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Didattica a distanza


Il cinque marzo non mi ha colto impreparata in quanto avevo già fatto un minicorso online su come strutturare la didattica a distanza attraverso la tecnologia messa a disposizione per le scuole, da GSuite for Education a Mooc. Dalla scuola in Cloud (relatrice la Dirigente Laura Biancato) alle idee smart facilmente fruibili in rete (jitsi.org, framepad)…

Molti docenti, in Italia, invece preferiscono Cisco Webex anche per fare i webinar di formazione agli altri docenti.

Dopo averli sperimentati tutti, jitsi l’avevo anche proposto ad alcune colleghe, ho ripiegato per Zoom che per me è il migliore in assoluto per performanca e prestazioni (leggevo che va alla grande soprattutto tra i professionisti e i docenti oltralpe e in America, e che da qualche giorno il titolo, quotato in borsa, è schizzato alle stelle), unico “inconveniente” è che una multiconferenza free non dura più di quaranta minuti per cui mi vedevo costretta a dover creare un nuovo meeting e reinviare il link ai genitori.
Dopo due giorni il mio stato di sopportazione era finito (ci siamo organizzate con la collega Giovanna Vinciguerra, anche per venire incontro ai genitori, di fare due gruppi. Il primo gruppo segue la lezione la mattina e il secondo il pomeriggio), per cui ho deciso di sottoscrivere un abbonamento mensile, ed ho fatto bene, visto il precipitare degli eventi.

L’obiettivo principale che ci eravamo prefissati, insieme alla collega ed ai genitori, era di rendere quanto più “normale” possibile dei giorni di “a-normalità” al fine di far vivere questo isolamento forzato in maniera che non interrompesse i ritmi a cui sono abituati i bambini.

So che molti colleghi, molti rappresentanti dei genitori, molti genitori, si sono visti sobbarcati di file e di link sulle varie chat con grandi difficoltà di organizzazione e con in più il rischio di far esplodere i mobile a causa dei file che gli venivano recapitati. Situazione che la collega ed io non viviamo grazie alla collaborazione tra Casa e Scuola.
Registro quasi quotidianamente le lezioni che svolgo, più che altro per avere un feedback di ciò che faccio e di cosa “raddrizzare”.

Ma dal cinque marzo, quando questa avventura è iniziata, a oggi, devo dire che stiamo facendo passi da gigante. Noi docenti, i bambini e i genitori stiamo vivendo una nuova dimensione delle relazioni casa-famiglia e per noi è davvero, oltre che gratificante, anche entusiasmante.

D’accordo con loro ho reso pubblica una piccola lezione, tenuta ieri mattina, allo scopo di aiutare i colleghi che hanno difficoltà a organizzarsi.

Guardate come sono bravi i bambini a gestire il tutto.

Sono davvero fiera di loro.
#didatticaadistanza ai tempi del #coronavirus e la lezione esce dall’aula e si catapulta in una realtà parallela.
#solocosebelle

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Halloween: il mio punto di vista


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Ogni anno mi tocca leggere la solita polemica tra i denigratori della festa di Halloween che dicono: E’ una pagliacciata, non ci appartiene, non è nella nostra tradizione. La nostra tradizione è quella di Ognissanti, è la Commemorazione dei defunti.

Adesso non meravigliatevi, nè scandalizzatevi, se io, più vi leggo e più vorrei tornare nel mondo dei bambini.

Gli adulti siamo noiosi, ripetitivi, pedanti, lì dove i bambini sono impulso, fantasia, stimolo creativo.

Nella mia classe ogni anno affrontiamo l’argomento ma da una prospettiva molto più “ampia” e, ogni volta che lo faccio, non posso fare a meno di ridere dei luoghi comuni sui quali molti adulti fondano le loro convinzioni.

Con i miei alunni riflettiamo, ragioniamo insieme e colleghiamo le molteplici informazioni in nostro possesso.

Riflettiamo sul perché molti dicono che le festività, religiose o civili, siano riti “pagani” e non hanno tutti i torti in quanto noi sappiamo che festività e riti che noi celebriamo si sono innestati su vecchie celebrazioni e vecchi riti delle civiltà precedenti.

Le testimonianze storiche attestano l’usanza di commemorare i morti già in civiltà antichissime, distanti tra loro per spazio e tempo. Dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti. Origini e riti che si ricollegano all’antica usanza del banchetto funebre, un tempo comune a tutti i popoli indo-europe.

I miei alunni riflettono su come, l’uomo, nomade fin dalla Preistoria, ovunque vada si porta dentro il suo bagaglio culturale, le sue tradizioni e di come “condivida” con gli altri le sue conoscenze (come ad esempio fanno i giapponesi con i loro bonsai).

La storia cambia, muta nel tempo pur mantenendo inalterate le sue radici. Il suo comun denominatore.

E’ vero, Halloween non appartiene alla nostra cultura (e trovo singolare come molti razzisti e xenofobi che vedono le loro convinzioni minacciate dagli immigrati che vengono dai paesi africani poi accettino quello che viene d’oltremanica) più di quanto la Commemorazione dei defunti e la festa di Ognissanti appartenga a chi non è cattolico.
Ma se con certosina pazienza andiamo a ricercare l’origine, la sorgente di quella tradizione scopriamo che la radice è la stessa. Identica. Cambia la forma ma la sostanza è unica per tutti.

Nella nostra tradizione si racconta ai bambini che la notte del 2 novembre i morti lascino le loro tombe e tornino sulla terra a trovare i loro cari recando ai bambini dei dolci particolari. In Sicilia e nel meridione in generale loro portano i celeberrimi ossa dei morti. In Sicilia è tradizione mettere nella calza anche la famosa frutta martorana o pasta reale.

Nei Paesi di origine anglofona questa stessa “visione” , questo passaggio sulla terra di chi si trova nella tomba, nell’oltretomba, avviene il 31 ottobre.

Quindi, come possiamo vedere le due feste differiscono solo nelle date e nelle forme ma non nella sostanza.

La radice è identica!

Allora riflettiamo sul perché e non sul cosa… Perché l’uomo, dalla notte dei tempi, ha costruito questo pensiero. Io, una spiegazione me la sono data.

L’uomo tenta di esorcizzare la paura della morte, dell’ignoto, dell’incognita del suo destino dopo la morte. Le religioni servono prima di tutto a questo. Ci rincuorano, ci danno coraggio quando ci insegnano che non tutto è perso, che la nostra vita continua oltre la morte e che non abbandoneremo mai questa Terra. Tutti ci lamentiamo della vita che facciamo ma, contemporaneamente, vorremmo vivere in eterno e ci attacchiamo alle tradizioni solo con l’illusione di sopravvivere e la paura di tornare e trovare il mondo cambiato.

Vorremmo cristallizzare la Vita non potendo evitare la Morte.

Che si usino queste credenze per esorcizzare la Morte, le nostre paure, è del tutto plausibile. Fa parte della crescita e dell’equilibrio psichico degli uomini e in particolar modo dei bambini. Loro hanno bisogno di sapere che i mostri possono essere controllati. Che i mostri in realtà non sono altro che frutto del pensiero. Quei mostri che turbano i loro sonni e che loro non sanno spiegarsi. Sono i mostri che derivano dal sentirsi abbandonati, trascurati, ignorati. Sono i mostri della deprivazione affettiva, della mancanza di attenzioni e della scarsa partecipazione alla loro crescita. Sono i mostri che nascono quando si pensa al futuro incerto e nebuloso quelli che ci tormentano ad ogni età. I bambini non ne hanno coscienza ma ci sono, li hanno, aumentati dai discorsi preoccupati degli adulti.

Lo vedo a scuola quando dico loro di scrivere la fine di un racconto letto in classe. Sono pochissimi quelli che mi danno conclusioni a “latte e miele”, molti di loro invece parlano di mostri, assassini, sangue, coltelli, alieni…

Allora, lasciamo che i bambini si divertano, divertiamoci insieme a loro e non contro di loro, prima che la Vita vorace piombi come un falco su di loro e li divori.

Buone festività autunnali a tutti.

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Le gonfiate verità


La-soia-fa-maleQuando ero piccola, e sono convinta anche oggi, i dottori dicevano che il nostro corpo sa autoregolarsi da solo su cosa mangiare e come mangiare. Oggi, nell’epoca dell’omologazione di massa la gente segue le mode. Perché è vero, fa figo avere un cane, ci genera un senso di autostima essere catalogati come “naturisti” se seguiamo la dieta vegetariana, così come pensiamo che sia un benestante chi usa un ipad o un iphone. Viviamo di clichè, di apparenza,come i cani che urinano per marcare il territorio non permettiamo sconfinamenti allo status simbol. Seguiamo le mode, crediamo a chi ci promette miracoli, come alchimisti in cerca della pietra filosofale siamo convinti che l’ultimo ciarlatano sia quello che ci assicura l’immortalità. Siamo tutti in cerca dell’elisir di lunga vita e il desiderio di vivere, la brama di vita,ci spinge ad affidarci a questa o quella propaganda pubblicitaria. Siamo sicuri che sia tutto vero?
Iniziate a leggere questo articolo sui “presunti” benefici della soia, credo che dovrete ricredervi e rivedere un po’ l’opinione che vi siete fatta dando retta a Tizio… Caio o Sempronio.
Da parte mia,omeopaticamente, sono convinta, e continuerò a dirlo fino alla morte, non c’è nessuna cosa che solo perché fa bene a me è salutare per un’altra persona. Siamo individui singoli, ognuno con un DNA ben definito che non è uguale a quello di nessun altro sulla faccia della terra… Ma la presunzione umana, una certa propaganda pubblicitaria, vuole farci credere che siamo prodotti in serie, come robot. Voi potete anche pensarlo ed uniformarvi alla massa, io no, non ci sto.
Sono nata dall’unione di uno spermatozo che ha incontrato un ovulo, non assemblata in una fabbrica. Il mio corpo è formato da cellule, MIE, personali, individuali non da bulloni!
Si dice che la soia la mangino i cinesi e che fa bene, dimenticando che l’uomo per vivere si è dovuto adeguare all’ambiente, sfruttare ciò che l’habitat gli offriva e che ogni cibo si trova lì e dove deve essere, il più adatto al bisogno. I musulmani non mangiano maiale perché la religione dice loro che è impuro ma basta riflettere un attimo per comprendere come il consumo di carne di maiale in territori in cui la temperatura segna 40° all’ombra impedisce non solo la dgestione di quelle carni, ma accresce il disagio legato al caldo.Alzi la mano chi a ferragosto mangerebbe braciole di maiale a pranzo, sotto il solleone…
Ah, la ragione questa sconosciuta…

Leggi:

la-scioccate-verita-sulla-soia-parte-prima/

soia-parte-seconda/

la-scioccante-verita-sulla-soia-parte-terza/

perché-la-soia-fa-male/

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Il Giudizio Temerario


1013251_740971539330524_2600238101739834256_nA otto anni, studiando il catechismo per prepararmi alla 1a Comunione, lessi tutti e quattro i libri del Vangelo. La memoria di quanto c’è scritto lì si è rafforzata nel momento in cui iniziai a studiare in collegio, con le suore. Una cosa però non avevo mai conosciuta, o meglio mai approfondita benché il Vangelo più volte dice, e ribadisce, che: Non giudicare se non vuoi essere giudicato.
Ecco quel “se” a parer mio viene tenuto sempre in pochissima, scarsissima considerazione. A prescindere che uno sia credente o meno quel “se” implica la libertà responsabile di ogni individuo di fare molta attenzione quando pretende di ergersi a giudice di un altro suo simile.
Adesso parlando in un altro mio post con l’amica Giovanna, mi è tornata alla mente una delle prime lezioni di Religione alle Scuole Medie. La mia professoressa, Suor Maria Maddalena, evidentemente seguace di San Francesco di Sales, parlò di un tipo di Giudizio che nei Vangeli non viene espresso letteralmente, o almeno non incisivamente: il Giudizio Temerario… e cercando adesso sul web ho trovato il capitolo XXVIII in cui il Santo affronta la questione. In sintesi, Lui dice questo:
[cit…] i giudizi emessi dai figli degli uomini sono temerari perché gli uomini non sono autorizzati ad emettere giudizi gli uni sugli altri; ciò facendo usurpano l’ufficio che Nostro Signore si è riservato; in più sono temerari perché la principale malizia del peccato dipende dall’intenzione e dal disegno del cuore, che è per noi il segreto delle tenebre; sono temerari perché ciascuno è sufficientemente occupato a giudicare se stesso, senza mettersi a giudicare anche il prossimo.
Per non correre il rischio di essere giudicati, è assolutamente necessario evitare di giudicare gli altri: fermiamoci invece a giudicare noi stessi. Nostro Signore ci ha proibito la prima cosa e l’apostolo ci comanda la seconda quando dice: Se noi giudichiamo noi stessi, non verremo giudicati. Noi facciamo invece esattamente il contrario: non manchiamo mai di fare quello che ci era stato proibito, sentenziando -a dritta e a manca sul prossimo; giudicare noi stessi, che sarebbe poi quello che ci è stato comandato, chi si sogna di farlo?

Bisogna correre ai ripari partendo dalle cause dei giudizi temerari. Ci sono dei cuori acidi, amari e aspri per natura, che rendono acido e amaro tutto quello che ricevono; costoro, secondo il detto del Profeta, mutano il giudizio in assenzio, perché non sanno giudicare il prossimo senza rigore e asprezza. Simili persone hanno tanto bisogno di cadere tra le mani di un consumato medico spirituale, perché, dato che l’amarezza di cuore è loro connaturale, vincerla è difficile; benché per sé non sia peccato, anzi soltanto un’imperfezione, tuttavia è da ritenersi pericolosa, perché introduce nell’anima, e ve li fissa, il giudizio temerario e la maldicenza.

Altri fanno giudizi temerari, non per acidità, ma per orgoglio; pensano che nella misura in cui abbassano l’onore degli altri, alzano il proprio! Sono spiriti arroganti e presuntuosi, pieni di ammirazione per se stessi, che si collocano così in alto nella propria stima, da vedere tutto il resto come cose piccole e basse: Non sono come gli altri uomini, diceva quel Fariseo.

In alcuni questo orgoglio non è tanto evidente e si manifesta soltanto in un certo compiacimento nel considerare i difetti degli altri per assaporare con maggior piacere il bene contrario di cui si sentono dotati. Questo compiacimento è così segreto e impercettibile che, se non si è forniti di una buona vista, non lo si può scoprire; e persino quelli che ne sono affetti, non se ne accorgono se non si fa loro notare.

Altri poi, per lusingarsi e trovare scuse nei confronti di se stessi, o per attenuare i rimorsi delle loro coscienze, pensano molto volentieri che gli altri siano contagiati dal vizio al quale si sono dati, o da qualche altro equivalente; pensano che il fatto di trovarsi ad essere in molti colpevoli dello stesso crimine, riduca la gravità.

Molti si lasciano andare al giudizio temerario per il solo piacere di filosofeggiare e fare gli indovini sulle abitudini e i capricci della gente, quasi per esercitarsi! Che se poi, per disgrazia, qualche volta azzeccano i loro giudizi, l’audacia e la brama di andare avanti diventa tanto forte in essi, che solo a fatica si può riuscire a distoglierli. Altri ancora giudicano per passione e pensano sempre bene di ciò che amano e sempre male di ciò che odiano. Soltanto in un caso, sorprendente fin che si vuole, ma reale, l’eccesso di amore spinge ad emettere un giudizio negativo su ciò che si ama: come risultato è mostruoso, ma lo spieghi facilmente se pensi che viene da un amore equivoco, imperfetto, agitato, malato, che si chiama gelosia, che, come tutti sanno, per un semplice sguardo, per il minimo sorriso di questo mondo, condanna le persone accusandole di perfidia e di adulterio.

Lungi dall’idea di fare catechesi o dello sterile moralismo sono sicura che se gli uomini iniziassero a riflettere meglio prima di parlare forse vivremmo in una società migliore. Libera e democratica nel senso pieno del termine.
Il capitolo completo a questo link:

http://rosarioonline.altervista.org/libri/filotea/index.php?dn=3-28

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Lotta quotidiana


corrida5Quando uno ha mal di testa ricorre a una pillola e tutto passa.
Se soffri per una contrattura muscolare fissi un appuntamento con un esperto in massaggi posturali, un paio di sedute e torni più pimpante di prima.
Se ti rompi una gamba un ingessatura e un paio di stampelle ti sostengono e ti aiutano a camminare. Qualunque dolore fisico si risana garzie all’aiuto di qualcosa che è “fuori” di noi.
Ci sono problemi, preoccupazioni, dolori che, pur indipendenti da noi, ci fanno soffrire, agitano il nostro riposo, ci tolgono il gusto di una sana risata… I pensieri neri, la rabbia, hanno ragione di noi e ci “isolano” dal mondo fino al punto di ripudiarlo. Allora, come toreri nell’arena, cerchiamo di prendere il toro per le corna. Da una parte il freddo raziocinio che tiene tutto sotto controllo, dall’altro un toro infuriato, accecato dal continuo sventolare di quel telo rosso che risponde a testa bassa… Nessuno degli astanti interviene in quella fossa. Si assiste con ansia, angoscia alla fine della contesa…
Così ci ritroviamo soli… ma in questa solitudine si rivela l’Uomo forte. Chi non si lascia abbattere, chi serra i denti, chi razionalizza avrà sconfitto il toro. Gli spettatori possono solo far sentire la loro vicinanza, la loro empatia… di più non possono fare a meno che non gli si chieda di scendere anche loro nell’arena…[#AngeliKaMente in counsellor terapia]

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Quanto ci amiamo?


Da un post che avevo condiviso su FB riguardo alle considerazioni di chi è vicino alla morte e si accorge di quante “omissioni” ha commesso, primo fra tutti quello di amare un po’ di più se stesso e meno gli altri (dal lavoro agli affetti più vicini)  è scaturito questo mio commento alla domanda di una amica la quale si chiedeva perché avvenisse quando non c’ era più tempo per rimediare:
La prima risposta che mi sento di darTi è che da quando apriamo gli occhi noi subiamo i condizionamenti che ci vengono dall’esterno. L’individuo, nella sua crescita, non è MAI veramente se stesso ma il risultato di condizionamenti familiari e ambientali. Dai genitori agli amici. Dai parenti alla Scuola. Dal compagno/a alla società non facciamo altro che ricevere “imposizioni”.
Dalle leggi religiose a quelle dello stato. Tutti ti dicono come devi comportarti. Cosa è giusto e cosa è sbagliato, creando così una psico-dipendenza che poco margine lascia alla TUa Libertà personale. Che poi vai a cercarla questa Tua libertà dove è finita visto che dalla nascita non l’hai mai avuta. Devi crescere, maturare e, attraverso errori e ricadute, andare avanti fino a che ti rendi conto di quanto importanti sono state quelle cadute. Quelle ferite cicatrizzate. Quelle lacrime secche e, giunto davanti a quella che sarà la via del non-ritorno, ti rendi conto di quanto Tu non sia mai stato veramente Libero ma solo schiavo. Schiavo dei pre-giudizi, dei pre-concetti, vittima delle frustrazioni e/o delle esaltazioni di coloro che hai incontrato lungo il Tuo cammino… e qui mi fermo…

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Khalil Gibran – Il Profeta –


E così l’amico jitama mi è venuto in aiuto rispondendo alla mia precedente domanda…
 

 

Allora un giudice della città si fece avanti e disse: parlaci della colpa e del castigo.

Ed egli rispose dicendo: quando lo Spirito vaga nel vento, soli ed indifesi, fate torto agli altri e perciò anche a voi stessi. E per questa colpa commessa dovrete battere, inascoltati, alla porta dei beati. Il vostro IO divino è come il Sole. Ignora le vie della talpa e non cerca le tane del serpente. Ma in voi non dimora soltanto l’ IO divino. Molto in voi è ancora uomo e molto in voi non è ancora uomo. Ma un informe pigmeo che cammina addormentato nella nebbia cercando il proprio risveglio.ed è l’uomo in voi che vorrei ora parlare. Perché è lui e non il vostro IO divino, né il pigmeo nella nebbia che conosce la colpa e il castigo. Sovente vi ho udito dire di chi commette un torto che non è uno di voi, ma un estraneo, un intruso nel vostro mondo. Ma io vi dico che anche il santo ed il giusto non possono innalzarsi al di sopra di voi. Così il malvagio ed il debole non potranno cadere più in basso di quanto è di più basso in voi. E come una singola foglia non ingiallisce senza la muta consapevolezza dell’intera pianta, così il malvagio no puo essere tale se non con il volere celato di voi tutti. Come in processione camminate verso il vostro IO divino voi siete la via ed i viandanti. E quando cade uno di voi, egli cade per quelli che lo seguono e li mette in guardia con il suo inciampare. Ahimè, egli cade per chi gli sta davanti che più veloci e con il piede più sicuro non hanno rimosso l’intralcio.

Ed anche questo vi dirò, benchè la parola vi pesi sui cuori:

L’assassinato non è senza responsabilità del proprio assassinio.

Ed il derubato non è senza colpa per il furto che ha subito.ed il giusto non è innocente delle azioni del malvagio.

E chi ha le mani candide non è immune dalle azioni del criminale.

Si, il colpevole è spesso vittima dell’offeso.

Ed ancora più spesso il condannato regge il fardello di chi è privo di colpa e di biasimo.

Voi non potete separare il giusto dall’ingiusto ed il buono dal malvagio. Poiché essi stanno insieme al cospetto del Sole, come il filo nero ed il filo bianco fossero intessuti insieme, e quando il filo nero si spezza, il tessitore rivedrà l’intera tela, e dovrà esaminare anche il telaio.

Se qualcuno di voi volesse portare in giudizio una consorte infedele, pesi sulla bilancia anche il cuore del marito e ne misuri l’anima con le giuste misure.

E chi volesse frustare l’offensore scruti lo spirito dell’offeso.

E se qualcuno di voi volesse, in nome della giustizia, abbattere con la scure l’albero guasto, ne osservi le radici. Ed in verità scoprirà le radici del bene e del male, quelle feconde e quelle sterili, tutte insieme intrecciate nel cuore silenzioso della terra. E voi, giudici che desiderate essere giusti, che giudizio pronunciate su chi, benché onesto nella carne, è ladro nello spirito? Che pena infliggete a chi uccide nella carne ma è egli stesso ucciso nello spirito? E come condannate colui che con gli atti inganna ed opprime? Eppure è egli stesso afflitto ed oltraggiato? E come punirete quelli il cui rimorso è già più grande dei loro misfatti? Il rimorso non è forse la giustizia amministrata proprio da quella legge che vorreste volentieri servire? Ma non potete imporre il rimorso ad un innocente, né strapparlo dal cuore del colpevole. Inaspettato, esso chiamerà nella notte affinché gli uomini si sveglino e scrutino se stessi.

E voi che vorreste capire la giustizia, come potrete farlo se non esaminate ogni fatto nella pienezza della luce? Solo così saprete che l’eretto ed il caduto solo un solo uomo che sta nel crepuscolo tra la note del suo IO pigmeo ed il giorno del suo IO divino!

La pietra angolare del tempio non è più alta della pietra più bassa delle sue fondamenta.

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Antroposofia


Ieri, per motivi personali , mi trovavo al C.S.A. della mia città e mentre andavo da un piano all’altro mi sono imbattuta in diverse colleghe e Dirigenti Scolastici, convocati in sede per discutere di problemi inerenti i bambini con handicap. Mi era stato chiesto di fermarmi ma altri impegni mi impedivano di partecipare all’incontro. Stamane la telefonata di una di loro mi informava che la discussione all’ordine del giorno era la necessità di svolgere un indagine a tappeto, attraverso dei test da somministrare nelle ultime classi della Scuola Primaria, per tentare di individuare eventuali soggetti con sintomatologia da "Borderline".
Senz’altro molti di voi diranno: <Che ci frega a noi?>
Ed in realtà questo post è solo per una determinata categoria di lettori…ma siccome l’ampliamento della conoscenza è un diritto sacrosanto ed inviolabile della nostra "libertà spirituale" credo che non farà male a nessuno…
Bene, come già ho detto da qualche altra parte un mio difetto è la "curiosità" (o forse sete di sapere?)…
Stavo cercando su Google dei testi di Rudolf Steiner [ padre della Scienza Antroposofica, la cui conoscenza ha abbracciato molti dei campi dello scibile umano. Dalla filosofia alla religione, dalla bioagricoltura all’euritmia, dall’architettura (famoso al riguardo il suo Gothenaum…edificio costruito senza angoli retti…perché come lui sosteneva non esistono in natura angoli di 90°) alla pedagogia che ha visto la realizzazione pratica  nella Waldorf School, da lui fondata in Germania per i figli degli operai della fabbrica Waldorf-Astoria…chiusa durante il periodo nazista… sviluppatasi ai giorni nostri soprattutto nei paesi del nord-est europeo ma anche in Italia ( so che una scuola famosa, quanto costosa, ha sede a Milano dove sembra che i piccoli Berlusconi e i piccoli Moratti erano stati iscritti ed a cui, secondo me, la nostra Ministra ha cercato di ispirarsi nella realizzazione della  sua lacunosa…Riforma)] quando mi sono imbattuta in un testo che trovo molto interessante e che voglio portare a conoscenza di chi come me si occupa nella Scuola di tutti quei bambini che presentano "difficoltà" non solo fisiche ma anche psichiche. Il titolo del libro è "Malattie Borderline – Contributi per lo sviluppo di una psicoterapia antroposofica"- ed. NOVALIS.
Lo segnalo perché, oltre ad essere una…piccolissima neofita del pensiero steineriano…ritengo che un approccio antroposofico nella cura di determinate patologie sia migliore di quello dato da un trattamento farmacologico.
Per ulteriori notizie cliccate QUI
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V° Chakra


 

V°  CHAKRA

( VISHUDDA)

 

E’ il centro energetico della gola. Le sue funzioni sono quelle della comunicazione, della raffinazione energetica e della creatività.

 

Corrispondenze fisiche: gola, esofago, laringe, corde vocali, bronchi, tiroide e paratiroide.

 

Colore eterico: blu, azzurro.

 

Azzurro chiaro: ispirazione; ascolto spirituale; amicizia; positività; channeling; chiarezza intuitiva.

 

Aspetti in ombra: disorientamento; sognare a occhi aperti; vaghezza; tendenza a idealizzare.

 

Azzurro intenso: creatività artistica; comunicatività; lungimiranza; rilassamento.

 

Aspetti in ombra: difficoltà d’espressione; rifugio in un mondo privsto; avvilimento.

 

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IV° Chakra


 

IV°  CHAKRA

(Anahata)

 

E’ quello del cuore spirituale ed è collegato al centro del petto. Sentimenti, amore, compassione sono le tematiche ad esso connesse, ed anche il senso di autostima e della guarigione spirituale.

 

Corrispondenze fisiche: cuore, polmoni, timo, sistema immunitario.

 

Colore eterico: verde; rosa complementare.

 

Verde chiaro: rigenerazione; sviluppo; cooperazione; prosperità; benessere; spazio vitale.

Aspetti in ombra: superficialità; invidia; giudizio; visione ipercritica.

 
 
Verde scuro: equilibrio; stabilizzazione; memoria ancestrale; amore per la Natura; guarigione.
Aspetti in ombra: diffidenza; corruzione; negazione del proprio spazio; pigrizia.