Lo spirito della pedagogia steineriana è prettamente imperniato dall’humus dell’antroposofia ma ricordiamoci che la prima scuola steineriana è stata aperta dentro gli stabilimenti della Warldof Astoria, fabbrica di sigarette, per consentire ai figli degli operai di avere una scuola vicino al posto di lavoro dei genitori.
Steiner subì l’influsso della Montessori che nel 1899 aveva aderito alla Società Teosofica di cui era stato membro anche Steiner, salvo poi allontanarsi per costruire la sua Antroposofia.
Infatti nella pedagogia Waldorf si ritrovano molti punti qualificanti la rivoluzione montessoriana come la centralità educativa del bambino, l’obiettivo di favorire lo sviluppo armonioso di tutte le sue facoltà e il rifiuto di valutarne le prestazioni con voti. Trascorso un secolo di sviluppo autonomo, i due metodi ancora presentano somiglianze profonde.
Nelle scuole steineriane, così come in quelle montessoriane c’è attenzione, gratitudine per tutto quello che arriva, c’è la volontà di osservare senza giudicare, c’è accettazione delle differenze, voglia di stupirsi e di meravigliarsi per ogni piccolo processo in corso. C’è una gioia smisurata, un piacere nel vivere ogni singolo momento, difficoltà comprese.
Ciò non toglie che sono cose che possono tranquillamente trovarsi anche nelle scuole pubbliche, lì dove ci sono docenti che hanno studiato pedagogia e metodologia didattica.
Quello che io rimprovero sempre ad ambedue queste scuole “private” sono i costi esorbitanti che, ne sono certa, sarebbero state bollate dai loro stessi ideatori, mentre sono d’accordo con quella mamma che scrive:
“Quelli che hanno bisogno della scuola steineriana siamo noi genitori!
Noi avevamo bisogno di capire come e dove si trovavano i valori da passare ai nostri figli, cosa scegliere per loro, come proteggerli da maestri che fanno il proprio orario di lavoro senza amore, senza stima e considerazione per i piccoli”.
