Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

La Storia insegna a scolari somari


240764

Una donna brucia il corpo della moglie del suo amante…
Un compagno che manda al creatore a furia di botte un bambino e la sorella in condizioni estreme in ospedale..
Una #Bestia che sta attaccato alla poltrona prendendosela con 47 persone inermi e disarmati..
Un imbecille grullino che “provoca” i paesi vicini, dalla Francia all’Olanda…
Una che dice che l’esercito si ritirerà dall’Afghanistan e l’altra che risponde: Non ne so nulla mentre la #Bestia dice che non è nel programma…
Pillon che difende il feto mentre appoggia la condanna a morte di donne, bambini e uomini in mare o nei lager libici…
Insomma, in questo Paese di pazzi, arraffoni, papponi. Di disoccupati che vivono sulle nostre spalle con un bel robusto assegno mensile sembra che tutti abbiano perso il “Ben dell’Intelletto”.
In un mondo che sarebbe dovuto andare avanti, verso il progresso, nel terzo millennio ci RI-troviamo in una buia e sanguinosa retrocessione che ricorda tanto i tempi dell’oscurantismo medioevale… Quello dei Comuni e del leggendario Alberto da Giussano… Perché la storia non la scrivono gli intellettuali ma il popolino aizzato da un qualche pazzo scatenato… ma la Storia insegna a scolari somari…
Pubblicato in: Computer e Internet, Dalla parte dei bambini, La Scuola vista da me

Io me la cavo, a modo mio


Quest’anno mi sono trovata, mio malgrado, a dover lavorare in una scuola da “Io speriamo che me la cavo”. Nulla da eccepire per una che, come me, considera la sua professione alla stregua di una missione… La cosa che mi indigna è che pur avendo a disposizione i mezzi per realizzare una didattica innovativa che vada oltre i banchi e la cattedra, ti tocca vedere una stanza adibita a materiale di scarico, dove, ammassati senza alcuna cura trovi computer nuovi (con installato window 10), scrivanie addossate una sull’altra e … aspetti.

Aspetti che venga un addetto, inviato dai “piani alti”, a sistemare l’aula di informatica. Poi, ti svegli e decidi che sei stanca di aspettare e che anche questi bambini hanno gli stessi diritti di bambini più “fortunati”.

Allora ti rimbocchi le maniche, chiedi aiuto a due colleghe volenterose e….voilà, oggi ho fatto la gioia dei miei alunni, e per festeggiare: Tutti a giocare col pc…

Scriveva Andrea Canevaro che è la società che crea l’handicap quando non mette il disablle in condizioni tali per poter interagire col mondo, la cosa più grave è quando questo lo fa la Scuola Pubblica, quella scuola che, come denunciava Don Milani, cura i sani e respinge gli ammalati.

pluriclasse

Pubblicato in: Dalla parte dei bambini, La Scuola vista da me, Riflessioni personali, Società e Costume

Spigolando nel campo pedagogico


schermata 2019-01-09 alle 18.19.56

Maria Montessori, forse, entra troppo poco nelle nostre scuole.

Ristudiando mi rendo conto, con meraviglia, di quanto il mio modo di fare e di intendere l’insegnamento sia contaminato dal suo pensiero, non solo, prendo coscienza di quanto i vari pedagogisti, educatori, insegnanti siano stati importanti nel mio percorso professionale.

Alla fine ciascuno di loro, condividendo esperienze e pensieri, mi hanno aiutato, e mi aiutano, a restare con i riflettori puntati sul bambino e non su di me.

Il focus è la sua mano, la sua mente, la SUA libertà che va sempre rispettata.

Non possiamo esigere rispetto se non siamo i primi a rispettare i bambini. Questa non è una verità nata oggi, ma la si trova già anche nel Vangelo. Quanto potremmo imparare ed autocorreggerci, così come insegnava Montessori e Rodari, se solo ci impegnassimo a leggere di più, a riflettere di più su ciò che leggiamo!
Maestri il Mondo ne ha avuti tanti, Maestri che non avevano bisogno della ribalta per splendere di luce propria e non riflessa.

Maestri che hanno tenuto alta la fiaccola sul moggio, ma gli uomini camminano a testa bassa e vivono in quella zona fatta di ombre scambiandole per l’unica e sola realtà…

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali, Società e Costume

GLI EMIGRANTI (E. De Amicis 1882)


 

 

copertina5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cogli occhi spenti, con lo guancie cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave
Come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra
Tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito
Bimbo, che gli s’afferra
Al collo, dalle immense acque atterrito.
Salgono in lunga fila, umili e muti,
E sopra i volti appar bruni e sparuti
Umido ancora il desolato affanno
Degli estremi saluti
Dati ai monti che più non rivedranno.

Salgono, e ognuno la pupilla mesta
Sulla ricca e gentil Genova arresta,
Intento in atto di stupor profondo,
Come sopra una festa
Fisserebbe lo sguardo un moribondo.
Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.
Traditi da un mercante menzognero,
Vanno, oggetto di scherno allo straniero,
Bestie da soma, dispregiati iloti,
Carne da cimitero,
Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.
Vanno, ignari di tutto, ove li porta
La fame, in terre ove altra gente è morta;
Come il pezzente cieco o vagabondo
Erra di porta in porta,
Essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoro
Celando in petto una moneta d’oro,
Frutto segreto d’infiniti stonti,
E le donne con loro,
Istupidite martiri piangenti.
Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
Il suol che li rifiuta amano ancora;
L’amano ancora il maledetto suolo
Che i figli suoi divora,
Dove sudano mille e campa un solo.
E li han nel core in quei solenni istanti
I bei clivi di allegre acque sonanti,
E le chiesette candide, e i pacati
Laghi cinti di piante,
E i villaggi tranquilli ove son nati!
E ognuno forse sprigionando un grido,
Se lo potesse, tornerebbe al lido;
Tornerebbe a morir sopra i nativi
Monti, nel triste nido
Dove piangono i suoi vecchi malvivi.

Addio, poveri vecchi! In men d’un anno
Rosi dalla miseria e dall’affanno,
Forse morrete là senza compianto,
E i figli nol sapranno,
E andrete ignudi e soli al camposanto.
Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora
Dai muti clivi che il tramonto indora
La man levate i figli a benedire….
Benediteli ancora:
Tutti vanno a soffrir, molti a morire.
Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento.
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.

E il naviglio s’affretta, e il giorno muore,
E un suon di pianti e d’urli di dolore
Vagamente confuso al suon dell’onda
Viene a morir nel core
De la folla che guarda da la sponda.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.
Stringete il nodo dei fraterni affetti.
Riparate dal freddo i fanciulletti ,
Dividetevi i cenci, i soldi, il pane,
Sfidate uniti e stretti
L’imperversar de le sciagure umane.
E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,
E tornare ai villaggi umili e cari,
E ritrovare ancor de le deserte
Case sui limitari
I vostri vecchi con le braccia aperte.

[http://www.risorgimentofirenze.it/gli-emigranti-poesia-di-edomndo-de-amicis/]

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali, Società e Costume

Io, speriamo che me la cavo


Quanto siamo “provinciali” noi italiani? Non solo “chiudiamo” i porti, NOI, un popolo di NAVIGATORI, ma pensiamo che oltre il nostro miserevole orticello non ci siano altri mondi.
Ignoranti e presuntuosi continuiamo a considerarci “l’ombelico del mondo”… Lo eravamo, forse, una volta, al tempo in cui nel nostro Paese si faceva Cultura, ricerca scientifica, grandi invenzioni, Arte. Oggi, che abbiamo svenduto i nostri gioielli di famiglia ci sono rimaste addosso solo le pulci e per consolarci ce la prendiamo con chi sta peggio di noi in quanto, perso dignità (sostenendo un governo grullo-fascio-leghista) non abbiamo nemmeno la compassione e la saggezza dei bambini raccontati dal compianto Marcello D’Orte: “Mia madre dice che il Terzo Mondo non tiene neanche la casa sgarrupata, e perciò non ci dobbiamo lagniare: il Terzo Mondo è molto più terzo di noi!” (da Descrivi la tua casa)
Intanto: “L’hanno scorso io mi sono vestita da Cenerentola, e pure quest’anno mi vestirò da Cenerentola, perché il vestito è facile, basta che prendi delle pezze“. (da A Carnevale ogni scherzo vale…).
È arrivato un nuovo anno, portando con sé già tanti problemi, contrattempi e siamo al 9° mese di gestazione di questo governicchio di incompetenti e pieni di livore che stanno facendo la pacchia sulle nostre spalle senza che abbiano fatto una sola legge che porti benessere al Paese mentre continuano a sbafare sfruttando l’odio e il livore di gente ignorante e intellettualmente limitata.
Ciliegina sulla torta la boutade di “giggino” che si offre di “ospitare a casa sua i gilet gialli”.
Ma i francesi, che non sono cialtroni come noi e che sanno che il Mondo non è circoscritto al loro confine territoriale, gli hanno risposto con le rime facendoci fare, per l’ennesima volta, la figura dei fessi e degli imbecilli.
Loro hanno l’ ORGOGLIO… Loro sono il Popolo che ha preso la Bastiglia… Noi invece sappiamo solo barricarci nelle nostre case e da lì gridare “Al Lupo… al lupo”.
Vili, codardi e fanfaroni.
Io, speriamo che me la cavo…
ciro-esposito-raffaele-aiello-638x425
(Lui ci ha provato a fare qualcosa, noi dovremmo imparare da lui… meditate nell’ascoltare queste parole, sempre se siete capaci di meditare.)
 
Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

Beati i costruttori di Pace


00121e_8a5d5b8f505a44dda2c23f61b3b79c9f-mv2-1024x454 (Matteo 5, 9)

La Pace è un processo interiore e poi esteriore.

Non si può cambiare il Mondo se non impariamo a guardare dentro noi stessi e a fare pulizia nel nostro cervello.

Non avremo Pace fino a che proietteremo negli altri le nostre paure, le nostre frustrazioni, le nostre angosce, le nostre miserie, il nostro mal di vivere.

Non avremo Pace fino a che ci ostiniamo a negare i Diritti Umani.

Non avremo Pace fino a che non impareremo a tendere la mano.

Impariamo a tenere la mano sul cuore quando salutiamo, solo così potremo ricordarci che la vera comunicazione con gli altri è l’Amore e non l’ egoismo della Ragione.

Auguro a tutti noi di iniziare il nuovo anno facendo pulizia dentro la “propria casa”.

Di spalancare porte e finestre per fare entrare il Sole.

Quel Sole Invictus che molti si ricordano di “risvegliare” solo a Natale per poi metterlo a dormire negli altri 364 giorni dell’anno. Buon anno ai “Costruttori di Pace”.

Buon Anno agli uomini di “Buona Volontà”…

Buon anno a chi comprende il “Vero Senso” della Vita e delle Cose.

Buon anno a chi guardando negliocchi degli altri rivede i suoi stessi occhi.

Buon anno a tutti voi che fate parte della mia “schiera” di amici, anche se vi vedo solo nel giorno del mio compleanno.

Grazie, se resistete ancora alla mia logorroica presenza social.