi ricordate la scena del popolo milanese e la loro “civile” ribellione al resgno asburgico raccontata nel film sulla vita della Principessa Sissi?[‪#‎ÅngeliKaMente‬ non ne posso più!]

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Il mondo non gira intorno ai tuoi post


abrmQXtNegMcZGk-1600x900-noPadIn un “gruppo di docenti” su FB il professore Domenico Nocera, che ne sa molto, ma molto più di me, ha scritto qualcosa che non solo condivido ma copio e incollo perché credo che valga la pena si rifletterci un po’ su:
“Oggi l’unica cosa da fare mi sembra: star bene in classe con gli allievi, indipendentemente dal fatto che il mondo esterno giochi CONTRO il percorso educativo, e vuole sia noi docenti che loro allievi proni e dediti solo alla riuscita occupazionale e alla logica impiegatizia (quando va bene) e non alla crescita culturale, morale e civica di ognuno di noi, come credo (e spero!) che sottintenda il commento di E.N.(ometto il nome della docente)
La storia della rete, cara Maestra L. (omissis), la conosco molto bene, e chiunque abbia partecipato alla sua nascita e alla sua crescita come me, sa bene che le cose sono andate COMUNQUE come si è deciso a livelli più alti, e a 45 anni prende la stanchezza. Quando in classe parlo di limiti o di trigonometria, lo sforzo è continuo, con LIM, gruppo Whatsapp, EdModo, MyZanichelli… ma io so, e i miei allievi sanno, che – fatte salve alcune eccezioni, e ricordando che lavoro in un ITI di periferia – alla fine di tante belle chiacchiere sull’utilità della logica deduttiva, sulla necessità di ampliare le proprie connessioni neurali, sul valore della cultura, ecc… conterà di più la classe sociale, l’abilità sportiva o performativa, la rete di rapporti per trovare lavoro, la fortuna, i soldi… L’hanno previsto all’OCSE, l’ho riportato in Bimbiminkia: le proiezioni dicono che il futuro vedrà una maggioranza mondiale di ILLETTERATI, con una piccola minoranza di super-esperti, che – molto probabilmente – si comporterà come si sono sempre comportate le minoranze di potere. Dunque il progetto SCUOLA così come lo immaginava Carlo Magno, il sogno della coscienza collettiva, della crescita sociale, va a fallire miserabilmente, fra i plausi e i profitti dei Siren Servers e dei Mogul della comunicazione.
Maestra L.(omissis) e G. C.(omissis), la conclusione è la vostra, giustamente! E con la conclusione, la mia decisione: G…., come puoi pensare che io, nel mio sfogo, abbia attaccato o criticato “il tuo gruppo”? Non era abbastanza chiaro il mio disappunto per tutti gli avvoltoi che aspettano la fine della scuola pubblica, e tutti i docenti rivolti in su a bocca aperta come passerotti nel nido? In quale punto ho criticato l’”oligo-tematismo” del gruppo (caratteristica OVVIA dei topic-groups da 40 anni ormai!!)?? La tua “briciola di futuro per la tua professione” equivale a dire “dato che siamo fregati in tutto e per tutto come docenti, cerco con le tecnologie di rendermi più luminoso e credibile perché non so se potrò ancora insegnare un domani senza imparare a dominare lucine e schermini?”
Come puoi, L…, parlare di “invidia” nei confronti delle scuole più ricche? Ormai è tutto una gara competitiva a chi ha più computer, più tablet, più lim, più COMPETENZE DIGITALI? E’ forse l’invidia che ti ha mosso e ti muove per continuare il tuo percorso 2.0? Pensi che la mia citazione del “Maiorana” fosse a dire “eeee ma sono bravo anch’io, se solo potessi farvi vedere!!”
Eh no, a questo dichiaro dunque di nuovo che NON CI STO, e ringrazio i moderatori per avermi chiarito il punto.
Come ho sempre fatto, continuerò dunque a coltivare il piccolo, sapendo che il grande non dipende da me, illusione quest’ultima che il mondo 2.0 di Google, Apple e compagnia cantante continua a millantare. Caro docente, caro allievo, NO, non sei più figo, più bravo, più GIUSTO o più importante perché hai un profilo, un gruppo, un seguito di followers. Il mondo non gira intorno ai tuoi post, non sei DI PIU’ perché sei 2.0, la tua mente non si è AUGMENTED, caso mai si sta atrofizzando. L’uomo dell’anno NON SEI TU, come Time sparava in copertina nel 2006, dichiarando la fine della vita sociale, e l’inizio di questo scempio a cui assistiamo.
Vi saluto tutti molto caramente, e prometto che, in questo mare di pessimismo (!), continuerò a sbattermi e ad urlare quando mi sembrerà il caso. Come sempre, inutilmente.”
Il mio commento a margine è stato:
“Domenico, condivido ancora una volta il tuo pensiero. Anch’ io vedo intorno a me una grandissima discrepanza tra ciò che il mondo economico chiede e la scuola, come promotrice di sapere, propone. Un asservimento al primo e una negazione della seconda. Quello che difetta è il confronto “umanistico” dell’ insegnamento-apprendimento. Una gara alla proposizione di metodologie innovative (cosa encomiabile nella storia dell’ evoluzione umana) a discapito del bagaglio culturale di cui la nostra scuola è ricca… ma principalmente dimenticandosi di tutto ciò che costituisce il fondamento del fare scuola. La vita quotidiana ed il vissuto di ciascuno di noi: docenti ed alunni.”

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Ragionando di corsi e ricorsi


clessidra_big-365x365Viviamo in un epoca di grande travaglio non solo economico ma anche morale e culturale ma quello che i più non sanno è che proprio dal travaglio, dalle doglie nasce un nuovo uomo. Essere coscienti di questo, guardare alla crisi capitalistica come a un’ operazione chirurgica, dolorosa ma necessaria, può aiutarci a guardare con ottimismo oltre la siepe del catastrofismo nel quale ci piace crogiolarci. Nessun parto, nessuna nascita è mai stata facile e/o dolce, lo sappiamo bene noi donne che abbiamo provato i dolori del parto. L’umanità oggi sta vivendo davvero uno dei momenti più tristi. Guerre, odio, egoismi, mancanza di valori e di prospettive stanno indebolendo le nostre difese e la nostra voglia di lottare. Osserviamo incazzati lo sfacelo e ci sentiamo impotenti. Ci guardiamo intorno e pensiamo che il mondo, il nostro Paese, stia finendo,  ma non è così!
Amo rappresentarmi l’Italia  come l’araba fenice… Muore e sembra che abbia smesso di esistere, ed invece proprio dalla cenere, dalla polvere, rinasce giovane e forte…
Ecco, io mi auspico che molto presto, in questi corsi e ricorsi storici, si torni ad avere un nuovo Risorgimento.
La speme è l’ultima dea a lasciare i sepolcri… (ricordando il mio adorato Foscolo)

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Il Colonnello Giovanni Interdonato


Lo zio
Lo zio “Gianni” come lo chiamavo io, sulla bici mio fratello.
colonnello_Giovanni_Interdonato
Un suo ritratto

Con commozione e tanta nostalgia per un tempo lontano scopro oggi che la Treccani ha dedicato una pagina al nonno di un mio zio acquisito. Ero molto legata al cavaliere Giovanni Interdonato, il nipote omonimo del colonnello, che aveva sposato una delle sorelle di mio padre e nella cui casa ho trascorso la maggior parte del mio tempo infantile, compresa la fanciullezza e la giovinezza. So che ero una delle sue nipoti preferite, insieme a mio fratello, lo leggevo nello sguardo dolcissimo e fiero dei suoi occhi azzurri, a pranzo ed a cena, quando mi sedevo a tavola di fronte a Lui. Ricordo con quanta riverenza i “coloni” si inchinavano la mattina e gli baciavano l’anello dicendo: Vossia ma benerica, Eccellenza!
Sapevo parte della storia militare del nonno a cui lui era molto legato ma solo oggi apprendo in pieno le eroiche gesta del colonnello Giovanni Interdonato. Per caso, come la maggior parte delle cose che ci accadono, sembrano accadere per caso… Ma il caso non esiste, diceva Einstein… E’ solo il soprannome che gli scettici danno al disegno divino.

Io, mia mamma e mio fratello. Alle pareti le foto del Colonnello con il Principe di Montecarlo ad uno dei tanti tornei di Tiro al Piccione ed al Piattello.
Io, mia mamma e mio fratello. Alle pareti le foto del padre di mio zio , Gaetano Interdonato, con il Principe di Monaco, nel 1926 quando vinse il titolo di Campione del mondo di Tiro a volo.

Ed io credo ai segni ed ai disegni divini:

INTERDONATO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 62 (2004)

di Francesca Maria Lo Faro

INTERDONATO, Giovanni. – Noto come “il colonnello” e cugino dell’omonimo magistrato, nacque a Roccalumera, presso Messina, nel 1813 (lo smarrimento della p. 77 del registro dei battesimi non consente di individuare il giorno esatto) da Paolo, proprietario, e Angela Coglitore Pomar.

Il suo nome si lega alle vicende dell’insurrezione antiborbonica di Messina nel 1848. Fin dallo scoppio dei moti, con l’aiuto di alcuni congiunti e di A. Rombes l’I. organizzò squadre di uomini armati che si segnalarono in alcune vivaci azioni militari (28 e 29 gennaio, 1° febbraio). Intanto era membro di un circolo politico, L’Opinione, fondato da vecchi carbonari messinesi e la cui intransigenza surriscaldò il clima politico al punto da indurre il commissario governativo D. Piraino ad accusare il presidente del circolo, E. Pancaldo, di fomentare la rivalità tra la guardia nazionale, a maggioranza monarchica e conservatrice, e le squadre di guardia mobile, di tendenza repubblicana.

La sera del 5 maggio l’I. e Pancaldo subirono un agguato. Per difendere l’amico aggredito a coltellate, l’I. intervenne, deviò i colpi e disarmò il sicario che sembra avesse per mandante il colonnello E. Fardella di Torrearsa, fratello del ministro degli Esteri, marchese Vincenzo. Sull’onda dell’indignazione, espressa anche attraverso una protesta dei circoli messinesi, l’I. fondò il 2 giugno il club repubblicano La Bilancia, con il programma “di suscitare la coscienza popolare, istruire il popolo ad esercitare il diritto di petizione”.

L’I. ebbe poi una parte di rilievo nella resistenza della città al ritorno dei Borboni, prima opponendosi in località Scaletta a un tentativo di sbarco (22-23 giugno 1848), infine guidando il 6 sett. 1848 una squadra di volontari ad affrontare le truppe regie in località Carrubbare. In relazione a tale episodio l’I. sarebbe stato accusato di avere eluso i combattimenti e sarebbe entrato in conflitto anche con il fratello Stefano, ma si sarebbe difeso sostenendo di avere eseguito gli ordini impartitigli.

Dopo la caduta di Messina nel settembre 1848, l’I. trasferì nel Taorminese le proprie truppe inquadrate ora dal generale L. Mieroslawski nel III battaglione volontari, ma nessuno degli scontri cui partecipò tra il marzo e l’aprile del 1849 ebbe esito fortunato. Costretto alla ritirata, poco prima del 19 aprile ripiegò su Palermo, dove i suoi uomini vennero sottoposti a misure di polizia e disarmati con modalità narrate in modo divergente da testimoni e scrittori.

Riparato a Malta insieme con il fratello Stefano, l’I. divenne il luogotenente di P. Calvi, scrisse articoli per Il Mediterraneo e partecipò alla fioritura memorialistica, di intonazione polemica, rivelatrice dei dissidi interni al fronte rivoluzionario. Nel 1851, in dissenso con N. Fabrizi, formò, insieme con T. Masaracchio Jacona, un comitato ribelle che si pose in contatto con quello di Parigi, e avviò progetti cospirativi per rafforzare il movimento insurrezionale e porre in esecuzione il progetto di sbarco in Sicilia, ideato da P. Calvi.

Il suo nome tornò alla ribalta quando, nel maggio 1854, organizzò con G. Scarperia di Castelvetrano una infelice spedizione sulla costa siciliana. L’azione ebbe proporzioni limitatissime e si concluse con l’arresto dei suoi protagonisti, costituitisi il 7 giugno per evitare rappresaglie alle famiglie. Il gesto dei due fuorusciti, ignorato dai più sul teatro stesso dell’azione, acquistò risonanza dopo che un breve cenno apparso sul Giornale officiale di Sicilia fu ripreso dalla stampa periodica che ne enfatizzò la portata. Nel processo intentatogli l’anno dopo davanti alla Gran Corte criminale di Messina l’I. fu condannato a trenta mesi di reclusione per infrazione delle leggi sanitarie e forse scontò una parte della pena a Ustica, dove il 16 maggio 1858 sposò la diciassettenne Teresa Longo.

Al momento dell’impresa dei Mille l’I. sedò una ribellione ad Alcara Li Fusi. Assunto il comando di una compagnia di volontari e ricongiuntosi alla colonna di N. Fabrizi, il 20 luglio a Spadafora e Gesso attaccò 3000 regi, costringendoli a tornare nella cittadella di Messina; quindi, precedendo di poco Garibaldi, entrò in Messina con la sua colonna il 27 luglio 1860.

In vista della formazione dell’esercito meridionale l’I. ebbe da Garibaldi, con ordine del 2 ag. 1860, l’incarico di radunare i disertori, formare un battaglione e proporre i nomi degli ufficiali. Forse per vecchi dissensi con N. Fabrizi, nominato segretario di Stato per la Guerra, i candidati proposti dall’I. non furono approvati, sebbene fossero stati dichiarati idonei da una apposita commissione. L’I. se ne risentì e, convinto di essere stato vittima di una grave ingiustizia, il 25 apr. 1861 si dimise dall’esercito.

Per interessamento dell’I. nel 1863 il Comune di San Ferdinando, sul quale gravitavano da tempo gli interessi terrieri della sua famiglia, cambiò in onore di Garibaldi il vecchio nome, che ricordava quello del passato re, con quello di Nizza di Sicilia, di cui l’I. fu sindaco dal 1877 alla morte.

L’I. morì a Nizza di Sicilia l’8 febbr. 1889.

L’I. fu un appassionato agrumicoltore. Con i nomi di “limone speciale” o “frutto fine, interdonato” è chiamato un apprezzato ibrido d’innesto di cedro e limone, da lui ottenuto nel suo agrumeto in contrada Reitano.

Io tra mio fratello e una cugina...
Io tra mio fratello e una cugina (quella in braccio nella prima foto)

Ringrazio Anna Bizioli, che ha riesumato un tempo felice, riportando a galla in un colpo solo i primi 17 anni della mia vita… Resuscitando un passato che mi ero buttata alle spalle. Assassinaaaa!

Fonti e Bibl.: Il Primo Settembre (Messina), 2, 8 e 17 febbr. 1848; Componimenti pel giorno onomastico del colonnello G. I. e un suo discorso, Messina 1848; G. La Farina, Un capitolo della storia della rivoluzione siciliana del 1848-49 (campagna di aprile 1849), Firenze 1850, pp. 11-14, 20, 23; A. Pracanica, Risposta documentata a Luigi Mieroslawski comandante della seconda divisione militare dell’esercito nazionale in Sicilia, s.l. 1850, pp. 3, 6 s.; G. La Masa, Documenti illustrati della rivoluzione siciliana dal 1847 al 1849 in rapporto all’Italia, Torino 1850, II, p. 526; La campagna di aprile 1849 in Sicilia. Relazione storica per un siciliano, s.l. 1850, pp. 6, 20 s., 29, 60, 62; G. La Masa, Aggiunta ai documenti della rivoluzione siciliana del 1847-49 in rapporto all’Italia, Torino 1851, p. 159; P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana del 1848, Londra 1851, I, pp. 268 s.; III, pp. 207-210, 225, 267, 289, 297; Il Parlamento, 9 giugno 1854; La Staffetta. Giornale politico (La Valletta), 14 giugno 1854; Il Giornale dell’Armonia (Palermo), 7 luglio 1854; R. Villari, Cospirazione e rivolta, Messina 1881, pp. 76, 89, 291, 419, 647; Documenti e memorie sulla rivoluzione siciliana del 1860, Palermo 1910, p. 7; E. Casanova, Il Comitato centrale siciliano di Palermo (1849-1852), in Rass. stor. del Risorgimento, XIII (1926), pp. 853 s.; XIV (1927), p. 292; G. Interdonato, Onoranze al colonnello G. I., Nizza di Sicilia 1949; G. Berti, I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano 1962, p. 226; L. Tomeucci, Messina nel Risorgimento…, prefaz. di S. Pugliatti, Milano 1963, ad ind.; B. Fiorentini, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione durante il Risorgimento italiano, La Valletta 1966, pp. 134 s., 172; G. Scichilone, Calvi, Pasquale, in Diz. biogr. degli Italiani, XVII, Roma 1974, p. 25; G. Ciampi, I liberali moderati siciliani in esilio nel decennio di preparazione, Roma 1979, p. 91; V. Bonello – B. Fiorentini – L. Schiavone, Echi del Risorgimento a Malta, Milano 1982, pp. 188, 202; G. Stazzone, Porci battezzati. La rivolta contadina di Alcara Li Fusi, Marina di Patti 1981; A. Recupero, La Sicilia all’opposizione (1848-1874), in Storia d’Italia (Einaudi), Le regioni dall’Unità a oggi, La Sicilia, a cura di M. Aymard – G. Giarrizzo, Torino 1987, p. 56; V. De Maria, La Sicilia e la storia, Palermo 1994, p. 370; Nizza di Sicilia. Da frazione di Roccalumera a comune autonomo, s.l. né d.; U. Diana, I tredici anni di San Ferdinando, s.l. 1999, pp. 30 ss.

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Non si può prescindere dalla propria natura


zodiaco_scorpioneNon prescindere dalla propria natura vuol dire assecondare le proprie inclinazioni.
Assecondare le proprie inclinazioni significa camminare sul sentiero che è stato tracciato per noi.
Camminare sul sentiero che è stato tracciato vuol dire non perdere di vista la meta.

Non perdere di vista la meta vuol dire giungere a casa.

Giungere a casa significa aver portato a buon fine il proprio compito.
“Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua. Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il padrone lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse: “Mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose: “La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.”
Allora, il maestro riflettè e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dall’acqua e gli salvò la vita; poi, rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò: “Non cambiare la tua natura, se qualcuno ti fa male prendi solo delle precauzioni perché gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te”.

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Immigrazione ed Immigrati


immigrazione_immigratiSingolare come i Paesi più “poveri” percepiscano l’immigrazione come uno svantaggio e non un punto di forza… Dimenticandosi che i Paesi più ricchi lo sono anche, e principalmente, grazie agli immigrati… Ricordiamoci il duro lavoro dei nostri immigrati che si sollevavano a centinaia di metri da terra per costruire i grattacieli di New York…:
Un sondaggio, di Pew Research, ha rivelato che la maggioranza delle persone in Germania, nel Regno Unito e negli Stati Uniti pensano che gli immigrati fanno un paese più forte. Purtroppo, lo stesso non si può dire per la Spagna, Francia, Polonia, Grecia e Italia. In Grecia e in Italia, il 70 e il 69 per cento degli intervistati ha detto che, rispettivamente, gli immigrati sono un onere per i loro paesi perché prendono posti di lavoro e benefici sociali.