Mi imbatto in questo commiato di Alessandro Barbano, la sua pacatezza nel congedarsi dai lettori de “Il mattino” mi ha catturato.
Ecco, forse è questo che si è perso in Italia: la pacatezza espressiva. Al sarcasmo e all’ironia si contrappone l’insulto e la demagogia populista.
Riporto le sue parole e mi piacerebbe che risuonassero nelle orecchie di almeno il 50% dei miei contatti… e che questo 50% si fermasse un attimo. Leggesse e rileggesse quanto Barbano dice tra le righe e dentro le parole.
Mi piacerebbe che almeno il 50% di chi è tra i miei contatti andasse oltre il segno grafico e ne percepisse il contenuto intrinseco. Se non accade, allora è giunta l’ora di listare il braccio e i portoni delle case a lutto perché avere al Ministero degli Interni uno che ha l’appoggio della Le Pen, come qualcuno ha scritto su Twitter, è un insulto alla Costituzione ed ai Padri Costituenti. E’ un riuccidere coloro che per darci la Democrazia sono morti:
“Durante questo periodo la crisi del Paese è andata sempre più coincidendo con la crisi del suo racconto. E cioè con l’imporsi di una retorica che ha svuotato di senso le parole su cui si fonda il patto civile tra rappresentati e rappresentanti, tra cittadini e istituzioni. Con l’effetto di indebolire la delega del sapere e del potere, annullare la valenza simbolica dell’autorità, azzerare le forme della democrazia, instaurando nel discorso pubblico un analfabetismo che ci fa vedere l’Italia peggiore di quanto sia nella realtà. Così sfuma ogni differenza tra le élite e la casta, tra il compromesso e l’inciucio, tra le prerogative quirinalizie e i veti eterodiretti. Allo stesso modo è possibile dichiarare l’impeachment del capo dello Stato e il giorno dopo recarsi al Colle per un colloquio privato, senza che ciò abbia alcuna conseguenza apparente sulla qualità delle relazioni istituzionali. Ciò vuol dire che più le parole sono forti, meno valgono.
A una babele di parole irrilevanti è ridotta la politica. La tattica detta i tempi e occupa gli spazi di una dialettica pubblica caduta in un’impasse permanente, senza esiti né direzione. La tattica ci consegna dopo tre mesi di trattative un governo che lega in un contratto due radicalismi, ma ci consegna anche l’urgenza di una pedagogia civile capace di rieducare la società. È in questo momento che si sente la mancanza di un pensiero moderato, in grado di persuadere i cittadini, con la stessa efficacia del populismo, che la democrazia non è solo utile e necessaria, ma è anche bella, con tutte le sue imperfezioni.”