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Quando le parole hanno il sapore dell’aceto balsamico


Scuola PubblicaLeggere l’intervista rilasciata da Alberto Forchielli a Joe di Baggio (qui il link) ha proprio il sapore dell’aceto balsamico tipico della sua terra, un mix di dolce e salato con quel po’ di pungente che se non infiamma di più una ferita la cicatrizza.
La vita apre e chiude sentieri ma spesso ti ritrovi tra i piedi qualche pietra d’inciampo che ti costringe a fermarti ed a rimetterti in gioco.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi sono stati frenetici, corroboranti, pieni di incazzature che mi hanno portato spesso a trascendere. Qualche volta ho davvero oltrepassato i limiti della diplomazia (anche se parlare di diplomazia col carattere che mi ritrovo è solo un eufemismo), è capitato che gli amici mi hanno fermata in tempo ed ho, ad esempio, ritirato un video-denuncia che con le nuove leggi del web mi avrebbe portato, sicuramente,  ad avere problemi legali, ed il mio modestissimo budget (non è granché lo stipendio di docente) non mi avrebbe certo aiutato a pagarmi un ottimo avvocato per difendermi.
Un Guerriero della Luce sa quando deve deporre le armi, ed io riconosco quando devo fermarmi. Anche se su facebook, come sanno gli affezionati, mi hanno tolto la voce per tre giorni… Ma quando si è in guerra 72 ore di prigionia sono solo una piccola stella sul petto e si accettano, in particolar modo quando si è convinti di essere nel giusto e di lottare per una buona causa.
Che la “buona causa” sia la lotta alla “buona scuola” renziana è fuori discussione, e leggere le parole di Forchielli (classe 1955, laurea in economia a Bologna e master in business administration ad Harvard, è stato consulente del Ministero del Tesoro negli anni Novanta, senior advisor alla Banca Mondiale e alla Banca Europea degli Investimenti. E’ poi diventato imprenditore, fondando Mandarin Capital, SSG – società che offriva consulenza alle aziende italiane in Cina – e Osservatorio Asia, un centro di ricerche non profit focalizzato sul continente asiatico ) sono la garanzia che le mie certezze non sono infondate. La cosa non può che farmi piacere perché è una riprova che noi docenti non stiamo difendendo una casta, bensì la “Scuola Pubblica”, l’istruzione e la cultura di un popolo, dei futuri cittadini di un Paese con una pericolosa deriva verso la dittatura (ne avevamo già sentore da anni, questa parola aleggia nell’aria come l’odore di fritto del cibo di strada).
Ecco cosa dice Forchielli in merito al ddl:
Perciò parliamo pure di tutto quello che volete però si continua a parlare di make-up, rivisitazioni, forma, corsi, ore, formule. Una riforma funzionale non può far altro che partire mettendo i docenti al centro e dandogli un budget adeguato per raggiungere un obiettivo. Di certo non si può rispondere in due parole ad un problema così complesso ma qui dovremmo davvero pensare ad un nuovo modello di scuola. Il mondo là fuori è cambiato e cambia continuamente. La scuola, per come è pensata oggi, soprattutto in Italia, non riesce a tenere il passo. L’unica domanda su cui non so rispondere è se questa nuova riforma durerà una o due legislature prima di esser messa in discussione. Se non sai da dove parti e dove vuoi arrivare non serve a niente avere un’auto in garage. E questo sia che sia una panda sia che sia una ferrari.

e continua poco oltre:

Cultura e Formazione da sempre sono gli occhiali con cui si riescono ad interpretare e a comprendere le informazioni e i dati che ci circondano. La follia distruttiva è quella per cui un genitore non manderebbe mai i propri figli con problemi alla vista in giro senza gli occhiali però sembra normale uno stato che non si preoccupa della cultura e della formazione dei propri cittadini. Qualcuno, a voler pensare male, potrebbe dire che meno capacità di analisi e interpretazione dei fatti vuol dire anche porsi meno domande quando si tratta di scegliere il candidato da votare. Qualcuno…

Come si fa a non divulgare questo pensiero? Si deve farlo per forza, abbiamo bisogno di tirare molta più acqua al nostro mulino se vogliamo salvare la Scuola Pubblica dalla spada che sta per ucciderla. (Ieri al senato il governicchio ha chiesto la fiducia, bypassando tutti gli emendamenti che erano stati presentati, come si addice ad un parlamento in cui la democrazia è morta) Passerà alla Camera, dove il governo ha la maggioranza, lo sappiamo bene.
Mattarella avrà l’onestà intellettuale di non firmarla, visto che il ddl contiene quei criteri di incostituzionalità per cui già Lui stesso si era pronunciato come Giudice della Consulta nel 2013?
Come dice la mia amica, Evelina Chiocca, fondatrice del “CIIS” – Coordinamento italiano insegnanti  di Sostegno – l’intervento di Alberto Forchielli è senz’altro sensato,  intelligente, apprezzabile, lungimirante. La quale aggiunge però che bisogna stare attenti a non  partire dai docenti e dal loro stipendio (cosa importante e non marginale) ma spostare lo sguardo, come dicevo su, sull’alunno, il vero utente-fruitore della Scuola. Quello che sarà appunto la  futura generazione e quindi:

{cito}…  tutto deve ruotare attorno a lui. Quali sono le risorse necessarie per .::?
a. docenti preparati, competenti, professionali, ecc. ecc.
b. investimenti per materiali ausili ecc. ecc. (compreso andare a teatro o visitare musei ecc.
c. strutture sicure e spazi ampi (abbattimento barriere architettoniche)
d. laboratori ampi, ricchi di strumentazione e con possibilità di ricerca
e. aule per attività in piccolo gruppo (vietata l’aula di sostegno) ecc. ecc.*
 Ecco .. se si parte dai bisogni formativi dell’alunno, tutto il resto ha un senso, altrimenti si pensa ai “dipendenti” e quando si pensa ai dipendenti la parola-chiave è risparmio (alla quale si aggiungono questi pensieri: – “devo averne il minor numero possibile”, – che mi ossequino, – che non contestino, che facciano quel che dico io).
Come dice Forchielli: “Se non sai da dove parti e dove vuoi arrivare non serve a niente avere un’auto in garage

Ad esempio nell’ottica della “formazione e/o aggiornamento”, trovandomi a scrivere degli “emendamenti” che dovevano essere presentati in Senato io chiedevo l’ingresso gratuito per i docenti ai teatri ed ai musei. Chiedevo anche lo sconto su treni ed alberghi per seguire i corsi di formazione, sottolineando che i 500,00 euro previsti dal ddl sono sufficienti solo a coprire il costo di iscrizione a tre giorni di corso.
E poi come dice Alberto Forchielli, una Riforma deve avere il carattere della “stabilità”. Solo con la stabilità nel tempo si può avere la certezza che sia una buona e/o brutta riforma , ricito: Non serve avere una panda o una ferrari in garage se non sai che uso farne.

Allora io dico: “Si convochi la Scuola, quella vera, quella che ogni giorno si mette in gioco e si interroga, come un genitore quando somministra uno scapaccione al figlio e si chiede se fa bene o se fa male”.
Si mettano i docenti intorno a un tavolo per confrontarsi e trovare soluzioni. Nessuno conosce la scuola meglio di coloro che la scuola la vivono facendola.
Grazie Evelina, adoro il confronto, perché solo col confronto c’è crescita, altrimenti è solo retorica.

Intanto la Scuola rimane in attesa ma pronta alla lotta. Le armi non sono state deposte e si stanno affilando i coltelli, metaforicamente parlando.
* Non si può pensare a una Riforma della Scuola senza pensare anche agli alunni con difficoltà, sia questa psico-fisica che DSA. Nella pura ottica di Don Milani che diceva che la Scuola non è e NOn deve essere (come vogliono farla ridiventare la FISH e le altre associazioni connesse, fondazioni comprese, con il pdl che a breve approderà alla Camera) un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

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Viva la Cina?


>>>ANSA/SMOG: ALLARME A PECHINO, SUPERATA SOGLIA SICUREZZAQualcuno lo grida, ed anche molto forte, magari per convincere gli italiani ad emigrare nella terra del dragone…
Poi leggi questa riflessione di Alberto Forchielli e ti chiedi quanto sei disposto a barattare la libertà che hai al tuo paese con i soldi cinesi… Con i loro spaghetti su cui dormono, stremati dalle lunghe ore di lavoro, i corpi di poveri disgraziati costretti a lavorare 18 ore al giorno. Per quelle città formicai, con quei grattacieli così asettici e sterili, senza anima, se non quella del vetro e dell’acciaio… una Cina che “abbaglia” solo di notte, con i riflessi delle luci che fanno dimenticare, forse, l’inquinamento atmosferico.
Ma svegliandosi dal “sogno cinese”, come una volta avevamo quello americano, ecco che ti accorgi che le luci non sono altro che lucciole: Belle di notte ma orrende di giorno.

Ecco la testimonianza di Forchielli:

-” In aeroporto a Shanghai dopo 10 giorni di battaglia per superare la Grande Muraglia dell’Internet Cinese.
Erano mesi che non venivo e la mia attrezzatura era obsoleta, io spacca-montagne come sempre non ho dato retta agli avvertimenti e l’ho pagata in tempo perso e stress.
1) Niente posta perché Gmail è bloccato in Cina;
2) Posta aziendale bloccata a tratti;
3) Mio solito VPN, Astrill, bloccato a lunghissimi tratti;
4) Valigia aperta e controllata in partenza;
5) All’aeroporto di Shanghai ho avuto l’impressione che anche il personale aeroportuale e quello di Cathay Pacific fosse sgarbato, ma è facile che a questo punto sia subentrata la paranoia;
6) Sento voglia di libertà: voglio scaricare le app bloccate e IOS bloccato, viaggiare in internet veloce, veloce senza dover aspettare il minuto spaccato, questa parola libertà di cui ci riempiamo la bocca senza aver mai provato cosa fosse  veramente oggi sa di spaghetti alla carbonara” – .

carbonaraSiete ancora disposti a barattare la vostra Libertà?

Per concludere: Liberté, egalité, ne sont pas mots cinesé… e vado a farmi una bella carbonara…
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Esiste in Italia il bi-polarismo?


 Le ultime elezioni in Emilia Romagna e in Calabria hanno evidenziato con tragica crudezza lo stato di salute degli italiani. Stanchi, talmente stanchi, da non aver avuto nemmeno la voglia di recarsi alle urne a votare. Di far uscire un nome degno che li possa rappresentare. Va detto, a onor del vero, che non conosco i “vincitori”, quindi non posso giudicare né la loro persona né la loro competenza in materia riguardo alla funzione che andranno a ricoprire. Questa abulia da personaggio verghiano la ritrovo a scuola. Proprio ieri, nel sostenere con grande veemenza e con molto calore le ragioni dello sciopero del 12 p.v. mi sono sentita dire da molti, scrollando le spalle: – A che serve? Quanti ne abbiamo fatti? L’unica cosa che abbiamo ottenuto è stata quella di perdere 100,00 euro. Ecco, l’italiano ormai è talmente stanco e sfiduciato in ogni azione che uno voglia intentare, che preferiscono mettersi da parte e stare a guardare. Salvo poi continuare a lamentarsi.
Detto questo la mia attenzione si è ri-svegliata nel leggere il post che ho copia-incollato scritto da Alberto Forchielli.file1303200151_29r4w300h283-articlephoto-
E torno, mio malgrado, ad occuparmi di Lui. Il nostro esperto economista, amante di geopolitica, super “curriculato” Alberto Forchielli, perché, come diceva il bravissimo Trilussa: – QUANNO CE VÒ, CE VÒ!

Quello che apprezzo nelle persone che si occupano di politica non sono i proclami con cui certa gente si mette in mostra per ottenere consenso promettendo chissà quale paradiso in terra, guidati il più delle volte da mancanza di obiettività e di un sereno giudizio critico, ma la capacità che hanno di essere pragmatici. E’ una dote che ho sempre riconosciuto ad Alberto Forchielli il quale, ancora una volta, non smentisce la mia opinione su di Lui.

Mi piace ciò che scrive, quello che dice in questo articolo. Sono d’accordissimo con lui. E’ necessario eliminare i rami morti, gli innesti sterili che oltre a non produrre assorbono risorse sottraendoli ai nuovi germogli. Non so se Renzi si stia muovendo in tal senso, ultimamente sono diventata repellente verso la politica italiana, visto che non succede mai nulla. Gli stessi discorsi che leggo in giro per il web o sento, sporadicamente in TV, sono roba trita e ritrita. Si riciclano anche le battute che la sinistra faceva alla destra . Ed a proposito di destra senz’altro Renzi sconterà con la Storia questo suo amalgama da ornitorinco, intanto mi chiedo se avrà mai il coraggio di recidere quello che suggerisce Alberto, il quale  fa un’ acuta osservazione lì dove dice:
– I paradisi fiscali nascono grazie all’esistenza degli “inferni fiscali”. –  Richiamandomi in mente quanto asseriva un filosofo secoli fa: – Noi non avremmo un’idea del Male se non avessimo un’idea di Bene. Nel senso che un concetto esiste nel momento in cui esiste anche il suo contrario. Concludo dicendo che mi è piaciuto moltissimo anche l’incipit del pezzo:
– Nelle situazioni di crisi, soprattutto lunghe e particolarmente dolorose,  come quella Italiana la rabbia dirompente per le ingiustizie che subiamo o che vediamo perpetrare a danni di altri spesso fa sì che sia la parte peggiore di noi stessi a ragionare ed agire. Questo in ogni ambito e, generalmente, in ogni cultura o impostazione culturale che dir si voglia. E spesso ci si lascia guidare, sia al voto che nella vita quotidiana, dall’istinto del momento come chi, dopo un litigio di grande portata, si trova a dover fare una scelta importante.
Solo una curiosità: – Sarà giusta la scelta che si compie? -”

Alberto Forchielli
Alberto Forchielli, Amministratore Delegato, Presidente e Consigliere di Amministrazione di Medie Imprese Italiane-Esperto nello sviluppo di affari internazionali, in particolare in Cina e in India.

“La Trappola del pensiero Bipolare #1″ *

Nelle situazioni di crisi, soprattutto lunghe e particolarmente dolore, come quella Italiana la rabbia dirompente per le ingiustizie che subiamo o che vediamo perpetrare a danni di altri spesso fa sì che sia la parte peggiore di noi stessi a ragionare ed agire. Questo in ogni ambito e, generalmente, in ogni cultura o impostazione culturale che dir si voglia. E spesso ci si lascia guidare, sia al voto che nella vita quotidiana, dall’istinto del momento come chi, dopo un litigio di grande portata, si trova a dover fare una scelta importante.
A livello macro, viaggiando molto ma anche confrontandomi spesso con tantissime persone di diversa estrazione è chiaro come il gioco delle prospettive influenzi il risultato finale.
I paradisi fiscali nascono grazie all’esistenza degli “inferni fiscali”. Alcuni di questi vivono e prosperano però non solo di minori tasse ma anche, per ricordarne alcuni, di minore burocrazia, minori costi di gestione, tempi più veloci nella risoluzione delle dispute.
Il cambio di passo è smettere di pensare secondo un modello binario, giusto o sbagliato, dove ineluttabilmente non ci sarà alcun accordo ma solo due fazioni che si combattono a furor di ideologie ma invece pensare che l’essenza dei paradisi fiscali risiede nell’incapacità dei Paesi di origine di creare delle condizioni migliori. Se la leva fiscale è complessa da toccare nel breve termine iniziamo invece a ridurre burocrazia, snellire pratiche, velocizzare e rendere certa la giustizia. Iniziamo a crescere e fare quanto dobbiamo per migliorare tutti gli indici di efficienza interni ed esterni.
La situazione in cui versiamo è cronica. L’abbiamo cronicizzata non curandola quando era il tempo di farlo e non accorgendosi che ogni malanno, curato male o affatto, non può far altro che peggiorare. Ora non possiamo far altro che iniziare a curarci, giorno dopo giorno, con le giuste ricette e i giusti rimedi e controllare, giorno dopo giorno, l’evolversi della situazione.
In concreto siamo nella foresta che una volta chiamavamo casa. Non importa da dove si inizi perché la situazione è talmente degradata che qualunque azione è meglio di non far nulla.
Una prima idea? Iniziamo a sfoltire la piantagione di tutte quelle partecipate pubbliche che forniscono servizi che nulla hanno a che fare con le amministrazioni o lo stato e tutte quelle che sono cronicamente in perdita. E i risparmi si investano in semplificazione, digitalizzazione e efficienza.”-

* Qui il pezzo originale: https://www.facebook.com/albertoforchielli/posts/578480792252347

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Mai parole furono più realistiche


e mettono a nudo l’egocentrismo e la superbia di noi italiani. Alberto Forchielli, al di là delle gags che vengono apprezzate dai suoi estimatori e fans, colpisce, a me personalmente, per la profonda analisi del costume degli italiani. Pur conservandone pregi e difetti, come tutti noi, è un uomo che riesce, comunque, ad avere una visione centrifuga del mondo attuale grazie al suo lavoro in giro per i continenti, da quello  americano a quello euro-asiatico… e questa Sua frase è davvero la sintesi perfetta di ciò che noi pensiamo, con arroganza, di essere…italia

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Alberto Forchielli e l’Anno che verrà


AD di Mandarin Capital Partners. Presidente di Osservatorio Asia
Nella foto Alberto Forchielli AD di Mandarin Capital Partners. Presidente di Osservatorio Asia

Questo enunciato di Alberto Forchielli, risuona alle mie orecchie come un “Proclama”. E’ quella iniezione di adrenalina che rinvigorisce l’azione dei neuroni non solo a livello intellettivo ma anche psichico. E’ quella cura energetica che l’anima brama per i NOSTRI figli, principalmente. E’ la sposa alchemica che sono certa genererà quel figlio mercuriale che risolleverà le sorti del paese:
-” In attesa di questo momento catartico ciò in cui credo profondamente è nella possibilità di combattere alcune battaglie; combattere per i nostri giovani per evitare che diventino una generazione perduta, senza presente e senza futuro; combattere per internazionalizzare le aziende italiane alle nostre regole, e se le aziende, come spesso succede sono troppo piccole, pensare a internazionalizzare i distretti; combattere per semplificare, levare burocrazia, sciogliere lacci e lacciuoli che lasciano al palo occupazione e futuro; combattere per creare opportunità e non soltanto diritti. Perché l’Italia di oggi è perduta ma gli Italiani no, siamo brava gente che può andare oltre l’Italia per onorarla”. –
Signori, alla pugna!

Il 2015 e l’anno che verrà

Sono convinto che non esista una soluzione di continuità per uscire da questa crisi che ci attanaglia da almeno 6 anni, ma che in realtà parte dall’inizio degli anni 90, ossia non è possibile trovare nell’attuale assetto sociale e politico una via di uscita che trovi il consenso necessario, è inutile prendercela con i politici quanto è inutile formulare ricette che saranno rifiutate dalle gente e dal parlamento. Il nostro sistema si sta sempre più attorcigliando su sé stesso in una spirale che sembra non avere fine. In questi casi esiste sempre un punto di non ritorno, un punto oltre al quale non è possibile, in alcun modo, cambiare il finale. Con il DPEF 2015 Renzi si sta giocando tutto, riuscirà probabilmente ad incassare l’ok dell’UE senza sanzioni ma dovrà anche far conto su politiche non adeguatamente espansive da parte della BCE. Da un punto di vista globale US e Cina, per diversi motivi e in diverse modalità, rallenteranno e diventerà ancora più complesso per l’Europa agganciare il treno della crescita. Il rischio è che nel 2015, per l’Italia non ci sia crescita del PIL (non mi dilungherò sulla possibile e probabile attivazione della clausola di salvaguardia che porterà a ritoccare al rialzo l’IVA di nuovo con drammatici effetti sui consumi), minori entrate, minor gettito da tasse e l’inevitabile sfondamento del tetto del 3% deficit/PIL.
E allora cosa fare nel frattempo? Innanzitutto avere un atteggiamento realista e pragmatico. Non ci possiamo aspettare che nei prossimi 5-10 anni la situazione Italiana possa per magia migliorare, per questo continuo a ripetere ai giovani e ai meno giovani che non vedono futuro in Italia di andarsene perchè non ci sono cambi di passo in vista. Andarsene per tornare? Io me lo auguro, anzi farò di tutto perchè questo possa succedere ma la realtà è che la maggior parte di coloro che conosco all’estero si trovano così bene che non ci pensano neanche. Non credo che il sistema possa rinnovarsi veramente senza un evento traumatico ma liberatorio che sia in grado di dare uno scossone al sistema e ci permetta di ripartire, un qualcosa tipo l’abbinata del 25 luglio 1943 e l’8 settembre 1943 quando cadde il fascismo, si dichiarò l’armistizio, il re scappò e il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) prese in mano il paese per ricondurlo con immani sacrifici al miracolo economico che durò fino agli anni 70. In attesa di questo momento catartico ciò in cui credo profondamente è nella possibilità di combattere alcune battaglie; combattere per i nostri giovani per evitare che diventino una generazione perduta, senza presente e senza futuro; combattere per internazionalizzare le aziende italiane alle nostre regole, e se le aziende, come spesso succede sono troppo piccole, pensare a internazionalizzare i distretti; combattere per semplificare, levare burocrazia, sciogliere lacci e lacciuoli che lasciano al palo occupazione e futuro; combattere per creare opportunità e non soltanto diritti. Perché l’Italia di oggi è perduta ma gli Italiani no, siamo brava gente che può andare oltre l’Italia per onorarla.

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Basta con l’art. 18: E’ un totem…


Sapete cosa c’è di nuovo? Che mi sono proprio scocciata di sentire parlare di questo benedetto art.18 che come ben diceva Alberto Forchielli a Piazza Pulita ancora qualche giorno fa : E’ un totem… E’ un morto nella bara che muove un dito e viene portato al pronto soccorso. In sé stesso non cambia un c…o non toglie e non crea disoccupazione. Mi dite perché si parla da mesi solo dell’art.18? Per me c’è solo una priorità: Fare rientrare in Italia le industrie che sono scappate all’estero, (è vergognoso che si permetta a un filibustiere come Marchionne di portare la sede della FIAT in Olanda e pagare le tasse a Londra, è stata la peggiore truffa, o meglio il peggiore furto che gli italiani hanno pagato a una Industria che per 60 anni ha vissuto coi sussidi statali… questo in America NON sarebbe MAi successo e poi ci chiediamo perché siamo nella m….a?) .
Gli industriali devono riportare le fabbriche in Italia, tutti quelli che sono scappati all’estero e hanno creato occupazione altrove, dopo essersi fatti i soldi sulle spalle degli operai che oggi sono in cassa integrazione. Devono tornare e lo stato deve metterli in condizioni di poter lavorare e fare lavorare. E’ vergognoso che ci siano più di 4 milioni di disoccupati che vivono sulle spalle di quei pochi che hanno ancora la fortuna di avere un lavoro e che devono mantenere anche i pensionati, d’oro e non, e gli invalidi… Cazzumb parliamo di cose serie… queste sono le cose di cui occuparsi, poi indagini, statistiche, analisi storiche lasciamoli ai posteri, agli storiografi a chi si occuperà di studiare la società…
Noi non siamo il passato, siamo il presente e il presente esige questo: sic et nunc. BASTA!!!!!

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Alberto Forchielli e la globalizzazione su piano inclinato…


Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor
Alberto Forchielli, Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

Su http://www.pianoinclinato.it/   Alberto Forchielli, stamane ha annunciato che sta scrivendo un libro il cui titolo, non definitivo,  è “Come migrare” e ne spiega le ragioni che l’hanno portato a ciò.
Potete trovare il suo pensiero qui:
http://www.pianoinclinato.it/come-migrare-perche-deciso-scriverne-libro/#comment-1740

Chi mi conosce sa benissimo quanto io apprezzi e stimi questo grande Economista il cui pensiero mi sono trovata spesso a condividere in perfetta lunghezza d’onda col mio. Inoltre  le sue previsioni si sono sempre rivelate esatte, azzeccate. E’ un uomo che nella vita si è speso senza risparmio per il suo lavoro che non è incanalato solo su una strada ma su più strade. Quando penso ad Alberto Forchielli l’immagine che il mio cervello mi proietta è quella di un uomo che si trovi alla base di un ventaglio. Chiuso sembra che abbia un solo interesse ma come lo apri ti rendi conto che la sua mente si espande in molteplici direzioni.
Però, non tutte le ciambelle riescono col buco (perdonatemi l’eufemismo terra terra) e così mi trovo perplessa nel leggere queste sue parole, oggi.
Premetto che quello che Alberto fa per i giovani italiani è davvero molto, moltissimo. Mosso a ciò, in primis, dal suo amore per loro che aiuta in tutti i modi possibili e impossibili. Mi capita di imbattermi in qualcuno di loro e so quanto sia stato determinante il suo aiuto, la sua presenza vicino a loro. Non ultimo, oltre all’agenzia “T-Island”, le borse di studio per meritevoli e bisognosi che da quest’anno beneficieranno grazie alla “Fondazione Roland Berger”  portata in Italia dalla sua grande cocciutaggine e dalla sua grande generosità… ma… ma ecco le mie perplessità lasciate come commento a margine del suo pezzo.

– “Ti leggo e sai benissimo come mi si stringe il cuore a queste tue parole. Non è il cuore della madre che dovrebbe vedere andare via il figlio quello che soffre. No. E’ il cuore di una donna, un’italiana, che ama appassionatamente il suo Paese e non si rassegna ad abbandonarlo all’incuria e all’inedia di chi può e non fa.
E’ vero quello che dici, Alberto. La colpa non è tutta e solo da ascrivere alla classe politica. Proprio ieri sera nella mia pagina di Fb ho iniziato ad accennare qualcosa di un bozzolo del mio pensiero, sono sicura che tu lo condivideresti in pieno. La colpa, dicevo, non è solo della Politica, un grande ruolo l’hanno giocato anche i sindacati ma prima di tutto gli industriali. Ho letto il Tuo condivisibilissimo pensiero sulla globalizzazione, sui suoi limiti e sul danno al nostro sistema economico. E’ vero, la globalizzazione è tra le cause primarie da ricercare nella nostra decadenza economica e industriale. I magnati, Marchionne in testa, hanno portato altrove le sedi “legali” delle loro aziende, dove pagano meno tasse e dove il costo della manodopera è irrisorio, dimenticandosi, però, che se le loro aziende sono diventate ciò che sono è grazie anche al sudore di padri e madri di famiglia “italiani” che dentro le loro fabbriche hanno lavorato per anni ed anni. E’ grazie anche alle numerose incentivazioni statali pagati da tutti gli italiani.

Se c’è una cosa che ho imparato dalla “globalizzazione” seguendoti è che non solo ha un volto disumano ma è anche anti etica.
Adesso, forse hai ragione, ci avviamo a una terza generazione di emigranti, non più ignoranti, analfabeti, contadini con la valigia di cartone legata con lo spago, come quella che partì ai primi del ’900 dall’Italia ma ragazzi con tanto di laurea in tasca, col trolley e col pc a tracolla. Non più su navi stipati dentro le stive ma su voli low-coast. Mi chiedo però una cosa. Quelli che partivano una volta mandavano i loro soldi a casa, ai genitori, alle mogli rimasti in Italia, e così hanno aiutato le banche ed il Paese a rinascere. Oggi succederà la stessa cosa? Faranno i nostri giovani come gli immigrati cinesi, pakistani, africani che ogni anno veicolano verso i loro paesi di origine milioni e milioni di euro?
Può servire al Paese questa emigrazione o non lo depauperà di risorse giovani che potrebbero rinnovarlo?
Forse la mia può sembrare una domanda provocatoria ma non lo è. Cerco solo di capire. Ho “bisogno” di capire.
Grazie se mi vorrai rispondere”.

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La chiave giusta c’è per il Paese


Immagine6e non è l’apriscatole grillino.

Pur se non vivo aspettando il Messia, come qualcuno ha detto stamane sulla mia pagina di FB, cerco qualcuno che mi dia chiare indicazioni su cosa fare per la mia amata Italia, per il mio povero Paese,  ma principalmente per tutti gli italiani senza lavoro e senza speranza di trovarne uno e così gira che ti rigira mi ri-imbatto nel pensiero di Alberto Forchielli. Lui sembra che le idee ce li abbia chiarissime, mi chiedo perché mai non le proponga a Napolitano. Lui può farlo grazie alla posizione privilegiata in cui la Vita l’ha collocato. Nell’ attesa che mi si sveli il mistero riposto, copia-incollandolo da un altro mio post, il Suo pensiero per risanare il Paese e rilanciare l’economia:
“Esaustivo,chiaro e condivisibilissimo stamane il “Forchielli Pensiero”.
La soluzione c’è ed è alla portata di tutti gli uomini di buona volontà che devono smetterla di perdersi in chiacchiere demagogiche e dietrologiche.
La soluzione c’è, condivisibilissima da tutti quegli italiani che sono stanchi di raffazzonature. Di vedere continuamente che la gente tenta di tappare i buchi delle falle in un territorio che ha sempre più l’aspetto lunare che umano.
E se io, arrivata alla fine del mio pensiero, dicessi: #Alberto #Forchielli for President… vi sembro esagerata o lecca—culo?
Leggete e sono certa che, giunti alla fine, lo griderete anche voi insieme a me.:
Riflessioni in libertà per migliorare l’assetto competitivo del paese (ovviamente non esaustive ma abbastanza prioritarie)
1) Lo stato deve essere meno presente. Qui non è solo una questione di ridurre gli sprechi o i fannulloni (che si potrebbero ridurre con una riforma semplice del pubblico impiego che annulla tutti i contratti dei dipendenti pubblici e li fa rientrare nelle fattispecie dei contratti privati) ma è proprio una questione che, stante la situazione attuale, molti servizi vanno ridotti o eliminati. Il sistema delle licenze va abolito, tutte le licenze, tutte. I diritti acquisiti vanno picconati tutti. Il concetto è che lo stato deve amministrare la cosa di tutti e deve fornire quei servizi che singolarmente non riusciremmo a valorizzare correttamente, sanità, welfare, scuola, infrastrutture, e poco altro. I risparmi che verrebbero generati devono essere investiti al 80% nella riduzione del debito e per il 20% in riduzione di tasse. Quando in una famiglia i soldi mancano si tira la cinghia, si mette da parte, si ripagano i debiti, si rimette ancora da parte e poi si investe. Il padre di famiglia che risparmia sulla famiglia per ubriacarsi di solito va mandato fuori casa.
2) L’appetibilità dell’italia va rilanciata.
a) Giustizia più veloce. Che il giudice legga le carte e proceda in tempi rapidi al primo grado di giudizio (massimo 6 mesi), come fanno i giudici di pace. Poi ci sarà il secondo grado e la cassazione in caso. La giustizia è deve essere veloce e uguale per tutti nonchè giusta. E’ la base della convivenza e del diritto.
b) Semplificazione. Deve essere facile, semplice, comprensibile cosa va fatto e qualcuno deve decidere. Che venga ripristinata l’onorabilità della responsabilità personale nelle decisioni. Il concetto è che nessuno investe in un paese dove non si capisce nulla.
c) Il mercato del lavoro deve diventare un mercato dove sia facile e poco costoso assumere e licenziare. Il concetto è che le aziende hanno bisogno di lavoratori bravi e quando li hanno li tengono.
3) Scuola. Il sistema scolastico va ancora riformato, semplificato e reso più internazionale nella forma. Gli insegnanti devono essere valutati nel merito. A parte casi molto rari va abolito il valore legale del titolo di stato. La scuola deve formare talenti non sfornare impiegati di quart’ordine che non vedono l’ora di trovare un lavoro sicuro dietro una scrivania per tutta la vita. Se non vogliamo inventarci un sistema scolastico italiano copiamone uno all’estero. Io farei le elementari per 6 anni e poi le superiori per 6 anni (risparmiando un anno di studi). Istituti tecnici più o meno come sono ora, poi 3 indirizzi, scientifico, umanistico, tecnologico e poi un sistema universitario di forte specializzazione.
4) Evasione fiscale. Qui mi scappa da ridere. basta avere la volontà di fare controlli e il sistema dell’evasione fiscale si riduce di molto solo controllando meglio. Poi basta guardarsi intorno e vi sono decine di sistemi funzionanti nel mondo da cui copiare (senza inventarsi la supercazzola del pos obbligatorio che aumenta ancora le tasse).

Pubblicato in: Notizie e politica, Società e Costume

Alberto Forchielli e la Sua ricetta per sanare l’Italia


Alberto ForchielliEsaustivo,chiaro e condivisibilissimo stamane il “Forchielli Pensiero”.
La soluzione c’è ed è alla portata di tutti gli uomini di buona volontà che devono smetterla di perdersi in chiacchiere demagogiche e dietrologiche.
La soluzione c’è, condivisibilissima da tutti quegli italiani che sono stanchi di raffazzonature. Di vedere continuamente che la gente tenta di tappare i buchi delle falle in un territorio che ha sempre più l’aspetto lunare che umano.
E se io, arrivata alla fine del mio pensiero, dicessi: Alberto Forchielli for President… vi sembro esagerata o lecca—culo?
Leggete e sono certa che, giunti alla fine, lo griderete anche voi insieme a me.:

Riflessioni in libertà per migliorare l’assetto competitivo del paese (ovviamente non esaustive ma abbastanza prioritarie)

1) Lo stato deve essere meno presente. Qui non è solo una questione di ridurre gli sprechi o i fannulloni (che si potrebbero ridurre con una riforma semplice del pubblico impiego che annulla tutti i contratti dei dipendenti pubblici e li fa rientrare nelle fattispecie dei contratti privati) ma è proprio una questione che, stante la situazione attuale, molti servizi vanno ridotti o eliminati. Il sistema delle licenze va abolito, tutte le licenze, tutte. I diritti acquisiti vanno picconati tutti. Il concetto è che lo stato deve amministrare la cosa di tutti e deve fornire quei servizi che singolarmente non riusciremmo a valorizzare correttamente, sanità, welfare, scuola, infrastrutture, e poco altro. I risparmi che verrebbero generati devono essere investiti al 80% nella riduzione del debito e per il 20% in riduzione di tasse. Quando in una famiglia i soldi mancano si tira la cinghia, si mette da parte, si ripagano i debiti, si rimette ancora da parte e poi si investe. Il padre di famiglia che risparmia sulla famiglia per ubriacarsi di solito va mandato fuori casa.

2) L’appetibilità dell’italia va rilanciata.
a) Giustizia più veloce. Che il giudice legga le carte e proceda in tempi rapidi al primo grado di giudizio (massimo 6 mesi), come fanno i giudici di pace. Poi ci sarà il secondo grado e la cassazione in caso. La giustizia è deve essere veloce e uguale per tutti nonchè giusta. E’ la base della convivenza e del diritto.
b) Semplificazione. Deve essere facile, semplice, comprensibile cosa va fatto e qualcuno deve decidere. Che venga ripristinata l’onorabilità della responsabilità personale nelle decisioni. Il concetto è che nessuno investe in un paese dove non si capisce nulla.
c) Il mercato del lavoro deve diventare un mercato dove sia facile e poco costoso assumere e licenziare. Il concetto è che le aziende hanno bisogno di lavoratori bravi e quando li hanno li tengono.

3) Scuola. Il sistema scolastico va ancora riformato, semplificato e reso più internazionale nella forma. Gli insegnanti devono essere valutati nel merito. A parte casi molto rari va abolito il valore legale del titolo di stato. La scuola deve formare talenti non sfornare impiegati di quart’ordine che non vedono l’ora di trovare un lavoro sicuro dietro una scrivania per tutta la vita. Se non vogliamo inventarci un sistema scolastico italiano copiamone uno all’estero. Io farei le elementari per 6 anni e poi le superiori per 6 anni (risparmiando un anno di studi). Istituti tecnici più o meno come sono ora, poi 3 indirizzi, scientifico, umanistico, tecnologico e poi un sistema universitario di forte specializzazione.

4) Evasione fiscale. Qui mi scappa da ridere. basta avere la volontà di fare controlli e il sistema dell’evasione fiscale si riduce di molto solo controllando meglio. Poi basta guardarsi intorno e vi sono decine di sistemi funzionanti nel mondo da cui copiare (senza inventarsi la supercazzola del pos obbligatorio che aumenta ancora le tasse).

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

Morte lenta sull’Adamello?


OTianasquarek… probabilmente vi sarete stufati di sentirmi citare continuamente Alberto Forchielli, ma come dicevo ancora qualche giorno fa il suo pensiero, per me è diventato come la Bibbia dei Testimoni di Geova… Non si discute. Devi accettarlo tout court. Non vi nascondo che ho dei momenti in cui la voglia di mandarlo a vaff… in puro stile grillino mi prende, eccome che mi prende! Come mi è presa ieri nel leggere l’ultimo stralcio di una “intervista” sul blog di Michele Mengoli. Cavolo che mi sono incaxxata! Lui dice che i giovani devono andarsene via dall’Italia in quanto questo Paese è destinato a implodere su se stesso perché gli italiani sono troppo abbottonati su ciò che hanno, e che non vogliono che gli venga tolto (dai privilegi al patrimonio), che non sono disposti ad assumersi responsabilità. Non vogliono rimobccarsi le maniche e non vogliono stringere la cinghia. Grillo, da bravo capitalista, incita i suoi seguaci a scagliarsi contro la Kasta, colpevole di ogni misfatto. Così come una volta, noi di sinistra, incolpavamo Berlusconi di tutti i mali d’Italia ( non è che non fosse vero, Berlusconi ha il 90% di responsabilità… e chi la pensa come me sa di cosa parlo) e il nostro faceva credere ai suoi fedeli che i suoi problemi con la Giustizia erano anche i NOSTRI… Purtroppo il problema non è solo quello e, con molto dolore, devo dare ragione ad Alberto.
Se continuiamo a tollerare che ci sia gente che si fa un fondo schiena così mentre tanta altra bivacca sul posto di lavoro allora non lamentiamoci se stiamo andando a fondo. NOI siamo responsabili dei nostri mali e non solo i politici. Se non avremo l’onestà intellettuale di ammetterlo allora ci comportiamo come la volpe con l’uva… Troppo acerba per lottare per prenderla. E, parlando con Alberto Nigris, poco fa mi è venuto in mente quello studnete che da solo, a Piazza Tienanmen , si piazza davanti ai carri armati. Lì si misura il coraggio di un uomo. Qui, noi piccoli e pidocchiosi non abbiamo nemmeno il coraggio di farci un piccolo esame di coscienza e di accettare di fare sacrifici per salvare il nostro Paese. Alberto Forchielli prevede uno scenario apocalittico per il nostro Paese… eppure Lui dice che una soluzione possibile c’è… Oggi siamo sull’Adamello, per citare una località a lui cara… Vogliamo tornare a stare uniti e lottare per i nostri giovani? Per dare un futuro al nostro Paese? Per fare ciò non è necessario nessun apriscatola, non servono i vaffa.. Serve una cosa molto semplice che nei paesi protestanti applicano quotidianamente: Collaborazione… cooperazione… solidarietà…