Il bambino che ruba le caramelle perché se li chiedesse avrebbe in cambio un rifiuto senza nessuna giustificazione della negazione, la casalinga che fa la cresta alla spesa per pagarsi un capriccio che il consorte non gli soddisfa, il fruttivendolo che trucca la bilancia per alterarne il peso, il dentista che ti applica lo “sconto” (dice che non ti fa pagare l’ “IVA”) e non fattura la prestazione, l’industriale che delocalizza… E la lista potrebbe continuare. Smettiamola di pensare che i “politici” siano Dei. Sono uomini come noi, cresciuti in questa società dove “rubare” è la prassi quotidiana. Ci chiamiamo tutti onesti e ci tiriamo fuori dai politici, come se a rubare fossero solo quelli che fanno questo mestiere. Si ruba in proporzione a ciò che si possiede. Più hai più rubi,ma alla fine rubiamo tutti.
Insegnamo ai nostri figli che non è bello rubare le caramelle. Mi viene in mente una poesia de L’Antologia di Spoon River:
ANER CLUTE
Tante volte mi chiedevano,
mentre mi offrivano vino o birra,
prima a Peoria e poi a Chicago,
Denver, Frisco, New York, dappertutto,
perché facessi la vita
e come avevo cominciato.
Be’, dicevo, un abito di seta
e l’offerta di matrimonio di un ricco-
(era Lucius Atherton).
Ma non era vero niente.
Mettiamo che un ragazzo rubi una mela
dalla cassetta sul banco del droghiere,
e tutti comincino a dirgli ladro,
il giornalista, il prete, il giudice, tutti quanti-
«ladro», «ladro», «ladro», dovunque vada.
E non trova lavoro, e non mangia
se non ruba, allora il ragazzo ruba.
È come la gente vede il furto della mela
che fa il ragazzo ladro.
Insegnamo ai nostri figli a non rubare le caramelle…e spieghiamo loro il motivo del nostro diniego…