
Un thriller da Alien

Qualche giorno fa, su Linkedin, ho avuto un confronto sull’uso dell’ aggettivo possessivo usato, a parer mio, con troppa enfasi per descrivere uno stato di cose “naturali” per una donna: la maternità con tutte le relative conseguenze che ne scaturiscono dal punto di vista “fisico” (dalle smagliature alle rughe) per ricordare all’uomo che se non siamo quelle che lui ha conosciuto è anche grazie a questi “sacrifici”.
Il post da cui scaturiva la discussione diceva:
“caro uomo :
Le cicatrici e le smagliature sulla pancia della tua donna simboleggiano il dolore che si prova con la maternità, simboleggiano l’amore e la vita.
Ricordati quanto era bella i primi anni, perché lei è ancora la stessa donna di cui ti sei innamorato!
Lei ti ha reso padre, lei ti ha dato la vita, lei ti ha dato una famiglia.
Non ignorare la tua donna, apprezza ogni smagliatura e cicatrice che ha.
Non denigrare la tua donna a causa della sua pancia perché é stata la casa dei tuoi figli per mesi.
Le cicatrici e le smagliature rappresentano il suo amore eterno per te e il dolore attraversato in sala parto è prova del suo amore eterno.
Caro uomo :
non darle più dolori, non deriderla, non tradirla, non prenderla in giro, non insultare il suo corpo.
Apprezza ciò che hai, perché, la tua donna è la persona che più al mondo lo merita..”
E’ vero, la maternità porta con sé una serie di controindicazioni per il nostro aspetto ma è anche vero che la “maternità” è la sublimazione della nostra femminilità, è così importante che perfino San Paolo dice che i dolori del parto sono la porta della salvezza dell’anima.
Il parto rende la donna “monda” dai suoi peccati, ha cioé, per S. Paolo, una forza catartica.
Forse perché a me le gravidanze non hanno lasciato tracce di smagliature, ma non userei mai il mio corpo per ricordare al mio compagno di viaggio il legame che ci unisce, e i dolori del parto, per quanto siano incise profondamente nella mia anima, non li uso come arma di “ricatto” per farmi amare.Certo lui deve imparare a rispettarmi, se non lo fa è perché non prova per me quell’amore di cui parlava, allora è meglio che apra la porta e se ne vada, non che rimanga perché io l’ho reso padre (ma lui mi ha reso madre, non dimentichiamolo), io gli ho dato una famiglia…
Amo moltissimo Khalil Gibran, che nel suo “Il profeta” scrive:
Allora nuovamente parlò Almitra, e domandò:
Che cos’è il Matrimonio, o Maestro?
Ed egli rispose dicendo:
Voi siete nati insieme
e insieme starete per sempre.
Insieme, quando le bianche ali della morte
disperderanno i vostri giorni.
Insieme nella silenziosa memoria di Dio.
Vi sia spazio nella vostra unità,
e tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un con l’altra,
ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime
un moto di mare.
Riempitevi a vicenda le coppe,
ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda,
ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e siate giocondi,
ma ognuno di voi sia solo,
come sole sono le corde del liuto,
sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore,
ma l’uno non sia rifugio all’altro.
Poiché soltanto la mano della Vita
può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
poiché il tempio ha colonne distanti,
e la quercia e il cipresso
non crescono l’una all’ombra dell’altro.
Il bambino che ruba le caramelle perché se li chiedesse avrebbe in cambio un rifiuto senza nessuna giustificazione della negazione, la casalinga che fa la cresta alla spesa per pagarsi un capriccio che il consorte non gli soddisfa, il fruttivendolo che trucca la bilancia per alterarne il peso, il dentista che ti applica lo “sconto” (dice che non ti fa pagare l’ “IVA”) e non fattura la prestazione, l’industriale che delocalizza… E la lista potrebbe continuare. Smettiamola di pensare che i “politici” siano Dei. Sono uomini come noi, cresciuti in questa società dove “rubare” è la prassi quotidiana. Ci chiamiamo tutti onesti e ci tiriamo fuori dai politici, come se a rubare fossero solo quelli che fanno questo mestiere. Si ruba in proporzione a ciò che si possiede. Più hai più rubi,ma alla fine rubiamo tutti.
Insegnamo ai nostri figli che non è bello rubare le caramelle. Mi viene in mente una poesia de L’Antologia di Spoon River:
ANER CLUTE
Tante volte mi chiedevano,
mentre mi offrivano vino o birra,
prima a Peoria e poi a Chicago,
Denver, Frisco, New York, dappertutto,
perché facessi la vita
e come avevo cominciato.
Be’, dicevo, un abito di seta
e l’offerta di matrimonio di un ricco-
(era Lucius Atherton).
Ma non era vero niente.
Mettiamo che un ragazzo rubi una mela
dalla cassetta sul banco del droghiere,
e tutti comincino a dirgli ladro,
il giornalista, il prete, il giudice, tutti quanti-
«ladro», «ladro», «ladro», dovunque vada.
E non trova lavoro, e non mangia
se non ruba, allora il ragazzo ruba.
È come la gente vede il furto della mela
che fa il ragazzo ladro.
Insegnamo ai nostri figli a non rubare le caramelle…e spieghiamo loro il motivo del nostro diniego…
C’è un solo vaccino che dovrebbe essere somministrato all’umanità se non vogliamo estinguerci. Ed è il vaccino contro l’agente patogeno della pazzia che sta attraversando questo pianeta… Fermiamoci fino a che siamo in tempo.
Smettiamola con gli insulti, l’odio, la rabbia, il razzismo, il sessismo, l’intolleranza, l’individualismo cieco e edonistico, il narcisismo egotico, l’elogio del superIo inteso come negazione dell’altro…
Fermiamoci, se vogliamo che l’Umanità intera si salvi…
Scendiamo dai nostri piedistalli dove ci siamo messi da soli, andiamo, vestiti di umiltà, in cerca dell’altro.
Cospargiamoci il capo di cenere, novelli Enrico IV, non è necessario andare a Canossa, basta aprire la porta di casa…[#AngeliKaMente col cuore e la testa a Londra,in questo momento]
Renzi è ormai bruciato. Se si va alle elezioni il popolo “punirà” tutti e non c’è dubbio che il M5S vincerà, pur rappresentando politicamente il vuoto assoluto, in quel vuoto rimbombano le urla della popolazione sempre più povera, senza lavoro e senza più diritti che non siano i diritti di politicanti e dirigenti. Mai, come in questo decennio, l’egemonia del capitale ha schiacciato la massa.
Ieri era la giornata della “Felicità” e anche in questa classifica il nostro Bel Paese si è confermato come “Brutto Paese”.
Non è più il paese del sole, del mandolino e del mare ma il paese dove parametri come : “il prodotto interno lordo pro capite, la speranza di vita, la libertà, la ‘generosità’, il sostegno sociale e l’assenza di corruzione nel governo o per affari” ci buttano al 48° posto.
Ma siamo in mano a guide cieche che pretendono di guidare altri ciechi.
Buongiorno e che la fortuna ci assista.
Credo più nella dea bendata che negli uomini, non ci resta che invocare lei…
Questa la classifica dei dieci Paesi dove la popolazione è felice.
Nino Manfredi, anni fa, cantava:
“quanno c’e` ‘a salute c’e` tutto…
basta ‘a salute e un par de scarpe nove
poi gira` tutto er monno…”
Io dico che per fare la vita meno amara è sufficiente crescere con un padre accanto. Un padre che ti dà sicurezza e fiducia. Che ti insegna ad essere forte e ti sorregge quando stai per inciampare.
Un padre che ti incoraggia a sognare ed a credere nei sogni. Non ci si rende conto dell’importanza della sua figura fino a che l’ abbiamo accanto, forse perché la sua presenza è più un “assenza” durante le ore della giornata ma, a sera, quando rientra in casa, percepisci che la sua presenza è la cornice necessaria per appendere il quadro della tua vita alla parete.
Siate contenti della grande fortuna che avete avuto se la vita vi ha concesso di invecchiare vicino a questa figura.
Tanti auguri a tutti i papà del mondo. Ai presenti ed agli… assenti.
Solo abbattendo i luoghi comuni, i pregiudizi, l’Italia può uscire dal provincialismo che la attanaglia.
Smettiamola di farci mettere i piedi in faccia da personaggi da avanspettacolo, da gentucola il cui naso non va oltre la loro pancia, ascoltiamo chi ci dà speranza. Chi ci aiuta a credere che un sud migliore si può avere perché al Sud c’è tanta brava gente, onesta, volenterosa intelligente, che risolleverà le sorti di una provincia che per anni, chi sta al potere, chi ha i soldi, ha svilito ed ha permesso che fosse svilita:
“Mai ho viaggiato a Sud come in questi ultimi due, tre anni, e ogni volta mi sorprendo a fare il conto di quanto non ne so e di quanto si possa percepire, di intenso, profondo, senza riuscire a cogliere appieno il senso dell’insieme. Ho pensato che fosse più corretto raccontare le tappe del mio viaggio, senza ricorrere ad artifici che le facessero diventare parte di una narrazione unica.
Ma questo paesaggio narrativo comunque parla, e sapere di noi, chiunque noi siamo, ovunque siamo, è opera collettiva. Questo libro è il mio mattone (termine disgraziatissimo per un libro) per il muro della casa che si costruisce insieme. Il Sud non ha voce, o voci piccole e sparse, ed è possibile che gli stessi protagonisti non percepiscano quanto siano parte di un tutto, forse decisivo. Mentre tutti guardano al Nord, ricco e potente, alle loro spalle, al Sud, credo stia nascendo l’Italia di domani. Un’Italia migliore.”
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