Pubblicato in: Riflessioni personali, Società e Costume

Anno nuovo, Vita nuova?


Un anno viene e uno se ne va e scaramanticamente ci apprestiamo a compiere i medesimi gesti, i medesimi riti che da anni, generazioni si tramandano nella speranza che i prossimi 365 giorni rivoluzionino il mondo. Ci si scambia gli auguri con l’ auspicio che l’anno che sta per arrivare sia migliore di quello che se ne sta per andare. Ci dichiariamo atei, miscredenti, ridiamo all’idea che ci sia gente che si inginocchia e prega un Dio che non si vede. Salvo poi affidarci agli auruspici, ai tarocchi, agli astrologi che ci regalino un briciolo di speranza e non ci rendiamo conto che l’affido più insensato sia quello di mettere il nostro destino nelle mani di un tempo che è solo illusorio. Una delle nostre formae mentis, l’altra è quella dello spazio che vogliamo a tutti i costi limitare e circoscrivere, per quanto la nostra intelligenza scientifica, conoscitiva, ce lo consenta dentro un perimetro. Perché per noi umani tutto è e deve essere misurabile. Tutto deve sottostare al nostro controllo. L’unica cosa che fatichiamo a controllare e gestire è invece quella più importante: La nostra vita, i nostri pensieri, le nostre azioni.

Non è un numero che può cambiare il corso della NOSTRA Vita.

Il Sole continuerà a rimanere immobile, la Terra continuerà a girare e fra 365 giorni tornerà a trovarsi nella medesima posizione spaziale in cui si trova adesso.

Allora, perché invece di affidare il nostro futuro ad un irreale e insussistente “Signor Tempo” non iniziamo a riflettere su cosa vogliamo o non vogliamo fare per cambiare quello che nella nostra vita non ci fa stare bene?

Abbiamo 365 giorni per pensarci…

Magari possiamo iniziare a farlo con questi celeberrimi versi di Orazio:

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi

finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios

temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!

Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,

5quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare

Tyrrhenum, sapias: vina liques et spatio brevi

spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida

aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

[#AngeliKaMente, buona crescita spirituale, psichica, come la vogliate chiamare]

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Gioco di Ruolo e Didattica a distanza


Mooolti anni fa, una collega, mi fece conoscere Extremelot.

Mi disse: -“Entra, fatti un’idea di come funziona e dimmi che ne pensi dell’idea di realizzare qualcosa di simile per gli alunni di tutta Italia”-?
Da lì partì la mia avventura nel GdR che durò per un paio di anni in quanto mi aveva entusiasmato e strapreso. Solo che non riuscivo a trovare un sistema per farlo calare nella realtà della Scuola Pubblica.
Oggi, grazie alla DAD, dall’archivio della mia memoria quel ricordo è riaffiorato e… grazie alle video-lezioni può realizzarsi, anche se solo a livello di aula scolastica.
Così, stamane, mi sono svegliata e ho iniziato a preparare la bozza e la scheda descrittiva del personaggio che ho appena consegnato ai miei alunni. Ho spiegato loro a larghe linee che cos’è un GdR, come funziona e come NOI lo faremo funzionare durante la DAD
I loro visi si sono illuminati quando ho detto loro che sarà il NOSTRO modo di fare “italiano”: lettura, comprensione del testo, grammatica, ortografia, testo descrittivo, testo narrativo, discorso diretto e indiretto, insomma tutto quello che riguarda la struttura della grammatica della lingua diventeranno prassi didattica in… azione, e funzione, storico-educativa.

Passato-presente-futuro si amalgameranno per creare la nostra storia, sviluppando fantasia e creatività.

Esercitando e affinando la capacità di ascolto e di empatia nei confronti dell’altro costruiremo la nostra storia in modo pratico, ludico e creativo.

I bambini, inoltre, nascosti dietro l’anonimato”, avranno modo di far emergere le loro emozioni recondite: paure, ansie, frustrazioni.

Insomma, tutte quelle emozioni che si agitano dentro ognuno di noi e che noi, spesso e volentieri, non riusciamo a mettere a fuoco si manifesteranno ed emergeranno nella narrazione del “loro” personaggio immaginario.Quasi un loro alter ego…

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Libertà e autonomia del bambino


Maria Montessori scriveva: “Non si può essere liberi se non si è indipendenti”.

Noi genitori, e parlo da genitore e non da maestra, fatichiamo a capire quando è il momento di lasciar andare il nostro “cucciolo” per affidarlo nelle mani di chi sarà in grado di condurlo, passo dopo passo, giorno dopo giorno, alla scoperta del Mondo e all’organizzazione del suo pensiero strutturato sulle conoscenze che va acquisendo.

Se osserviamo con attenzione il comportamento di mamma uccello, ad esempio, noteremo come, non appena i piccoli uccellini hanno ricoperto il loro corpo e le loro ali del piumaggio necessario, con una beccata gentile e al contempo vigorosa, li butta giù dal nido per insegnar loro a volare.

Chi è cresciuto in città o paesi vicino al mare (come la sottoscritta, ad esempio) ha provato fin da piccolo a imparare a nuotare grazie ai coetanei più grandicelli, o a un adulto che, pur standogli vicino, gli lascia il sostegno sotto le braccia e lo fa andare giù…

In fondo, quando a cinque-sei anni accompagnamo per la prima volta i nostri figli davanti alla scuola e li vediamo refrattari a staccarsi da noi cosa facciamo? Li sospingiamo dolcemente e con fermezza invitandoli ad entrare.. Questo gesto significa: “Vai, ora devi camminare da solo”.

Peccato che poi, spesso e volentieri, ce ne dimentichiamo. I bambini vanno difesi, certo, osservati a vista senza interferire oltre il necessario. Del resto quanti di noi genitori interferiamo quando loro stanno giocando?

[AngeliKaMente pensiero pedagogico]

Pubblicato in: La Scuola vista da me, Materiale didattico

Leporello ortografico


Che cos’è il leporello?
il leporello è un formato composto da un’unica striscia di carta ripiegata su se stessa a fisarmonica

Quali sono le sue origini?

La sua origine risale a molto tempo fa e prende il nome dal servitore del Don Giovanni, che nell’opera di Mozart si chiama per l’appunto Leporello, il quale ha l’arduo compito di prendere nota di tutte le conquiste amorose del padrone.

In particolare c’è un momento nella storia in cui egli espone la lunga lista delle amanti di Don Giovanni (duemila e sessantacinque!) a Donna Elvira, ennesima donna abbandonata.

È proprio durante l’aria di Leporello, “Madamina, il catalogo è questo“, che il servo tira fuori un unico foglio ripiegato a soffietto sul quale aveva annotato la lunghissima lista di donne cadute nel vortice amoroso del padrone.

Nell’era vittoriana poi i leporello vennero comunemente usati come souvenir di viaggio; si trattava di piccoli album nei quali erano raffigurate immagini dei luoghi che i viaggiatori avevano appena visitato.

Tralasciando di raccontare ai miei piccoli alunni l’origine poco “nobile” di questo tipo di pubblicazione, ho preparato per loro il “Leporello dell’ortografia” per sintetizzare le difficoltà ortografiche studiate.

Se vi piace l’idea, ecco a voi il file da stampare e assemblare…