Quest’anno mi sono trovata, mio malgrado, a dover lavorare in una scuola da “Io speriamo che me la cavo”. Nulla da eccepire per una che, come me, considera la sua professione alla stregua di una missione… La cosa che mi indigna è che pur avendo a disposizione i mezzi per realizzare una didattica innovativa che vada oltre i banchi e la cattedra, ti tocca vedere una stanza adibita a materiale di scarico, dove, ammassati senza alcuna cura trovi computer nuovi (con installato window 10), scrivanie addossate una sull’altra e … aspetti.
Aspetti che venga un addetto, inviato dai “piani alti”, a sistemare l’aula di informatica. Poi, ti svegli e decidi che sei stanca di aspettare e che anche questi bambini hanno gli stessi diritti di bambini più “fortunati”.
Allora ti rimbocchi le maniche, chiedi aiuto a due colleghe volenterose e….voilà, oggi ho fatto la gioia dei miei alunni, e per festeggiare: Tutti a giocare col pc…
Scriveva Andrea Canevaro che è la società che crea l’handicap quando non mette il disablle in condizioni tali per poter interagire col mondo, la cosa più grave è quando questo lo fa la Scuola Pubblica, quella scuola che, come denunciava Don Milani, cura i sani e respinge gli ammalati.
Un abbraccio, è il minimo che possa dare a chi come te fa queste … piccole cose.
Grazie!