Maria Montessori scriveva: “Non si può essere liberi se non si è indipendenti”.
Noi genitori, e parlo da genitore e non da maestra, fatichiamo a capire quando è il momento di lasciar andare il nostro “cucciolo” per affidarlo nelle mani di chi sarà in grado di condurlo, passo dopo passo, giorno dopo giorno, alla scoperta del Mondo e all’organizzazione del suo pensiero strutturato sulle conoscenze che va acquisendo.
Se osserviamo con attenzione il comportamento di mamma uccello, ad esempio, noteremo come, non appena i piccoli uccellini hanno ricoperto il loro corpo e le loro ali del piumaggio necessario, con una beccata gentile e al contempo vigorosa, li butta giù dal nido per insegnar loro a volare.
Chi è cresciuto in città o paesi vicino al mare (come la sottoscritta, ad esempio) ha provato fin da piccolo a imparare a nuotare grazie ai coetanei più grandicelli, o a un adulto che, pur standogli vicino, gli lascia il sostegno sotto le braccia e lo fa andare giù…
In fondo, quando a cinque-sei anni accompagnamo per la prima volta i nostri figli davanti alla scuola e li vediamo refrattari a staccarsi da noi cosa facciamo? Li sospingiamo dolcemente e con fermezza invitandoli ad entrare.. Questo gesto significa: “Vai, ora devi camminare da solo”.
Peccato che poi, spesso e volentieri, ce ne dimentichiamo. I bambini vanno difesi, certo, osservati a vista senza interferire oltre il necessario. Del resto quanti di noi genitori interferiamo quando loro stanno giocando?
[AngeliKaMente pensiero pedagogico]