Una conversazione tenuta stamane con un professore mi ha riportato indietro nel tempo e al riaffiorare di esperienze didattiche vissute. Poi, come accade in questi casi, i pensieri intrecciano una rete connettiva andando a ritroso e in avanti e ti portano ad alcune riflessioni.
Da quando frequento i social, quindi gli ultimi 10 anni prima che FB et similia prendesse il sopravvento sui blog (da “window live” a “deejayblog” a “space” .. vabbeh che quello forse fu uno dei primi a carattere “tematico”, lì si incontravano, e si incontrano, musicisti, cantanti ed amanti della musica), dicevo che da quando frequento i social non ho fatto altro che sentire lagnanze sulla scuola e sui docenti, ma quanti di questi Salomone conoscono le vicissitudini che i docenti e gli alunni hanno vissuto? Mi riferisco alle continue riforme che ogni governo ha portato avanti anche in merito ai modelli di Progettazione Didattica. Modelli di cui non si è mai potuto valutarne l’efficacia in quanto con sistematicità e meticolosità certosina ogni due anni, ad ogni avvicendarsi di “illuminati” al MIUR, venivano modificati. Abbiamo avuto la programmazione didattica per “nodi concettuali”, per UDA (unità di apprendimento, la beata Letizia Moratti lo ricorderà), per obiettivi, per contenuti, per arrivare, oggi, alla didattica per competenze, alle flipped classroom, al Peer to Peer. E come sempre si fanno avanti gli esperti, come è giusto che sia, per aggiornare i docenti. Il problema è che un alunno che trascorre ben 15-16 anni nella Scuola Pubblica ha vissuto sulla sua pelle ben tre, quattro tipi diversi di programmazione. Poi arriva l’Invalsi e ci dice che gli alunni italiani sono i peggiori in Europa e la colpa è degli insegnanti e degli alunni. Qualcosa non torna… ci rifletterò sopra…
Mese: Maggio 2016
Settimana dell’Insegnante: Dividi et Impera
Riflettevo, in occasione di questa settimana dell’insegnante (che ricordo inizia oggi e si protrae fino a giorno 8 maggio) di quanto il nostro “corpo” sia la rappresentazione del Paese. Di un Paese diviso e frammentato mentre nella scuola ci riempiamo la bocca di parole come: Fare gruppo, condividere, collaborare, cooperare.
Balle! Emerite stronzate!
Noi rappresentiamo il tessuto sociale e anche noi siamo frammentati, divisi, individualisti. La Buona Scuola poi, non ha fatto altro che mettere in mostra la fragilità del nostro sistema scolastico fatto di tanta ipocrisia, di mobbing e stalking. Difficile trovare tra di noi una coesione, anche in un democratico collegio scolastico, figuratevi a livello nazionale!
“Dividi et Impera” e questo è pur vero, tangibile, nella Scuola Pubblica, laica ed aperta a tutti. Una scuola democratica, come la voglio io.
Ma mi chiedo cosa c’è di democratico nella nostra scuola?
I dirigenti sono dei burocrati (qualche pecora bianca c’è, per nostra fortuna) ma sono riusciti ad associarsi in un solo sindacato: l’ ANPI mentre noi siamo legati a sindacati preistorici che ormai non hanno più nulla da dire per una serie di motivi. Non hanno forza né pathos per portare avanti le nostre ragioni.
“Dividi et Impera”: CGIL – CISL – UIL – SNALS – COBAS, e quant’altro, cosa hanno fatto in questi anni? A parte che favorire i loro iscritti, perché così si va avanti nel nostro sistema italico: Per raccomandazione, mentre i docenti sindacalisti, staccati dalla scuola, venivano sparpagliati nei vari uffici, noi, pecoroni, lavoravamo e supinamente facevamo il nostro dovere.
Adesso, penso e sono convinta che sia giunta l’ora di mandare al museo della storia tutte queste corporazioni, vere lobby anche loro, asserviti al potere e unirci “TUTTI” in un solo sindacato perché è stando tutti uniti che si vince e l’ANPI ce l’ha dimostrato chiaramente.
La Scuola Pubblica è di tutti, nel suo pluralismo però non deve dimenticare il “corporativismo”, così come era quello dei mestieri in tempi lontani.
UNITI si VINCE! Divisi continueremo ad essere pecore, poi non lamentiamoci se il resto del Paese ci segue. Noi siamo in piccolo lo specchio della Società. [#AngeliKaMente]
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