Ho sempre amato il Presepe, fin da piccola, quando lo facevo insieme a mio padre. L’odore del muschio fresco che raccoglievamo in campagna. Negli anni non ho mai smesso questa tradizione. In collegio ero la “regista” del Presepe che si faceva in chiesa. Ogni anno era un’emozione grandissima per me tirare fuori le statue dei pastori che ricordo erano molto ma molto alte, ma l’emozione più grande era ritrovarmi tra le mani quella di Gesù Bambino. Era un Bambinello meccanico di circa 30-40 cm che muoveva la testa ed apriva e chiudeva gli occhi accompagnato dalla musica “Urtulanu” …
Ed il Presepe è quel filo sottile che mi lega moltissimo a San Francesco d’Assisi, penso che in tutta la storia della Chiesa non sia mai esistito un “visionario” come lui…
Chi segue oggi la SUA predicazione? Eppure è il Santo Patrono d’Italia insieme a S. Caterina da Siena, patrona delle Lettere e “Dottore” della Chiesa.
«L’invenzione del presepe da parte di Francesco è la più grande protesta silenziosa che il Santo mette in atto nel suo cammino. Protesta verso una società e una Chiesa che utilizzavano la Croce di Cristo come vessillo per le Crociate, che avevano dimenticato il valore della tenerezza e dell’attenzione verso il prossimo, il più debole, il lebbroso. Invito a non sventolare il presepe ma a farlo, assumendone le conseguenze, l’altro non è mai respinto, nel presepe c’è posto per il profugo e per l’immigrato». Padre Fortunato, voce dei francescani di Assisi, racconta il suo ultimo libro Una gioia mai provata in una serata alla quale partecipano monsignor Fisichella, Erri De Luca e Ugo Ughi che regala ai tantissimi che sono venuti nella chiesa di Santa Anastasia al Palatino una straordinaria esibizione. Non a caso, per il lancio del libro è stata scelta la giornata mondiale dei poveri. E ovviamente si parla anche di attualità…
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