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La nocività insidiosa del web


Sui social interagiamo con persone che non conosciamo e, non conoscendoli, siamo portati a pensare che siano come noi. Li misuriamo col nostro metro personale e siccome noi non ci nascondiamo ci viene difficile pensare che il nostro interlocutore possa essere un troll o una persona reale. Un delinquente, magari in galera (mi è capitato qualche anno fa di interagire su twitter con uno dei ragazzi che aveva preso parte allo stupro di una ragazza, in Calabria. Era intervenuto in uno dei miei post in cui commentavo l’accaduto e lui prendeva le difese degli stupratori asserendo che la ragazza se l’era cercata con il suo atteggiamento e coi suoi modi di fare. Ricordo che gli chiesi come faceva ad affermare una cosa del genere, come faceva ad avere quelle assurde certezze, e le sue testuali parole furono: IO sono uno di quei ragazzi (erano stati tutti arrestati, allora) o una persona in odore di santità.

Anche nei dibattiti e nelle diatribe politiche come facciamo a sapere se chi difende un partito non lo faccia per interessi “personali” e magari ha le mani in pasta (pagato per diffondere notizie false, a libro paga di questo o quel politico)? Non gli chiediamo la carta di identità, né l’indirizzo di casa. Nulla sappiamo di lui/lei tranne ciò che ci racconta eppure, eppure gli diamo voce, affidabilità… condividiamo ciò che scrive. Ci facciamo trasportare dal tifo da stadio, non andiamo a cercare conferme di quanto andiamo leggendo. Ci facciamo ammaliare dal canto delle sirene senza accorgerci che ci stanno manovrando, che parlano alla nostra pancia e non al nostro cervello…

In una sfrenata frenesia, assorbiti dal piacere del clicca e condividi ci facciamo portavoce delle ipotesi più fantasiose e disparate.

Sguazziamo nel “complottismo”, ci facciamo il bagno nel pettegolezzo, ci docciamo e ci facciamo lo shampo con le congetture e le opinioni come se congetture ed opinioni fossero fatti davvero accaduti senza lontanamente pensare che possono essere stati generati da una mente malata, psicologicamente disturbata (basta vedere gli assassini e i loro post prima e dopo aver commesso un delitto… l’ultimo l’assassino di Senago).

Si, il web non solo ha dato parola a milioni di cretini, come diceva Umberto Eco, ma ha anche spalancato le porte delle carceri, dei manicomi, ha spianato la strada a tutta una serie di personaggi loschi, inaffidabili. Gente che se vivesse accanto a noi non saluteremmo neanche al mattino e qui, invece, li trattiamo come se fossero dei guru.

Siamo circondati da maschere, attori pietosi di questo grande palcoscenico che è il web 2.0 – 3.0 – 4.0

Che tristezza…

#AngeliKaMente

(cit) Sta vivendo di nuovo la paternità tosta, dei primi mesi. Diventare padre le ha cambiato lo sguardo artistico?

«I mesi tosti sono questi, perché devi correre. I bimbi a questa età non chiedono un impegno emotivo, devi solo stargli dietro. 𝗦𝗼𝗻𝗼 𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗶𝗹 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹, 𝗲 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗼 𝘂𝗻 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗮𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝘃𝗼𝗹𝗴𝗮𝗿𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗶 𝘀𝗶 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗯𝗮𝗿𝗿𝗶𝗲𝗿𝗮 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗿𝗮𝗻𝘁𝗮, 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝘂𝗱𝗼𝗿𝗲… 𝗦𝘁𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘀𝘂𝗯𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘂𝗻 𝗹𝗮𝘃𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗱𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲, 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝗽𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝘀𝗽𝘂𝗱𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼. 𝗘̀ 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗶𝗹𝗹𝗲𝗻𝗻𝗶𝗼, 𝗺𝗶 𝘀𝘁𝘂𝗽𝗶𝘀𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗶 𝗽𝘂𝗱𝗶𝗰𝗵𝗶 𝗲 𝗽𝗼𝗶 𝘀𝗲 𝗻𝗲 𝗳𝗿𝗲𝗴𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗴𝗴𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗴𝗿𝗮𝗱𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶».

(Siamo afflitti dal più degradante voyeurismo e non ce ne rendiamo conto n. a m.)

Lei sui social ha un grande seguito e ha sperimentato le montagne russe.

«Abbiamo denunciato chi ha diffamato pubblicamente e abbiamo cause in tribunale che in prima istanza abbiamo vinto. 𝗟𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘃𝗶𝗿𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲. 𝗘 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗼𝗱𝗶𝗼 𝗲 𝗿𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗼𝗹𝗶𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗶𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗼𝗽𝗶𝗻𝗶𝗼𝗻𝗶. 𝗟’𝗲𝗿𝗿𝗼𝗿𝗲 𝗲̀ 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝗴𝗲𝗻𝘇𝗮».

Pubblicato in: Notizie e politica, Società e Costume

Governo della Vergogna


In un Paese normale alcune persone non sarebbero mai entrati in parlamento. In un Paese normale alcune persone vivrebbero nell’ombra.
In un Paese NORMALE…
Ma noi NON siamo NORMALI…
Poi ci chiediamo perché negli altri paesi c’è più senso civico…
𝗟𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗮 𝗲̀ 𝗱𝗶 𝗧𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮 “𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮𝘁𝗼” 𝗶 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗿𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗵𝗮 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼 𝘀𝗰𝗮𝗽𝗽𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗔 𝗹𝗮 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲, 𝗲 𝗱𝗶 𝗗𝗲 𝗚𝗮𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗺𝗻𝗲𝘀𝘁𝗶𝗮 𝗵𝗮 𝗳𝗶𝗿𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗻𝗲𝗼 𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗣𝗮𝗿𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼:
“𝙎𝙚 𝙖𝙫𝙚𝙨𝙩𝙚 𝙫𝙞𝙣𝙩𝙤 𝙫𝙤𝙞, 𝙞𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙞 𝙖𝙣𝙘𝙤𝙧𝙖 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙞𝙜𝙞𝙤𝙣𝙚. 𝙎𝙞𝙘𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙖𝙗𝙗𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙫𝙞𝙣𝙩𝙤 𝙣𝙤𝙞, 𝙩𝙪 𝙨𝙚𝙞 𝙨𝙚𝙣𝙖𝙩𝙤𝙧𝙚”. (Vittorio Foa al fascista Giorgio Pisano):
Italiani brava gente? Si ma, a mio modo di vedere, anche tantissima gente o cretina o insipiente…
Ci meritiamo l’estinzione.
Così la destra fascista vince. Grazie all’impunità di questi personaggi…
Una volta si diceva che i pazzi erano fuori e i savi in manicomio, ora mi viene da pensare che gli onesti sono in carcere e i disonesti hanno cariche pubbliche.
Ma noi siamo contenti.
Basta che mangio io che mi frega di chi mangia sulle mie spalle?
CHE GRANDE SENSO CIVICO CHE ABBIAMO, NOI ITALIANI…
#AngeliKaMente afflitta e sconsolata.
Siamo senza speranza.
#ilpeggior_governo_disempre #ladestra_peggiore_disempre #GOVERNODELLAVERGOGNA che vuole insegnare la moralità agli altri.
https://www.lastampa.it/cronaca/2023/05/24/news/la_tela_nera_del_potere_quando_meloni_difendeva_lex_nar-12821386/?ref=LSHBBC-BH-I0-P1-S2-T1

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Io… io…io


Stavo leggendo un po’ i titoli dei giornali e la cosa che mi ha colpito è che quando in un articolo viene riportata un’intervista il titolo della striscia inizia sempre con IO…

Io, mio padre…

Io, mia madre…

Io, il mio cane… (gatto et animali vari)…

Io e il cibo…

Ecco, l’esaltazione dell’ego, dell’individualismo sfrenato… Dell’esibizionismo a oltranza.

Alle scuole medie la mia docente di Italiano, Latino e Storia diceva:

“U sceccu si metti sempre avanti…” (L’asino si mette sempre in prima fila)

Ricordatevi quando scrivete e quando parlate di non iniziare mai nulla con “IO”….

La scrittura e la lettura condizionano i pensieri e sono manifestazione del nostro io più profondo, quindi non meravigliamoci se questa società va in rovina, della decadenza dell’umanità, dello svilimento della società perché tutto ciò lo permettiamo noi, ogni giorno, quando calpestiamo gli altri per esaltare il nostro ego…

E per oggi vi ho già tediato abbastanza.

#AngeliKaMente pensiero #sociale

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Il mindset di Carol Dweck


Durante il mio percorso lavorativo non ho mai, e ripeto mai, accettato che i miei alunni mi dicessero: Non ce la faccio… Non ci riesco… Non sono bravo…

Non l’ho accettato da mio figlio nato sordo, non l’ho accettato in tutti i bambini che ho seguito durante i miei anni come docente di sostegno e men che meno l’ho mai accettato in tutti quegli alunni che non presentavano alcun problema se non quello della scarsa, bassa, insufficiente autostima. Oggi la conferma del mio giusto modo di agire mi viene data dagli studi della psicologa americana Carol Dweck, laureata al Barnard College e con un dottorato di ricerca conseguito a Yale. Attualmente ha una cattedra di Psicologia a Stanford, ma in passato ha insegnato nella Columbia University, a Harvard e presso l’Università dell’Illinois.

Nella sua carriera incentrata sugli studi di Psicologia, la Dweck si è specializzata sul cosiddetto mindset, la forma mentis. I suoi studi e il suo libro – nella versione italiana Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo – sostengono che l’affermazione dipenda unicamente dal modo in cui l’individuo si approccia al contesto in cui il suo potenziale viene messo alla prova. Ossia, è come si affronta una sfida a determinare i nostri risultati.

In base al tipo di approccio, la dottoressa statunitense divide il mindset in due tipologie, fixed (statico) e growth (dinamico).

Il fixed mindset è tipico di coloro che reagiscono in forma passiva e statica agli stimoli esterni, percependo le proprie sconfitte come inevitabili e addirittura determinanti per il proprio futuro. Il fallimento e le critiche altrui su un certo errore sono la riprova che non c’è possibilità di potercela fare, e la sola strada percorribile è la rinuncia.

Al contrario, la riuscita di molti è esattamente frutto di un insuccesso precedente. Un growth mindset, una mentalità dinamica, spinge le persone a fare di più per trasformare una disfatta in un trionfo. Sono coloro che imparano dai propri errori mutandoli in un punto di partenza per potersi migliorare e raggiungere così esiti positivi. Il cervello è un muscolo sottoponibile a un costante allenamento, e gli sbagli e le critiche sono un importante attrezzo per il personale perfezionamento, piuttosto che un motivo per sentirsi umiliati. Ogni sfida e ostacolo esistono affinché li si possa superare, e non per rifugiarsi nel proprio mondo, chiusi a ogni possibilità di trasformare un potenziale in realtà.

Cos’hai imparato oggi? Quale sbaglio hai fatto che ti ha insegnato qualcosa? In cosa ce l’hai messa tutta oggi?

È così che la professoressa Dweck spinge il proprio pubblico di lettori e ascoltatori a fare di più, a cogliere le sfide come un’occasione di crescita.

La definizione di intelligenza secondo Dweck è: l’equilibrio dinamico tra assimilazione e accomodamento, ossia la continua ricerca di equilibrio tra la capacità dell’individuo di adattare se stesso all’ambiente e quella di adattare l’ambiente a se stesso.

Se si insegnasse alle persone fin dai primi anni di vita che ogni loro successo o fallimento non dipende da doti innate ma dal costante impegno probabilmente il nostro Paese non sarebbe arrivato alla triste decisione di eliminare, nelle scuole primarie e secondarie, possibili bocciature. Queste ultime, infatti, sono una preziosa opportunità da non negare agli studenti, poiché offrono la possibilità di ripetere un percorso affrontato nel modo sbagliato per conseguire ottimi risultati nelle materie che sembravano un ostacolo insormontabile.

Chi a scuola non ce l’ha fatta non va reputato un fallito, una persona senza speranze a cui offrire una scorciatoia con banali e striminziti corsi di recupero, bensì necessita di ripetere il medesimo anno scolastico con un atteggiamento nuovo, positivo, basato sull’impegno.

Perché tutto ciò di cui le persone hanno bisogno è sapere di potercela fare e di non essere seconde a talenti che saranno sempre un pizzico avanti. I passi si fanno con le proprie gambe, certamente con il supporto di qualcun altro, ma senza lasciarsi portare sulle spalle, perché permettere ciò significa credere di non essere in grado di raggiungere un traguardo con le proprie forze. Ed è soltanto una grandissima bugia.

Vorrei ricordarlo ai colleghi e ai genitori: Non esiste la parola “impossibile”, tutti ce la possono fare. Come in una corsa ad ostacoli non si arriva tutti primi ma ognuno con il proprio tempo e il proprio impegno arriverà al traguardo.

L’importante è insistere, insistere, non mollare e non arrendersi. MAI!

#scuola #didattica #impegno #studio#partecipazione#autostima

#alunni#docenti#psicologia#pedagogia#mindset#CarolDweck

Pubblicato in: Riflessioni personali

Cultura egemonica e culture subalterne


Credetemi, inizio ad essere nauseata di questi social…

Se volessimo tracciare un profilo dello stato di salute sociale del Paese basta leggere i post e i commenti.

Da quando è stata eletta Elly Schlein è diventata oggetto di denigrazione e di critiche.

Posso fare una domanda ai denigratori? Che problemi avete? Cosa vi toglie o cosa ha tolto a voi? Siamo in democrazia e ognuno è libero di spendere i suoi soldi come vuole. Chi va in palestra, chi va a danza, chi a yoga … chi si rifà il seno, il sedere, il naso e chi si tinge i capelli. Possibile che su ogni cosa dovete cercare il pelo nell’uovo? Una persona ha o non ha il diritto di disporre della sua vita e dei suoi soldi nel modo che preferisce?

Non la conoscete, fino a ieri ignoravamo tutti, compresa la sottoscritta, la sua esistenza, oggi siamo tutti bene informati e abbiamo scoperto l’identikit della bellezza…

Ma perché non usate argomenti più “culturalmente elevati” se volete denigrare l’avversario politico?

Capisco che quarant’anni di TV commerciale e di Media del biscione hanno distrutto la nostra cultura classica ma non comprendo come gli spiriti più colti ed istruiti non si facciano vedere né sentire per “raddrizzare” la curva in discesa di questa cultura di massa.

Negli anni si è andata sempre più imponendo una resistenza dei ceti periferici e subalterni alle imposizioni “civilizzatrici” dei ceti egemonici con la conseguente ondata “popoleggiante” di massa che ha creato il berlusconismo, il leghismo, il grillismo…

Generando quella “acculturazione” (nel senso di “contaminazione”) di massa a cui oggi prestiamo, ingenuamente, il fianco.

Ricordando un vecchio esame universitario e un libro in particolare:

“Cultura Egemonica e Culture Subalterne” in cui l’autore, Alberto Maria Cirese, esamina, criticandolo, il pensiero di Gramsci in merito alla Cultura Popolare o “folkloristica” (*la parola «folclore» e` mobilitata da Gramsci in questo tipo di argomentazioni, come in quella notazione di Passato e presente dedicata al «folclorismo» nella letteratura e alla distinzione tra folcloristico e nazionale. Un carattere e` nazionale «quando e` contemporaneo a un livello mondiale (o europeo) di cultura ed ha raggiunto (s’intende) questo livello»; il folcloristico «si avvicina invece al ‘provinciale’ in tutti i sensi, cioe` sia nel senso di ‘particolaristico’, sia nel senso di anacronistico, sia nel senso di proprio a una classe priva di caratteri universali (almeno europei)». Su questa base, Gramsci, procede ad analizzare vari prodotti culturali in termini di ‘miscele’ nelle quali il nazionale e il folklorico si combinano variamente, con prevalenza dell’uno o dell’altro. Cosı`, «𝗲𝗿𝗮 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 in questo senso Cavour nella politica liberale, De Sanctis nella critica letteraria (e anche Carducci, ma meno del De Sanctis), Mazzini nella politica democratica; 𝗮𝘃𝗲𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗳𝗼𝗹𝗰𝗹𝗼𝗿𝗲 𝘀𝗽𝗶𝗰𝗰𝗮𝘁𝗼 Garibaldi, Vittorio Emanuele II, i Borboni di Napoli, la massa dei rivoluzionari popolari ecc.». In campo piu` propriamente letterario, Gramsci si concentra sugli usi popolari del concetto di superuomo, derivato a suo parere piu` da Dumas che da Nietschze. Qui troviamo che «𝗗’𝗔𝗻𝗻𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼 𝗵𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶 𝗳𝗼𝗹𝗰𝗹𝗼𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶 𝘀𝗽𝗶𝗰𝗰𝗮𝘁𝗶, 𝗰𝗼𝘀ı` 𝗚𝘂𝗮𝗹𝗶𝗻𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗼 (𝗽𝗶𝘂` 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗖𝗼𝗿𝘁𝗲𝘀𝗲, 𝗰𝗵𝗲 𝗲` 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗗’𝗔𝗻𝗻𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼 𝗲 𝗚𝘂𝗮𝗹𝗶𝗻𝗼), 𝗰𝗼𝘀ı` 𝗦𝗰𝗮𝗿𝗳𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼, 𝘀𝗲𝗯𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗗’𝗔𝗻𝗻𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼. 𝗗’𝗔𝗻𝗻𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗮𝘃𝗶𝗮 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶, 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗺𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮` 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗼𝗺𝗮𝗻𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗱𝗶𝗰𝗲…». (…) Ad esempio Garibaldi oggi fa sorridere, dice Gramsci, ma «nel suo tempo non era anacronistico e provinciale, perché tutta l’Italia era anacronistica e provinciale»

Così torno a riflettere su un tema che mi ha sempre affascinato…

Tutto quello che concerne la Società e il sociale è per me fonte di inesauribile conoscenza e oggetto di riflessione personale… e di incanto spezzato.

#AngeliKaMente esternazioni…

*Tratto da un sito letterario sul web

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

Ora et semper #NOPONTE!


Quando il connettoma fatica a fare funzionare i connettori logici si hanno queste perle.

In pratica questo tizio nel sottolineare l’inefficienza di una città, di una regione, in cui le amministrazioni e i cittadini sono INCAPACI di stare al passo coi tempi per inezia ed inedia, dopo aver creato cattedrali che hanno abbandonato, adesso sperano nella panacea del Ponte che a Reggio non ci arriverà neanche, giusto per fare un’altra opera incompiuta come la SA-RC che col tempo verrà anche questa abbandonata… Come hanno abbandonato l’Aereoporto di Reggio Calabria e il porto di Villa San Giovanni mentre il mondo già cammina con le auto elettriche. Molto presto avremo le navicelle spaziali per spostarci e questi pensano ancora ad un fantomatico ponte che senza essere iniziato si è già mangiato milioni e milioni e milioni di euro… che sono andati nelle tasche dei soliti (ig)noti.

Quando si dice la “fallacia logica”!

Vi rendete conto che questo tizio mette assieme la mancanza dei cestini dei rifiuti sul lungomare di Reggio Calabria e il ponte sottolineando il costo del biglietto per le isole Eolie, come se poi sul Ponte lui ci andrà gratis… e gli faranno la deviazione per le Eolie 🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️

Le palestre ai reggini gliele costruiranno anche queste sul Ponte? 🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️

Si lamenta che sul lungomare reggino manchino i cestini dei rifiuti ed inneggia al Ponte, così poi i reggini andranno sul ponte per gettare le carte? 🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️

Ma sta gente si legge quando parla? 🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️🤦🏻‍♀️

Se il meridione non comprende che lo Sviluppo e il Progresso dipendono da interventi oculati e di valorizzazione di quello che già hanno, iniziando dalla Natura Aspro-montana alle spiagge di tutta la costa reggina che va da Tropea a Pellaro (mentre a Cannitello la spiaggia si va erodendo e il livello del mare si innalza ovunque in Italia) ed oltre, è utopistico cavalcare la narrazione del Ponte messa in circolazione da chi ne trarrà profitti eterni…

Mi dispiace che questo porti il mio stesso cognome… Il solo punto in comune che abbiamo.

L’unico qua che deve stare zitto penso proprio che sia questo tizio.

#GiovanniSantoro#antennafebeaStrettoWeb#toninomassara

#AngeliKaMente#noponte sullo #strettodimessina#reggiocalabria#messina

Pubblicato in: Dalla parte dei bambini, La Scuola vista da me, Libri, Scuola

Didattica laboratoriale


Nei miei anni di insegnamento quello che mi importava davvero era il desiderio di appassionare i miei alunni, tutti, sia i normo dotati che i soggetti affetti da disabilità fisiche o psichiche, alla conoscenza, alla scoperta del mondo e dei suoi abitanti. La metodica applicata non era mai definita tout court ma in funzione del momento, dell’argomento e delle disponibilità di materiale funzionale all’apprendimento nell’ ottica del learning by doing che abbracciava tutte le tesi dell’attivismo, da Dewey alla Scuola di Barbiana con un occhio particolare alle neuroscienze…

Ed è bellissimo ritrovarmi oggi a trovare conferme del mio lavoro, specialmente se ripenso alle notti passate a girarmi e rigirarmi nel letto interrogandomi se quello che stavo facendo fosse giusto. Se avesse raggiunto tutti i miei alunni o se correvo il rischio di lasciarne qualcuno indietro. Nella didattica giornaliera il punto di partenza è il problem setting. In una didattica laboratoriale per gruppi ad esempio bisogna dedicare molta cura nella loro formazione: individuare i leader, i gregari, i lassisti… Al fine di creare gruppi con un loro equilibrio interno.

Più leggo e più mi assale la voglia di fare le valigie e tornare in classe…

#AngeliKaMente in preda alla nostalgia…

Che cos’è un EAS – L’idea, il metodo, la didattica(Pier Cesare Rivoltella)
Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali, Società e Costume

Chi eravamo e chi siamo diventati?


Quindi la mamma di Michelangelo era di origini caucasiche…

✓ Foscolo era originario di Zancle;

✓ Ungaretti nacque e studiò ad Alessandria d’Egitto;

✓ S. Agostino era nato a Tagaste (città africana) non a Milano;

✓ Sant’Antonio (di) Padova era portoghese;

✓ (Gesù, la Madonna), i primi apostoli (San Pietro e San Paolo sono stati uccisi a Roma, ricordiamocelo) erano palestinesi, ebrei…

e potrei continuare a lungo in questo elenco…

Dalla notte dei tempi l’Italia è stata suolo di etnie e popolazioni che provenivano o che venivano “importati” come schiavi al tempo dei romani (basta aver letto il Quo vadis per rendersi conto di come sia stato popolato il nostro Bel Paese).

La nostra UNICITA’ è sempre stata data dalla promiscuità di etnie e culture diverse che nei secoli si sono succeduti…

Schiavi, servi e/o padroni hanno popolato le nostre città…

Camminato nelle “nostre” strade.

Edificato edifici e monumenti.

Gli abitanti si univano e generavano… Nel nostro sangue, nel nostro DNA, scorre sangue normanno, arabo, spagnolo, francese, austriaco, americano, russo, tedesco, ebraico, palestinese, unno, ostrogoto, austriaco, bosniaco…

Quando eravamo davvero il grande Paese che esportava la Cultura non ci creevamo problemi su chi condivideva con noi il suolo…

Non chiedevamo passaporti o carte di identità…

Quando eravamo un paese di LETTERATI, ARTISTI e SANTI…

Evidentemente il nostro bellissimo, multiforme, multicolorato DNA si è annacquato dando vita a una popolazione insipiente…

#AngeliKaMente guardando al passato e riflettendo sul presente e sul nostro DNA.

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali, Società e Costume

Costruiamo ponti non muri


Nel 2002 è nata l’ Unione Africana che comprende tutti e 𝟱𝟱 𝗶 𝗣𝗮𝗲𝘀𝗶 𝗮𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮𝗻𝗶.
Come l’UE anche l’UA ha come 𝗼𝗯𝗶𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗹’𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝘁𝗿𝗮 𝗶 𝗽𝗮𝗲𝘀𝗶 𝗮𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮𝗻𝗶, 𝗻𝗼𝗻𝗰𝗵𝗲́ 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗰𝗲, 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮𝗻𝗼. I suoi principali organi decisionali sono l’Assemblea dei Capi di Stato e di Governo, il Consiglio Esecutivo e la Commissione dell’Unione Africana.
L’UA ha anche un Tribunale penale internazionale per l’Africa, un Consiglio economico, sociale e culturale e numerose altre agenzie specializzate.

Tra i principali obiettivi dell’UA ci sono la promozione della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto in Africa, nonché la promozione dello sviluppo economico e sociale del continente. L’UA ha svolto un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti in Africa, attraverso l’invio di missioni di pace e la mediazione dei conflitti.

Perché l’UE, l’Italia, non collabora più strettamente con l’UA per affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico, la lotta alla povertà e la gestione delle migrazioni invece di dare soldi alla Libia, dove ormai anche le pietre sanno come questo sia un Paese indegno di ricevere aiuti europei e italiani visto il trattamento che riservano agli immigrati?
Per usare un eufemismo “perché parlare col portiere del palazzo quando si può andare direttamente a bussare alla porta del Presidente”? Senza contare i grandissimi benefici che ne deriverebbero a noi ed a loro…
𝗨𝗻𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗮𝘃𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗼𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝗶 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝗯𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀…
Costruiamo Ponti NON Muri! Utopistico?

#AngeliKamente mi chiedo… e vi chiedo

Pubblicato in: Riflessioni personali, Società e Costume, Sprazzi di....anima

Pasolini ed io


Pur conoscendolo in modo superficiale sembra che io sia stata condizionata dal suo pensiero… O il mio pensiero non è stato invece un mio percorso personale tracciato e definito dalle mie riflessioni sui tempi che ho vissuto e sto vivendo? E’ indubbio che abbiamo molto in comune nel modo di guardare e vedere la società italiana.
Spesse volte mi sono chiesta: Chi sono davvero io? Quali sono le mie vedute, le mie posizioni sui problemi sociali? Sulla politica, sulla religione?
Molte volte mi è stato chiesto o mi è stata affibbiata più una etichetta che un’altra.
A parte che ho sempre odiato le tassonomie alla Bloom, così come non ho mai amato la divisione arbitraria tra “buoni e cattivi” già dai tempi in cui ci mandavano alla lavagna per far osservare il silenzio…
(Avrà influito il mio luogo di nascita, situato lì, in quella fetta di mare che separa la Sicilia dal resto d’Italia?)
A parte questo, dicevo, ho in me una sola certezza:
“Nella mia vita ho sempre e solo avuto un solo signore e padrone: Il mio cuore”. Lui è sempre stato il mio metro giudicante e pure se di fregature ne ho prese tante, tantissime perché non sono capace di “vedere il Male” prima di non essere pugnalata alle spalle, io continuo ancora ad ascoltare sempre e solo il “mio cuore”.
Le mie azioni non sono mai state mosse dal desiderio di primeggiare o di arricchirmi materialmente e credo che morirò così…
Sempre dalla parte degli ultimi, di chi soffre nell’anima e nel fisico. Dalla parte dei diseredati, dei perseguitati, dei calunniati e sempre contro chi discrimina, emargina, divide e si arricchisce sulla pelle degli altri.
Per questo motivo non sarò MAI dalla parte di chi attenta alla LIBERTA’ del singolo o di una Nazione…
Dite che mi schiero coi perdenti?
Per me è motivo di immensa gioia e di orgoglio perché significa che non sono in vendita, non ho un prezzo d’acquisto…. Meglio vivere un giorno da leone che cento da pecora, di qualunque colore sia la sua lana… caprina.
#AngeliKamente socialfilo-sofia…