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Didattica laboratoriale


Nei miei anni di insegnamento quello che mi importava davvero era il desiderio di appassionare i miei alunni, tutti, sia i normo dotati che i soggetti affetti da disabilità fisiche o psichiche, alla conoscenza, alla scoperta del mondo e dei suoi abitanti. La metodica applicata non era mai definita tout court ma in funzione del momento, dell’argomento e delle disponibilità di materiale funzionale all’apprendimento nell’ ottica del learning by doing che abbracciava tutte le tesi dell’attivismo, da Dewey alla Scuola di Barbiana con un occhio particolare alle neuroscienze…

Ed è bellissimo ritrovarmi oggi a trovare conferme del mio lavoro, specialmente se ripenso alle notti passate a girarmi e rigirarmi nel letto interrogandomi se quello che stavo facendo fosse giusto. Se avesse raggiunto tutti i miei alunni o se correvo il rischio di lasciarne qualcuno indietro. Nella didattica giornaliera il punto di partenza è il problem setting. In una didattica laboratoriale per gruppi ad esempio bisogna dedicare molta cura nella loro formazione: individuare i leader, i gregari, i lassisti… Al fine di creare gruppi con un loro equilibrio interno.

Più leggo e più mi assale la voglia di fare le valigie e tornare in classe…

#AngeliKaMente in preda alla nostalgia…

Che cos’è un EAS – L’idea, il metodo, la didattica(Pier Cesare Rivoltella)
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Giovani, ragazzi, adolescenti su Internet


Genitori, tutelate i vostri figli. Non lasciateli soli davanti a tablet, telefonini e computer.

Una volta si diceva di non lasciarli soli davanti alla TV che era “una cattiva maestra”, come ben diceva Popper… Oggi li si lascia da soli davanti a un mezzo molto più pericoloso: Internet.

Le scuole, sensibili all’argomento e alla “salute” dei futuri cittadini, fanno del loro meglio per metterli in guardia, diverse le iniziative che ogni anno si attuano per sensibilizzare i ragazzi sul cyberbullismo e sui pericoli della rete, che sono tantissimi.

Molti lavorano per aiutarli ad aprire gli occhi, da Generazioni Connesse a Parole O_Stili a Aics Prevenzione Cyberbullismo ma noi docenti sappiamo benissimo come poco può la scuola quando i ragazzi si ritrovano in casa, da soli e senza alcun controllo, così accade di finire nella rete dei pedofili, o nella pratica del Blue Whale Challenge il “gioco” che ha portato al suicidio centinaia di ragazzi tra i 9 e i 17 anni in modo orribile o, ancora, cadere vittima della sindrome Hikikomori (che riguarda i bambini, gli adolescenti e gli adulti sotto i 30 anni).

Parlate coi vostri figli per non leggere più notizie di suicidi o di adescamenti pericolosi, come è accaduto a Daniele, suicidatosi a 24 anni perché aveva scoperto che la ragazza di cui si era innamorato online era in realtà un uomo di 64 anni…

Fate tesoro dell’esperienza degli altri per evitare di doverla verificare personalmente.

#AngeliKaMente

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La famiglia di Janghi


Ieri sera, Janghiani al lavoro.


Anche in Senegal è iniziato l’anno scolastico e il nostro intento è quello di garantire il diritto allo studio a quanti più bambini è possibile.
Volete unirvi alla nostra famiglia?
Servono soldi per l’ iscrizione, la retta scolastica, materiale scolastico… E quanto altro possiamo acquistare per togliere dalla strada i bambini costretti a mendicare per una ciotola di riso.
So che sono tempi duri per tutti noi. So che molti sono costretti a tirare la cinghia per sopravvivere ma so anche che in mezzo a noi ci sono tantissimi “San Martino” che vogliono donare metà del loro mantello a un bambino che non ha nulla, oltre la sua misera esistenza.
Ringrazio di cuore chi vuole fare parte di questa piccola famiglia in… Crescita.
Per chi vuole associarsi:
https://janghi.org/associati/

Per avere un’idea del valore dell’euro nei confornti del CFA

e per capire cosa sia (in parole povere è la Banca Francese che controlla il franco senegalese)

Janghi Italia – Organizzazione Terzo settore – Non profit

Il CFA Senegal oppure franco Senegalese e pronunciato franco Sefa, è la moneta utilizzata da 14 nazioni africane, la maggior parte delle quali ex colonie francesi. Appartiene alla cosiddetta Zona franco, che comprende anche il franco CFP e il franco delle Comore. Essendo l’adesione a questa moneta su base volontaria, nel corso degli anni è stata adottata o abbandonata da diversi paesi. Fu istituito con gli accordi di Bretton Woods del 1945, con i quali si cercò di regolamentare i rapporti economici e monetari fra i principali paesi occidentali dopo la seconda guerra mondiale.

Otto di questi paesi costituiscono l’Unione Economica e Monetaria Ovest-Africana (UEMOA) e utilizzano il CFA XOF, gli altri sei la Comunità Economica e Monetaria dell’Africa Centrale (CEMAC) e utilizzano il CFA XAF.

Le due versioni della divisa hanno il medesimo rapporto di cambio fisso con l’euro e quindi lo stesso valore pari a 1 franco CFA = 0,001524 euro. Il cambio fisso e la convertibilità sono garantiti dalla Banca di Francia.

La moneta offre ai paesi che l’hanno adottata una garanzia per i commerci internazionali, essendo ancorata all’euro e garantita dalla Francia. Ha però lo svantaggio di avere un valore troppo forte per questi paesi in via di sviluppo, che per questo vedono penalizzate le loro esportazioni.

Per saperne di più, c’è un interessante articolo su “Internazionale”

https://www.internazionale.it/…/05/28/africa-franco-cfa

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Steiner e Montessori: Quali differenze?


Lo spirito della pedagogia steineriana è prettamente imperniato dall’humus dell’antroposofia ma ricordiamoci che la prima scuola steineriana è stata aperta dentro gli stabilimenti della Warldof Astoria, fabbrica di sigarette, per consentire ai figli degli operai di avere una scuola vicino al posto di lavoro dei genitori.

Steiner subì l’influsso della Montessori che nel 1899 aveva aderito alla Società Teosofica di cui era stato membro anche Steiner, salvo poi allontanarsi per costruire la sua Antroposofia.

Infatti nella pedagogia Waldorf si ritrovano molti punti qualificanti la rivoluzione montessoriana come la centralità educativa del bambino, l’obiettivo di favorire lo sviluppo armonioso di tutte le sue facoltà e il rifiuto di valutarne le prestazioni con voti. Trascorso un secolo di sviluppo autonomo, i due metodi ancora presentano somiglianze profonde.

Nelle scuole steineriane, così come in quelle montessoriane c’è attenzione, gratitudine per tutto quello che arriva, c’è la volontà di osservare senza giudicare, c’è accettazione delle differenze, voglia di stupirsi e di meravigliarsi per ogni piccolo processo in corso. C’è una gioia smisurata, un piacere nel vivere ogni singolo momento, difficoltà comprese.

Ciò non toglie che sono cose che possono tranquillamente trovarsi anche nelle scuole pubbliche, lì dove ci sono docenti che hanno studiato pedagogia e metodologia didattica.

Quello che io rimprovero sempre ad ambedue queste scuole “private” sono i costi esorbitanti che, ne sono certa, sarebbero state bollate dai loro stessi ideatori, mentre sono d’accordo con quella mamma che scrive:

“Quelli che hanno bisogno della scuola steineriana siamo noi genitori!

Noi avevamo bisogno di capire come e dove si trovavano i valori da passare ai nostri figli, cosa scegliere per loro, come proteggerli da maestri che fanno il proprio orario di lavoro senza amore, senza stima e considerazione per i piccoli”.

Perchè il nostro terzo figlio non va alla scuola steineriana
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Il Mito in una classe terza primaria


I miei alunni si sono appassionati alle narrazioni mitologiche, così ho pensato di realizzare per loro questo mini ebook da leggere e colorare.

Potete scaricarlo liberamente come liberamente ho potuto attingere alle informazioni e alle immagini trovate sul web e utilizzate, come scrivo alla fine, senza alcuno scopo di lucro ma solo per attività didattiche con la classe.

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Il bambino: Un Universo immenso che contiene al suo interno il passato e il futuro. Spetta a noi, mamme, nonni, docenti, il compito di aiutarli a realizzare in modo armonioso ed equilibrato la loro crescita.

Importante, fin dai primi mesi di vita, avviarli con dolce fermezza all’autonomia; non dimentichiamoci che di tutti i cuccioli del Regno Animale, i cuccioli di uomini sono i soli che acquistano questa capacità molto più lentamente degli altri.

Abituarli all’autonomia non solo contribuisce a sviluppare nel bambino la consapevolezza di sé e quindi l’autostima ma anche la capacità di padroneggiare e gestire lo spazio che lo circonda.

Uno spazio che si fa sempre più grande e che incute tanta paura quando oltrepassa i confini prima della culla poi della sua stanzetta, della sua casa, del mondo… dell’Universo. Questa esplorazione del mondo che lo circonda ne rafforza la capacità di muoversi con maggior precisione, determinazione e consapevolezza.

Come lo si abitua a tutto ciò? Lasciandolo libero, fin da piccolo, di fare da sé. Di cadere, sbucciarsi le ginocchia, riempirsi di lividi, farsi male e … rialzarsi. Sono queste le esperienze che fanno di un bambino un adulto sicuro di sè e che non piange davanti alle difficoltà che la vita gli pone davanti.

Il problema più grande i bambini lo incontrano nella scuola primaria, quando, trovandosi davanti a un foglio bianco non hanno idea di come scrivere. La stessa “paura” che deve affrontare uno scrittore quando deve iniziare a scrivere il suo libro, o la sua poesia, la chiamano la “sindrome del foglio in bianco”.

Giustificabilissima, comprensibile, per un insegnante che conosce la psicologia dell’Età Evolutiva e che ha studiato Piaget, Montessori, le Agazzi, Freinet, Steiner e Vygotskij (giusto per citarne alcuni) e i tantissimi altri grandi pedagoghi, mentre nel bambino può ingenerare malessere, frustrazione e senso di inadeguatezza e/o incapacità. Perchè il problema non è dato solo dal tracciare il segno grafico ma anche da quella pagina bianca. Come devo riempirla? Inizio dal basso, dall’alto, dal centro… Dal bordo…

Si chiama “percezione e gestione dello spazio” che in questo caso è quello fisico di quel piccolo foglio.

La maggior parte, quelli che hanno avuto la fortuna di fare un’ottima scuola dell’infanzia, sono già avviati alla scrittura molti, invece, si…perdono. Si smarriscono. Si avviliscono.

Molti, abituati a delegare alla mamma, al papà o ai fratelli più grandi assumono un atteggiamento “rinunciatario” e questo li porta a un rifiuto nell’esecuzione del compito e se ne escono dicendo: Non lo so fare… Non ne sono capace.

Non c’è scusa peggiore di questa perché dicendo così lui si deresponsabilizza, se ne lava le mani e si crogiola in questa sua “supposta incapacità“.

Allora vi scongiuro, lasciate che i vostri figli escano da casa, si alzino dal letto o dalla poltrona. Lascino da parte TV, tablet e videogiochi e mandateli giù in cortile, nel parco a correre, saltare, impiastricciarsi le mani con la terra e/o con la farina. Si sporcheranno i vestiti, cadranno e si sbucceranno le ginocchia, poco importa perché voi avrete la soddisfazione più grande: Figli felici, sicuri di sé e che non si arrenderanno davanti alle più piccole difficoltà. Ma soprattutto sapranno padroneggiare lo spazio del foglio del quaderno e a sviluppare il pensiero metacognitivo e quindi la logica (#AngeliKaMente formata all’ombra della Pedagogia e della Psicologia)

https://www.facebook.com/588209731/videos/pcb.10159969023069732/2862961790663624

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Aprendo apprendo: Storia


Tre anni fa realizzai dei lapbook come prove di “verifica” per la fine del primo anno della primaria.

Eravamo in Dad e i bambini sono stati bravissimi a seguire i tutorial che feci per loro.

Adesso, in un gruppo di docenti qualcuno li ha ripescati e mi ha chiesto di fornirgli i template.

Per cui li metto a disposizione qui in quanto Facebook non mi fa caricare i file in pdf… Insieme al link al tutorial per realizzarli.

A questo link potete torvare altri template per Geogarfia

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Grammatica valenziale


Ora si fa sul serio…

Sono un paio di anni che mi sono appassionata alla Grammatica Valenziale al punto che, anche in questo ciclo, ho iniziato a parlarne fin dalla classe 1a.

Quest’anno, che sono in 3a e lo studio della sintassi inizia a farsi più definito, come avevo loro promesso l’anno passato, li avvierò all’analisi del testo con la Grammatica Valenziale che oltretutto mi ricorda moltissimo lo stesso procedimento logico che utilizzavo quando andavo a fare le traduzioni dei testi dal latino all’italiano (se mi sentisse oggi la mia prof di latino delle superiori sono certa che rimarrebbe con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, perché, devo ammetterlo con tutta franchezza, io non amavo molto lo studio della Grammatica Latina… sssshhhhh!!!!)

Comunque, stamane ho preparato delle slide con Jamboard per prepararmi ad affrontare in modo più “approfondito” l’argomento il prossimo lunedì.

Se qualcuno è interessato ad utilizzare questo metodo in una sua classe (che può anche essere la seconda come la quinta, se non l’ha mai utilizzato) vi posto il link al lavoro appena realizzato:

https://jamboard.google.com/d/1TkiXdWnjdWaXHL7zZyKEi1cYJ4M1HLv5okeK-MivbiA/edit?usp=sharing

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Diritti e Doveri


Il 20 novembre ricorre la giornata per i Diritti dei Bambini.

Ho preparato questo gioco interattivo per i miei alunni per aiutarli a fissare meglio i concetti di “Diritto e Dovere”.

Sono passati oltre 30 anni dall’adozione di quella convenzione che per la prima volta ha riconosciuto i bambini come aventi diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici: la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Adottata nel 1989, l’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991.

La Giornata Mondiale dei diritti dei bambini si celebra il 20 novembre di ogni anno. La data scelta coincide con il giorno in cui l’Assemblea generale ONU adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui diritti del fanciullo, nel 1989.

Il link al gioco è questo:
https://wordwall.net/it/resource/24757794