
In un post di Ivan Sciapeconi su Facebook in merito alla questione io sono intervenuta dicendo:
“Io mi collego ogni giorno coi miei alunni, i genitori presenti… a distanza. Lavoriamo e ci divertiamo. Riempiamo le ore di contenuti, motivazioni e risate… ed anche di sgridate per ristabilire l’ordine, come si fa in classe. Chi l’ha detto che non si può? Perché non si può? Troviamo anche il tempo di chiacchierare coi genitori”.
Lui mi ha risposto così:
“La penso diversamente. La scuola ha un potenziale di compensazione sociale che prende le mosse proprio dal non essere necessariamente allineata con la famiglia. Quella che stiamo sperimentando è la reazione a una situazione di emergenza che -per noi della primaria- prevede il medium del genitore. Possiamo erogare qualche contenuto, così, ma non tanto di più”.
Questa è stata la mia replica:
Perdonami, ma non sono d’accordo. Io “non erogo” il MIO Sapere.
L’ alunno non è un vaso su cui travasare un contenuto.
Io cerco di comunicare loro ciò che so. Cerco di incuriosirli, di stimolarli, di… punzecchiarli per aiutarli a costruire un pensiero critico e pensante. Li aiuto a strutturare il loro pensiero, a formulare e cooordinare le loro idee per incanalarli verso un uso consapevole delle loro conoscenze. E questo posso farlo sia a scuola sia stando a casa e abitando a km di distanza.
Cosa intendi quando dici che la scuola non deve essere “allineata” con la famiglia?
La Scuola chiede alla famiglia collaborazione e partecipazione alla vita del figlio. Nessun docente può rendere la sua azione educativa e didattica incisiva nel processo evolutivo dell’alunno se non ha il supporto della famiglia.
La scuola, democraticamente, dialoga con tutti, alunni e genitori, perché ambedue hanno un fine comune: contribuire alla crescita di un individuo che sia in grado di partecipare attivamente alla vita sociale e civile del Paese in cui vive (e, in questo momento, con l’educazione a distanza entra in gioco anche la formazione permanente degli adulti) e di essere in grado di cooperare al benessere comune.
È un caso che stiamo vivendo in una società egotica e individualista dove ognuno pensa a coltivare il suo orticello e non si rende conto che siamo intimamente in relazioni gli uni con gli altri? Che ogni nostra azione si ripercuote, in bene e in male, sull’intero sistema economico-sociale?
Durante le ore di collegamento, in multiconferenza, noi “comunichiamo” e comunicando approfondiamo la semantica delle parole. Riflettiamo sull’importanza del ruolo che la Parola, il Verbo per antonomasia, ha nel riuscire a stabilire una comunicazione che sia efficace ed efficiente. Si parte proprio dalla Primaria che , tu mi insegni, è il mattone, costituisce le fondamenta su cui si struttureranno i successivi saperi.
Questo puoi farlo in qualunque luogo e in qualunque situazione ti trovi. In piazza, in campagna, sulla Luna… ovunque c’è un mondo da scoprire e a me piace scoprirlo insieme a loro.
Trovo sterile, specialmente alla Primaria, “erogare” una serie di direttive, di compiti da eseguire, senza che si sia “spiegato” all’alunno il senso di quello che deve fare.
Se a questo ci aggiungi che la scuola possa riaprire i battenti a settembre è giusto fare perdere all’alunno del tempo prezioso che può essere riempito di significanti e di significato sotto la mia guida? Perché io preferisco “guidare” che dirigere o erogare.
Del resto siamo regolarmente retribuiti per fare questo e non certo per esimerci dal farlo.