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L’ibernazione di un popolo


natura-ghiacciata-frozen-42-19506375-540x640Chi non vuole il cambiamento addurrà sempre innumerevoli scuse per impedire che qualcosa intervenga nel suo stato di quiete.
L’Italia è un Paese vecchio perché i suoi cittadini amano stare nel limbo delle loro certezze. Non hanno il coraggio di osare. Non accettano le sfide e così qualunque cosa si proponga di cambiare loro trovano mille scuse da addurre.
Come con le trivelle… Come, ti preoccupi delle trivelle mentre in casa hai la monnezza? Se poi, putacaso, io decido che voglio togliermi la monnezza, ecco subito l’italiano conservatore farsi avanti: Come, ti vuoi togliere la monnezza quando non hai nemmeno la fogna? E così di questo passo per tutto.
Siamo un Paese di vecchi, non si fanno più figli e se parli con i giovani ti dicono: Come faccio a mantenerli se non ho io di che mangiare? E ripenso al secondo dopoguerra, quando il Paese era solo un cumulo di pietra su pietra, quando, mi raccontavano i vecchi, nell’illusione di mangiare carne si facevano le cotolette con le foglie dei fichi d’india mentre dal frutto impararono a fare la marmellata… L’uomo si è sempre adattato ai cambiamenti, ha cercato di ricavare dalla natura il necessario per la sua sopravvivenza…
Ma certo, oggi l’ipad e l’iphone non lo fornisce la natura…
Requiem aeterna…[#AngeliKaMente]
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Un tuffo nella tradizione in cerca di cultura


evidenza-viaggioStamattina mi sono svegliata con un eco, un nome che il cervello faceva rimbalzare nelle mie orecchie: Ludovico Antonio Muratori. Quanti lo conoscono? Quanti lo ricordano? Eppure fu un intellettuale illuminato, fu quello che contribuì alla nascita degli “storici” e della moderna storiografia. Laureato, ben due sono le lauree che consegui, una in filosofia e l’altra in diritto, non mancò di approfondire gli studi umanistici, la conoscenza dei greci e dei latini. La sua grande cultura, i suoi studi filologici, lo portarono a rivedere la storia medioevale alla luce di una “seria indagine storica e lo studio delle fonti”. Frutto dei suoi studi furono le sue idee “innovative e rivoluzionarie” , pur essendo un prete condannò l’eccesso di culto ecclesiastico – De Superstitione Vitanda (1732-1740) – , inoltre, intravedendo l’esigenza dei tempi di muovere ad un più concreto bene pubblico, ribadisce il valore dell’educazione, della scienza, delle riforme, della religione stessa, della giurisprudenza benché da riformare. Ecco venire alla luce dunque “La filosofia morale spiegata ai giovani (1735)”.
Quello che gli italiani hanno perso è proprio il valore della cultura, lo studio umanistico che rese grande il nostro Paese. Correndo dietro agli americanismi hanno scordato la nostra tradizione, le nostre radici…
Per un superficiale approfondimento sulla figura di questo illustre studioso vi rimando a Wikipedia

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Il metodo sperimentale nel mondo socio-economico


pensiero-computazionale-cos-e-come-formare-gli-studenti-19-638A cavallo tra il XVI e il XVII un grande pensatore che risponde al nome di Galileo Galilei, astronomo, matematico, fisico e filosofo, ideò il “Metodo sperimentale” che si basa su quattro fasi:
1. Formulo un’ipotesi;
2. Procedo con gli esperimenti;
3. Verifico i risultati;
4. Formulo la legge o l’enunciato scientifico.
Solo così si giunge ad avere una verità oggettiva, affidabile, verificabile, condivisibile.
Oggi ho l’impressione che si proceda in senso contrario. Formulo teorie e li calo, tout court, nelle menti degli ascoltatori. Siamo diventati tutti abili oratori, tutti bravi a dare consigli ed a criticare quello che gli altri “fanno” dimenticando che la conoscenza parte dalla pratica e poi si fa teoria. Così è in tutti i campi della vita ma l’abbiamo dimenticato forse perché ci fa comodo stare seduti a parlare… parlare… parlare invece di agire, agire, agire…
Nè ci rendiamo conto che ogni nostra azione ha una ripercussione sul vissuto in base a fattori contingenti che inficiano la validità dell’azione stessa, primo fra tutti il fattore :umano e la sua imprevedibilità di comportamento davanti alle situazioni.
Forse, è davvero il caso il divulgare meglio il pensiero logico, George Boole, che sta alla base anche del pensiero computazionale.
Nessuno ha la verità in tasca per salvare il mondo dalle sue crisi socio-economiche perché nessun bravo professore, con i suoi mille titoli accademici, ha avuto mai l’umiltà di usare nelle sue arringhe, nei suoi seminari, nelle sue lezioni, nei suoi libri, gli avverbi “se, altrimenti, oppure” nella loro “funzione” logica che si esprime nell’algoritmo: Fai questa azione se….., altrimenti…, oppure…
Loro si limitano a dire la mia idea è quella giusta e la tua è sbagliata, e lì a discutere per ore ed ore fra congetture e seghe mentali.
Mi sa che dovremmo tornare tutti a scuola a re-imparare a pensare.

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Unione Europea, cura o danno?


uePomodori marocchini
Concentrato di pomodoro cinese
Vongole turche
Olio dalla Tunisia
Arance dall’Egitto
la lista è lunga e potrei continuare… Mi chiedo dove sia la convenienza italiana a fare parte di un mercato in cui non vengono tutelati i nostri prodotti, genuini, doc e dop, e si permette a paesi extraeuropei di esportare i loro spacciandoli come “made in Italy”. Una domanda sorge spontanea: Con tutti i paesi asiatici, africani, arabi, che muoiono di fame perché questi prodotti non li esportano lì invece che da noi? Potremmo aumentare la nostra produzione casearia ed alimentare, creare posti di lavoro e nutrirci di prodotti garantiti e invece? Siamo sicuri che la cura “Europa unita” faccia bene all’Italia? Premetto che ho sempre creduto nell’Unione Europea come un insieme di stati confederati sul modello americano… ma che modello abbiamo noi? Cosa ci garantisce questa unione?