Pubblicato in: Dalla parte dei bambini, La Scuola vista da me, Riflessioni personali, Società e Costume

Saliamo sulla cattedra


Facebook mi ripropone oggi un post che scrissi due anni fa:

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Io vado a scuola perché credo che sia mio compito spingere i bambini, i futuri cittadini attivi di questo Paese, non solo a sognare ma a iniziare a costruire un Paese diverso.

Se vogliamo che il Paese esca da questa stagnazione cronica dobbiamo fare in modo di “guarire” i cervelli incancreniti degli italiani adulti.

Se vogliamo adeguarci ad un mondo in continua evoluzione, ad una società liquida e complessa, dobbiamo iniziare a formare già da subito i bambini a vivere in modo completamente diverso da come viviamo, pensiamo, ragioniamo noi.

Se vogliamo stare al passo coi tempi dobbiamo smetterla di voler piegare l’ apprendimento della nuova generazione alle nostre conoscenze. Non dobbiamo pretendere che loro si allineino al nostro pensiero vecchio, rispetto al loro.

Se rimaniamo ancorati al passato (e quanti docenti ci sono che vanno avanti campando di rendita, non solo di lezioni riproposte con la stessa metodologia stantia e vecchia ma anche con fotocopie di cose fatte 10 – 15 anni fa?) non lamentiamoci poi che il Paese non evolve.

Se vogliamo che vi sia crescita sociale ed economica dobbiamo avere il coraggio di rompere gli schemi, di ribellarci al sistema se questo ci vuole ingabbiare in riti burocratici, dobbiamo avere il coraggio di salire sopra la cattedra insieme ai nostri alunni e/o di sederci nei banchi con loro. Occorre una rivoluzione copernicana che ribalti la didattica, e non parlo solo dell’innovazione digitale ma proprio di un capovolgimento nel modo di fare “scuola”… [#AngeliKaMente stanca di stereotipi, cliché e grigia quotidianità, ultima idealista?]