Pubblicato in: La Scuola vista da me, Notizie e politica, Società e Costume

Not in education, employment or trading


the-insane-difference-in-the-rules-for-journalists-and-sec-employees-when-it-comes-to-trading-stocksLeggevo un articolo su “Repubblica” dal titolo: Generazione Neet: niente studio né lavoro. In Europa siamo primi e non è un bel record…

[cito]…” Non sono sui libri e non hanno nemmeno un impiego. Quasi due milioni e mezzo di giovani vite sospese che non riescono a trovare un ruolo nel mercato del lavoro, nella società. E in questo momento fanno fatica anche solo a immaginarlo. L’Italia è la più grande fabbrica di Neet in Europa. Ragazzi fra i quindici e i ventinove anni fuori da qualsiasi circuito scolastico e lavorativo che di fatto vivono ancora sulle spalle di papà e mamma…”
La situazione è davvero tragica e le domande tante.
Una fra tutte, da docente, riguarda l’abbandono scolastico. Perché i giovani lasciano la scuola? Colpa dei docenti che non rispondono alle loro esigenze, di una scuola, di una famiglia, di una società che non riesce in alcun modo a “motivarli” negli apprendimenti?

Mi rivolgo ai genitori:

– Cosa avete fatto Voi per attuare strategie che facessero nascere nei vostri figli la “curiosità” all’apprendere? Non dimentichiamoci che la curiosità è la “molla” della conoscenza.

Ai professori chiedo:

– Non vi sentite chiamati in causa quando venite a sapere che un vostro alunno ha abbandonato la scuola? Non è per voi una sconfitta, una perdita come potrebbe essere la perdita di un arto? Non è nostro compito recuperare tutti? Non ci sentiamo dei falliti, degli incapaci se perdiamo qualcuno per strada?

Allo Stato chiedo:

– Quando attuerete dei seri interventi per far sì che questi ragazzi raggiungano competenze che gli consentono di entrare nel mondo del lavoro? Ma soprattutto: Quando inizierete a fare politiche sociali, riforme strutturali per consentire l’ingresso ai diplomati ed ai laureati nel mondo del lavoro?

Ai ragazzi dico:

– Tornate a studiare, lasciate perdere smartphone, chat, e social… riprendete in mano i libri, nulla vi apre la mente e vi allarga l’orizzonte più di quanto possa fare la cultura. Andare all’estero NON è sufficiente se non avete ottime competenze, rischiate solo di tornare a casa con la coda tra le gambe. Inoltre, e cosa ancora più importante, NON limitatevi a una sola specializzazione. Non concentratevi su un solo obiettivo formativo ma integrate conoscenza, sapere e competenza con più ambiti disciplinari… Siate previdenti e puntate a una formazione interdisciplinare e multiculturale, non superficiale ma profonda.

Se poi proprio non amate i libri allora specializzatevi nei settori dell’artigianato.skills-education-L

Ci sono servizi che vanno scomparendo, dall’idraulico al calzolaio, dal saldatore al falegname, buttatevi, usate braccia e mani per produrre e non per pigiare sui tasti del telefonino.
Poi ci si meraviglia se nei forum, sui social, molti non comprendono ciò che leggono… Se 2milioni e mezzo di persone “analfabeti” o con scarsa formazione culturale vivono sui social come possiamo pretendere che sappiano e comprendano di cosa si parla?
Parlano a vanvera, sparano caxxxxe e condividono mixxxxxxe