
Epifania, ovvero la Manifestazione della presenza divina… Agli albori del cristianesimo i riti “pagani” vengono assorbiti dalla nuova religione, un modo per conciliare vecchio e nuovo senza urtare le loro credenze negli dei. La nuova predicazione si innesta senza estirpare del tutto le antiche convinzioni e lo fa non solo mantenendo riti e feste ma, anche, trasformando i templi in chiese. Resta un punto fermo, il concetto di “Epifania” o meglio di “Manifestazione”… L’uomo, dall’oriente all’occidente, depone la corona dell’arroganza e con umiltà si inchina al

“divino” o meglio al senso del divino, accogliendolo e deponendo ai suoi piedi il simbolo primo della materialità: l’oro. L’ incenso, con le sue proprietà antimicrobiche (conosciute fin dall’antichità, per questo ad esempio veniva usato nelle chiese per “purificare l’aria” ed evitare contagi) è il simbolo della “purificazione” di quel divino che risiede dentro ciascuno di noi e che il materialismo e l’ingordigia tengono a bada. La mirra rappresenta la parte sovrumana dell’anima, il riconoscimento di un potere superiore a noi e che ha la capacità di mettere insieme l’umano e il divino, il corpo e l’anima. Ripercorrere, nell’arco dei 365 giorni, i riti che si tramandano da generazioni, pur con i cambiamenti dovuti alla “modernità”, non è altro che il modo di mantenere viva quella spiritualità che c’è dentro ciascuno di noi. L’anima del commercio sembra sovrastare, prevaricare, sulla spiritualità. Chi non è sordo non può fare a meno di sentire l’afflato del cuore e se si ferma ad ammirare le grandi rapppresentazioni fatte dai maestri dell’arte iconica, non può rimanere impassibile e il cuore ha un sussulto…
Nulla più dell’Arte avvicina l’uomo a Dio e di questo ne è ben conscio anche Maslow che al vertice della sua piramide mette proprio l’Arte…

Come qualcuno ha scritto: “i simboli superano nella loro semplicità ed efficiente comunicabilità tutte quelle differenze che rendono l’ecumenismo un miraggio, e nella loro universalità annullano le differenze fra religioni e razze abbattendo confini e culture in un universo denso di significato ma privo di spazio e tempo”.
(Friedrich Hölderlin)