Qualcuno mi ha riportato su un mio post su FB di un anno fa:
Ho vissuto ben 10 anni in collegio e ho sperimentato il “comunismo” campanelliano fin dall’età di otto anni. La Scuola Pubblica che negli ultimi anni ha cercato di cambiare parlando di PEI e PEP non ha fatto altro che accentuare l’individualismo della persona, dell’alunno. Ancora oggi la maggior parte dei docenti faticano a staccarsi dalla desueta consuetudine della lezione “frontale”. Il risultato di questa metodologia è sotto gli occhi di tutti: assenteismo e abbandono scolastico. Individualismo dell’essere che ha raggiunto vette mai viste finora.Ed eccoli qui i docenti abituati a stare in cattedra, a mettersi la toga del “giudice” per valutare con i voti i loro discenti, sollevarsi contro la prospettiva di buttare nella spazzatura quei banchi obsoleti, frutti di quella didattica frontale che dal 1925 poco è cambiata. Eppure quanti sono i docenti “illuminati” che in questi anni hanno cercato di adattare l’aula per renderla consona alla lezione che intendevano fare? Quanti sono i docenti, anche non illuminati, che si sono sempre lamentati di quei banchi vecchi, le sedie rotte che ti rovinano anche i vestiti e le calze?Dove metto il vocabolario di greco, si chiedono costernati…E non so se piangere o ridere, perché io vedo in questa opportunità non solo l’occasione buona per avere un’aula più moderna e colorata ma anche la possibilità di ripensare DAVVERO a un nuovo metodo di studio.La classe capovolta (la flipped classroom, per usare un anglicismo), il cooperative learning e tutti gli altri stratagemmi che potrebbero finalmente prendere corpo, dopo essere stati tanto osannati ed esaltati ma mai adottati in pieno, all’improvviso sembrano spariti.Qua, mi sa che, prima di cambiare i banchi, dovremmo resettarci tutti il cervello.Perché fatichiamo a vedere le potenzialità di questi “banchi” che possono contribuire a formare le future generazioni al senso di “comunità sociale”? Educarli fin da piccoli a “lavorare insieme”, uniti per raggiungere un comune obiettivo? Per acquisire, anche se non in modo diretto, la consapevolezza che oltre il “me” esiste anche l’altro? Quale modo migliore per abbattere l’individualismo che, ai tempi odierni, acceca anche la persona più altruista? Come far comprendere l’idea che da solo produco per uno e che insieme produciamo per tutti?Inviterei i colleghi, di ogni ordine e grado, a riflettere e a guardare ad altri punti di vista che non siano quelli dei loro piccoli orticelli.Una sola parola basta per aiutarci in questo momento in cui vediamo stravolte le nostre metodologie e la nostra concezione della scuola: resilienza.La formazione di una “umanità” migliore parte anche da qui…Da una semplice sedia che può fare una grandissima differenza.[#AngeliKaMente pensiero pedagogico]
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