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Il corona virus è come l’oroscopo?


La percezione che ho io è che il Governo ce la stia mettendo tutta per venire incontro a tutte le voci della piazza. Anche quando queste sono discordanti e contraddittorie.

Sappiamo benissimo che molti, in piazza, hanno fatto fatica e faticano a collegare i neuroni. Mai vista tanta incoerenza come in questi tempi di pandemia. I provvedimenti, infiniti, sono stati presi e su tutti i fronti per accontentare tutti e c’è chi ne ha usato ed abusato di questi DPCM.

L’unico che se ne è fatto un baffo è il virus e questo NON perché il Governo è stato incapace, ma perché noi siamo stati incapaci di adeguarci a un diverso modus vivendi.

In estate, come hanno aperto le stalle tutti abbiamo festeggiato e questi sono i risultati. Io non penso che ci fossero meno positivi in estate, penso che ce ne fossero moltisismi, ed è allora che avrebbero dovuto fare i tamponi a tutti. Dopo aprire le stalle e far uscire i buoi.

Hanno detto che molti l’hanno importato dal rientro delle vacanze. Hanno rivoluto le frontiere aperte…

Non so.

Non sono così categorica nell’addossare al Governo parte, grandissima, della responsabilità che è solo nostra (una per tutte i vari assembramenti e le varie manifestazioni elettorali, di negazionisti e di gente arrabbiata che, accecata dalla rabbia non ha calcolato i rischi che correva).

Non penso che al Governo faccia piacere vedere un Paese “immobilizzato”. A meno che non siamo in mano a burattinai che vogliono fare di noi dei burattini (come molti dicono) e distruggere un Paese…

Però mi chiedo: Siamo disponibili ad essere maneggiati come un burattino?

Io no… e sono in cerca del giusto mezzo…

Il giusto mezzo mi dice che, corona virus si – coronavirus no, volendo ascoltare e dare ragione a tutti, è come con l’oroscopo: Può anche non essere vero ma nel dubbio IO ci credo e mi comporto di conseguenza.

Nell’ambito della scuola e delle amministrazioni locali, stendiamo un velo pietoso sopra.

No, io non me la sento di addossare tutta la responsabilità al Governo.

Troppi cialtroni, troppi “esperti”, troppi galli a fare chicchirichì…

A me quello che fa rabbia è dover tornare con la DaD.

Amo tutto ciò che è tecnologia e informatica… Ma penso che, come ogni cosa, va presa a giuste dosi… omeopaticamente.

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Scrivo o ricalco?


Stavo guardando la pubblicità di un libro di pre-scrittura…

Non so voi, ma io detesto, nel senso letterale del termine, quelle attività di ricalco di linee, numeri e lettere. Riesco ancora, ancora, ad accettarli lì dove c’è un disturbo percettivo dello spazio o un Q.I. di 55-60 (e neanche).

A mio modesto avviso, operare con la scrittura come se i bambini fossero dei pappagalli con le mani, lo trovo un modo coercitivo di utilizzare più che il loro controllo il controllo della società su di loro, un vero e proprio subdolo indottrinamento spersonalizzante.

La scrittura, così come un dipinto, va scoperta.

Ogni linea, ogni tratto di un simbolo, di un segno calligrafico deve essere una conquista personale. Deve suscitare meraviglia, prima che in noi, nel bambino che deve sentirsi fiero e gratificato nell’osservare il prodotto del suo lavoro LIBERO e avere la consapevolezza che quel segno, quel simbolo è stato capace di realizzarlo da solo, con le sue sole capacità. Ed è personale e al contempo universale, perché anche gli altri lo usano.

Scoprire che quel segno ha il carattere dell’universalità e che getta un ponte, stabilisce una relazione tra il sé e gli altri, non può che accrescere l’autostima e la consapevolezza che ci sono altri modi con cui esprimere i nostri pensieri, comunicare le nostre emozioni.

Provare il piacere di capire e farsi capire dagli altri è la molla che spinge ad applicarsi con maggiore impegno per ottenere il massimo profitto senza essere copie o fotocopie di qualcun altro ed è, a mio modesto avviso, un inconscio retaggio della vecchia cultura fascista.

Del resto il voto sulla bella scrittura è stato abolito molti ma molti anni fa.

Pirandello, in bella scrittura, alle elementari, aveva un emerito CINQUE…

“Ha fatto quel che può, quel che non può non fa”, diceva il buon maestro Manzi che, badate bene, non è un limite alle capacità dell’alunno ma la presa cosciente che ha dato il massimo che poteva dare.

Il cervello si affina a forza di tentativi ed errori, non col ricalco.

L’apprendimento è un’ azione volontaria non meccanica.

[#AngeliKaMente pensiero pedagogico]