L’errore che si commette quando si parla dell’immigrazione è tutto semantico: accoglienza.
Si accolgono gli ospiti che vengono a trovarci a casa, amici e parenti… Si accolgono i bambini che entrano per la prima volta a scuola, si accolgono i turisti, gli animali, ma chi viene per “vivere” non è un ospite ma un individuo che cerca un posto al sole per vivere.
Allora bisognerebbe parlare di integrazione.
Fino a che useremo la parola accoglienza ci scontreremo sempre, tutti.
Se vogliamo realizzare una umanità che fonda i suoi valori su parole come: fraternité, egualité, liberté (per usare le tre parole che sono state il fondamento della repubblica francese) allora smettiamola di considerare queste persone come zavorre.
Diamo loro la possibilità di lavorare, studiare, crearsi un avvenire per loro stessi e per i loro figli. Restituiamo loro la dignità di essere umani e smettiamola di trattarli come bestie da sfamare, come ladri che rubano il lavoro. Non penso che vengano con le armi a minacciarci per lavorare o che puntino un fucile in testa a un italiano per contendergli il lavoro.
Ribaltiamo il punto di vista.
Guardiamoli da un’altra ottica e sicuramente nessuno parlerà più di buonismo della sinistra ma di civiltà della sinistra.
Purtroppo giornalisti, politici e intellettualoidi che tanta visibilità hanno sui media sono i primi ignoranti in materia semantica.