Pubblicato in: La Scuola vista da me

Loris Malaguzzi


Loris-MalaguzziNon conoscevo, Loris Malaguzzi, mi ci sono imbattuta per caso, stamane, ed è rincuorante vedere come il suo pensiero è anche il mio. Il suo approccio alla didattica è uguale al mio. Ed è grazie a questo approccio che ho sempre avuto tante soddisfazioni.

Loris Malaguzzi privilegiava:
1. l’attenzione primaria al bambino e non alla materia da insegnare,
2. la trasversalità culturale e non il sapere diviso in modo settoriale,
3. il progetto e non la programmazione,
4. il processo e non il solo prodotto finale,
5. l’osservazione e la documentazione dei processi individuali e di gruppo,
6. il confronto e la discussione come alcune delle strategie vincenti della formazione,
7. l’autoformazione degli insegnanti.

Diceva Malaguzzi: “… i bambini costruiscono la propria intelligenza. Gli adulti devono fornire loro le attività ed il contesto e soprattutto devono essere in grado di ascoltare”.
«Gli dicono: – che il gioco e il lavoro – la realtà e la fantasia – la scienza e l’immaginazione – il cielo e la terra – la ragione e il sogno – sono cose – che non stanno insieme. – Gli dicono insomma – che il cento non c’è – . Il bambino dice: – invece il cento c’è”»
(Loris Malaguzzi, I cento linguaggi dei bambini)
Il bambino è fatto di cento.

Il bambino
ha cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.

Loris Malaguzzi

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Copio e incollo


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Foto: Opera di Alberonero, Catanzaro.

“Ho atteso alcuni giorni prima di intervenire pubblicamente sull’arresto del sindaco di Riace. Ho voluto prima leggere l’ordinanza del Gip, ho voluto riflettere su tanti commenti, ho voluto lasciar sedimentare le mie emozioni. Per diverse ragioni – non ultimo, il mio ruolo di docente di materie giuridiche che insegna ai propri allievi il valore della legge, il diritto della critica e dell’impegno per cambiare le norme ingiuste ma anche il dovere di rispettarle finché vigenti – ho ritenuto di non poter confinarmi in uno slogan (io sto con Mimmo Lucano, questo è certo) ma di dover articolare il mio pensiero, distinguendo alcuni profili, a mio avviso i più rilevanti, della vicenda.
C’è innanzitutto l’aspe
tto giuridico-formale. Posto che il Gip liquida molti dei capi d’accusa (e inviterei tutti a soffermarsi su questo dato: è abbastanza raro che un Procuratore capo sia così clamorosamente smentito in sede di valutazione delle richieste di misura cautelare) e che la vicenda dei matrimoni combinati è risibile (è davvero incredibile che per un (1) matrimonio forse combinato e un (1) matrimonio suggerito e nemmeno celebrato si parli di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) l’unica accusa rimasta in piedi è quella relativa all’affidamento diretto del servizio di raccolta differenziata a cooperative prive dei requisiti richiesti.
Rispetto a questa accusa Mimmo Lucano è un cittadino come tutti gli altri. Dovrà difendersi secondo le regole, ha diritto ad essere considerato innocente fino all’ultimo grado di giudizio e dovrà pagare nel caso abbia sbagliato. Si può e si deve aggiungere che non gli viene contestato nessun arricchimento personale, che l’affidamento riguarda un servizio erogato in un piccolissimo centro abitato e quindi per importi molto contenuti e che è del tutto evidente la sproporzione dei mezzi d’indagine utilizzati e della misura cautelare applicata, ma chiunque – anche se vittima di un accanimento investigativo – deve essere giudicato come tutti gli altri.
Accanto a queste cons
iderazioni ci sono quelle più propriamente politiche. Le dichiarazioni di Salvini (e anche di alcuni deputati 5 stelle) sono inaccettabili in qualunque contesto democratico. La criminalizzazione delle idee altrui, la volontà di annientamento degli avversari, l’odio sparso a piene mani, la strategia di estremizzazione delle posizioni ravvivano ancora una volta l’allarme sullo scivolamento di questo paese verso una democrazia svuotata dei propri valori e riempita di autoritarismo. Allo stesso modo, l’azione sempre più dura di pezzi della magistratura e dell’apparato statale in Calabria sta conducendo verso l’azzeramento di esperienze scomode e alternative, con il rischio (o la volontà) di sterilizzare i fermenti positivi che ancora si sviluppano in questa Regione. Tra scioglimenti dei comuni, interdittive antimafia e ordinanze di custodia cautelare poi annullate si sta colpendo – da Cortale a Gioiosa a Riace – sempre più spesso chi non è allineato.
Guardare alla magistratura e/o alle prefetture con la massima fiducia e con la speranza che da loro venga lo sradicamen
to della ‘ndrangheta e della mala politica non può significare accettare acriticamente che esse si posizionino oltre la legge.
Ma non è ancora questo il punto.
Se si inscrive la vicenda di Mimmo Lucano dentro un perimetro esclusivamente legalitario o politico non si può comprendere quello che è accaduto in questi anni a Riace.
Riace è stato un modello si è chiesto qualcuno in questi giorni? Penso di si, penso anche che forse lo abbiamo rivestito di una retorica eccessiva e non abbiamo voluto vederne alcuni limiti (ad esempio, si dovrebbe riflettere sulla capacità o meno di generare sviluppo economico duraturo una volta ripopolati i borghi), ma Riace ha parlato al mondo della possibilità di salvare le vite degli ultimi, di dargli una speranza, di costruire incontri, di privilegiare l’
umanità invece del denaro. E soprattutto Mimmo Lucano è stato un uomo, un uomo che ha caparbiamente e generosamente dedicato le proprie energie verso uomini e donne che non conosceva, che avevano un altro colore dal suo, che scappavano da guerre lontane. Un uomo che ha fatto indubbiamente, evidentemente, costantemente del bene.
E’ per questo dato – l’umanità che trionfa in un minuscolo paesino della Locride mentre soffre nel resto del mondo – che Mimmo Lucano dovrebbe essere candidato per il premio Nobel della Pace. Anche, o forse soprattutto, se avesse violato qualche norma procedurale o non avesse osservato qualche disposizione di legge. Per i suoi eventuali errori dovrebbe pagare, ma allo stesso tempo per i suoi evidenti e straordinari meriti dovrebbe essere riconosciuto per quello che è: un uomo speciale, un eroe.

Qualche giorno fa, prima di questa vicenda, all’inizio del mio corso ho chiesto ad alcuni studenti di leggere un libro di Natalia Ginzburg (Serena Cruz, o la vera giustizia) per poi discutere del rapporto tra legge e giustizia. La tensione tra legge e giustizia affonda nella notte dei tempi e sappiamo anche che non sempre chi sta dalla parte della giustizia ottiene ragione. Ma questo non è un motivo sufficiente per non continuare a stare dalla parte degli indiani, come direbbe il mio amico Giancarlo Rafele.

Chi, come me, insegna diritto nelle aule universitarie, insegna – deve insegnare – anche a non trasgredire la legge. Ma se mai mi capitasse di essere sindaco della mia città e di trovarmi dinanzi ad una regola che sento profondamente ingiusta e dalla quale può dipendere la vita di una persona, proprio come Mimmo Lucano non esiterei, assumendomene tutte le responsabilità, a trasgredirla. Non viviamo per essere salvi, viviamo per essere giusti.”

Nicola Fiorita ( professore associato presso l’Università della Calabria )

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

Speak peace not hate


Schermata 2018-10-13 alle 20.08.51Ricordo che da ragazza non mi capacitavo dell’immobilismo che vedevo, e continuo a vedere,  nel mio paese natio.
Lì il tempo era, ed è, sempre immutabile. I giorni scorrevano uno dietro l’altro sonnacchiosi, silenti. Le strade percorse da macchine e camion che sostavano giusto il tempo di imbarcarsi per la Sicilia… poi tornava il silenzio. Un silenzio greve, caldo, sciroccoso. L’unico segno di vita era la leggera brezza che veniva dal mare. I gabbiani alti nel cielo… Le loro strida e poi… Tomba.
Non si capiva dove fossero gli abitanti e se fosse un paese abitato.
Anzi no… ogni tanto, in piena notte, scoppiava qualche bomba e il giorno dopo vedevi che qualche saracinesca era saltata, qualche macchina era stata bruciata. Segno che quel negoziante non aveva pagato il pizzo. Pizzo che, così si sussurrava a bassa voce dentro le case, pagavano anche le famiglie ricche dopo il primo sequestro avvenuto in Calabria, quello del Prof. Renato Caminiti.
E i giovani? I giovani sembravano entità astratte. Chi aveva i mezzi si trasferiva in quel di Reggio Calabria, sulle spiagge di Scilla in estate, a Messina di inverno.
Ricordo strade, case, sempre identiche mentre il lavoro era una chimera. Mi chiedevo chi avesse interesse a tenere in quella immobilità il paese, il sud e la risposta era solo una:
La MAFIA!
Si, perché al meridione i veri padroni sono i mafiosi. Non si muove foglia che un mafioso non voglia. Tutto passa attraverso la Mafia. Il Progresso, l’Innovazione portano scompiglio… scompongono il puzzle di un modus vivendi et operandi e nessuno deve permettersi di scompigliarlo perché si sa che dove c’è lavoro, occupazione, legalità gli interessi del malaffare avrebbero vita breve.
La mafia ha bisogno di omertà, di silenzio.
La mafia non ama la pubblicità né che giornalisti impiccioni portino telecamere e megafoni nelle loro zone…
Stasera sono davvero triste.
Il mio cuore piange e mi sento piccola, impotente e insignificante davanti a tanto degrado.
Rifletto su tanto abbandono triturando pensieri di favole che mi parlano di un mondo GIUSTO, EQUO e SOLIDALE… Vi prego, riportate(mi), riportiamo alla luce quel mondo… Diciamo BASTA all’ODIO prima che sia troppo tardi…
“La rete ha al suo interno gli anticorpi ai problemi che contribuisce a far nascere”, diceva Rodotà…
Aiutiamo questi anticorpi a rinascere, a svegliarsi a ditruggere i problemi che l’odio sta creando.
Pubblicato in: Notizie e politica, Scuola, Società e Costume

Don Milani, oggi più che mai


Don-MilaniRiproponiamo ancora nelle scuole le lettere di Don Milani. Oggi più che mai, in quanto viviamo un periodo in cui due minus habentes calpestano la Libertà degli individui e la Libertà di parola.

Le lettere di cui parlo sono quella scritta ai giudici, che dovevano processarlo per essere sostenitore dell’obiezione di coscienza e quella ai Professori che si chinavano al potere fascista per inculcare idee mistificatrici della realtà e del mondo nelle menti degli alunni.
“Dovevo ben insegnare come un cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto.
Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: I CARE. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”.
E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego””.

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Il maestro deve anche sapere disobbedire e pagare di persona: “Non posso dire ai miei giovani, che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirl

a. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.”

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” In Italia fino al 1880 aveva diritto di voto solo il 2% della popolazione. Fino al 1909 il 7%. Nel 1913 ebbe diritto di voto il 23%, ma solo la metà lo seppe e lo volle usare. Dal ’22 al ’45 il certificato elettorale non arrivò più a nessuno, ma arrivarono a tutti le cartoline di chiamata per tre guerre spaventose. Oggi il diritto al suffragio è universale, ma la Costituzione (articolo 3) ci avvertiva nel ’47 con sconcertante sincerità che i lavoratori erano di fatto esclusi dalle leve del potere. Siccome non è stata chiesta la revisione di quell’articolo è lecito pensare (e io lo penso) che esso descriva una situazione non ancora superata. Allora è ufficialmente riconosciuto che i contadini e gli operai, cioè la gran massa del popolo italiano, non è mai stata al potere. Allora l’esercito ha marciato solo agli ordini di una classe ristretta … l’esercito non ha mai o quasi mai rappresentato la Patria nella sua totalità”
“Ho a scuola, esclusivamente figlioli di contadini e di operai. La luce elettrica a Barbiana è stata portata quindici giorni fa, ma le cartoline di precetto hanno cominciato a portarle a domicilio fin dal 1861. Non posso non avvertire i miei ragazzi che i loro infelici babbi han sofferto e fatto soffrire in guerra per difendere gl’interessi di una classe ristretta (di cui non facevano nemmeno parte!), non gli interessi della Patria. Anche la Patria è una creatura cioè qualcosa di meno di Dio, cioè un idolo se la si adora. Io penso che non si può dar la vita per qualcosa di meno di Dio. Ma se anche si dovesse concedere che si può dar la vita per l’idolo buono (la Patria), certo non si potrà concedere che si possa dar la vita per l’idolo cattivo (le speculazioni degli industriali). Dar la vita per nulla è peggio ancora.”

La Lettera ai giudici

Lettera a una professoressa (stralci)

Pubblicato in: Poesie d'Autore, Riflessioni personali, Società e Costume

Bellezza versus Oscurantismo moderno


klimt2Contro lo squallore e l’oscurantismo da Alto MedioEvo dove gli italiani si sono incamminati io da oggi scendo in campo dispensando “Bellezza”. Quella che i due minus habentes e i loro seguaci non posseggono: La Bellezza dell’Anima. Lo farò attraverso la Poesia e la Pittura. Lì dove ignoranza, volgarità e odio tracimano le menti io concimo Semi di Bellezza. Anche se so che i miei sforzi serviranno a ben poco. Gli stessi generali nazisti ce l’hanno insegnato. Quando mandavano a morire nelle camere a gas gli ebrei, i gay, i disabili, i rom con il sottofondo delle musiche di Strauss, Beethoven etc…etc…

 

 

Sono bella, o mortali: una chimera

di pietra! Tutti il mio seno ha estenuato,

ma al poeta un amore ha ispirato

tacito, eterno come la materia.

 

Ho il trono nell’ azzurro, sfinge oscura,

ho il cuore di neve, del cigno il biancore,

odio il gesto che le linee scompone,

al riso e al pianto estranea è mia natura.

 

Vedendomi in atteggiamenti fieri

Ispirati a scultorei monumenti,

i poeti si danno a studi austeri.

 

Per stregare così docili amanti

ho, specchi dove il bello si discerne,

gli occhi, i miei occhi dalle luci eterne.

 

[La bellezza, XVII, I fiori del male, Charles Baudelaire, trad. Antonio Prete]