Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris…
Riflettevo poco fa sull’arroganza e sulla supponenza di tutte quelle persone che, avendo raggiunto posti di prestigio, di potere, si dimenticano spesso da dove sono partiti.
Ecco, si può essere più o meno cattolici. Si può credere o non credere ad una vita oltre la morte. Si possono contestare, cosa che a volte faccio io stessa, alcune manifestazioni “esteriori” della Fede, resta un constatazione certa che, quelle parole, pronunciate il “Mercoledì delle ceneri” dal sacerdote mentre ti cosparge la cenere sul capo ci riportano tutti, credenti o non credenti, alla dura realtà della nostra esistenza:
“Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”.
Chino il capo, colmo di profonda umiltà nel riflettere che alla fine di tutto resterà solo “polvere su polvere”… e in queste ore che precedono il sonno mi tornano alla mente le tante esortazioni del Qoelet e pure Totò con la sua poesia “A livella”, e mi chiedo quanti di noi riflettono sulla fine di una esistenza che può essere ricca e piena di onori o miserevole ed indegna ma che comunque è destinata a diventare solo “cenere”.
Non so, forse dieci anni di vita collegiale, trascorsi più sui libri della biblioteca delle suore che su quelli scolastici, mi ha portato a sentire “a fior di pelle” gli avvenimenti ciclici del calendario. Un po’ come il segugio allenato a fiutare la preda (che si sa che i segugi sono animali più da “pelo” che da “penne”) io avverto nell’aria quel sentore particolare che mi spinge ad entrare in sintonia con l’anima mundi (cattolica?) ed eccomi qui, in quest’ora serale ed in pieno clima quaresimale a guardarmi attorno e a dolermi di tutto ciò che accade nel mondo.
Soppeso la cattiveria e la meschineria, la superbia e l’avidità, l’avarizia e l’egoismo, il narcisismo (e quanto narcisismo c’è in giro!) e la presunzione, e faccio i conti con me stessa. In un autoflagellante esame di coscienza…