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Esame di coscienza e “Anima Mundi”


bontaMi è capitato di scrivere su una abitudine appresa in collegio: l’esame di coscienza serale. Esame di coscienza che mi capita di fare spesso anche durante il giorno. Quando faccio qualcosa senza pensarci su più di tanto, quando parlo senza riflettere … riconosco di essere dannatamente impulsiva e subito dopo aver agito di impulso inizio a interrogarmi: Ho fatto bene … ho fatto male? Quale parametro ho per valutare il mio comportamento? Allora mi viene in aiuto San Paolo quando dice: Se la TUA coscienza non ti condanna nessun altro può farlo. E che la mia coscienza non mi condanna lo dimostra che non passo le notti a vegliare pensando a ciò che ho fatto, sono gli altri, con i loro comportamenti a togliermi il sonno… ma questo è un altro discorso. Tante volte ho parlato dell’Anima Mundi degli alchimisti e tante volte ho detto che se si ha una mente sgombra da pre-giudizi e pre-concetti siamo nella disposizione migliore per sentirne la voce. Quando un problema mi assale se riesco a farmi la domanda giusta ecco che da qualche parte la risposta arriva.
La risposta che ho appena ricevuta, riaffiorata su nel groviglio dei pensieri, tra le pieghe dei ricordi senza che l’avessi cercata è questa:
[…]
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
E’ una poesia sul natale di Umberto Saba: A Gesù Bambino.
Ecco ancora una volta ho la conferma che le mie azioni sono coerenti col mio pensiero e quindi tirerò diritta per la strada che ho intrapreso, perché la bontà non è legata al senso del gusto, dell’olfatto, dell’ udito. La bontà non ha nulla a che vedere coi nostri cinque sensi che dall’esterno va verso l’interno ma al contrario è qualcosa che nasce da dentro e di propaga nell’Universo.

Buona serata a voi, internauti…

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Immigrazione e utilitarismo sociale


stuart-mill275Come si fa a non capire che oggi gli immigrati costituiscono per il paese quello che gli italiani hanno significato per i Paesi che li hanno accolti? Sono gli italiani, le braccia dei nostri operai, dei nostri “braccianti” che hanno reso grandi gli altri Stati (dalla Germania alle Americhe, all’ Australia).

Un Paese di vecchi ha bisogno di giovani per crescere e rimanere vivo e, perdonate l’ “opportunismo”, ma arrivati a un certo punto bisogna pur chiedersi cosa sia più utile e vantaggioso per l’uomo, per la società.

Bisogna scegliere tra un futuro volto all’estinzione e uno volto all’evoluzione.

Tra l’interesse del singolo e quello della collettività.

Tra il gretto egoismo e il bene di tutti.

Nel pensiero filosofico (politico ed economico) si chiama teoria “dell’utilitarismo sociale”, se ricordo bene.

Una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia, dice un vecchio detto popolare.
//Cercando un immagine per accompagnare questo pensiero mi sono imbattuta nel nome dei filosofi che propugnavano questa teoria… anche se loro la applicavano al concetto di ricerca del piacere – retaggio di un tardo epicureismo – : David Hume e John Stuart Mill)