Pubblicato in: Riflessioni personali, Sprazzi di....anima

Trattate con cura una farfalla


farfallaSe si prende una farfalla per le ali ci rimangono sulle dita i suoi colori e lei se ne va tutta sbilanciata , perché queste squame sono come i pesi di una bilancia,  se sono uguali e giusti la farfalla vola diritta, se invece vengono tolti la bilancia della farfalla pende da una parte o dall’altra e la farfalla, volando, sbanda e vola male…
Non prendete tra le vostre mani una farfalla per le ali…
le farete solo molto male…

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Quel dolore mai sopito


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Vivere dentro la disabilità è come vivere 100 anni di solitudine.
Hanno un bel parlare dottori, medici, specialistii, psicologi, pediatri e i “So tutto io”…
Quando ti trovi a consultare questo e quello. Quando ti rifiuti di accettare una condanna in via definitiva. Quando illudi te stessa e la tua ragione dicendoti che si può trovare la soluzione. Quando entri ed esci dagli studi e dagli ospedali con le gengive sanguinanti a furia di stringere i denti con un solo pensiero fisso: Trovare una strada che ti porti verso la salita. In cerca di una salvezza. Un trampolino di lancio che porti tuo figlio su un destino migliore. Non importa quanto possa essere duro, estenuante, logorante… Tu, continui a cercare e sperare, perché la verità è una e solo una: Ti senti colpevole della disabilità di tuo figlio e ti accorgi che chi ti sta attorno appartiene a un altro mondo. Un mondo che non riesce a decodificare i tuoi pensieri nascosti. I tuoi pianti congelati nel silenzio del tuo cervello emotivo. Guardare negli occhi chi vive, o ha vissuto, le tue stesse esperienze, il tuo stesso dolore, riapre lo scrigno del dolore, e l’unica cosa che riesci a fare è stringerla al cuore… In shin den shin… (Ti sono vicina )


Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

La vergogna di essere “classe… sociale”


Da un articolo di Camilla gaiaschi, letto sul Corriere della Sera, è nata questa mia riflessione, stamane:
Il guaio degli italiani oggi è che hanno cancellato la parola “Classe sociale”. Il ritornello ripetuto per anni da Berlusconi e dai suoi seguaci è stato: E’ COMUNISTA. I giudici sono comunisti, chi non la pensa come te è comunista. Come se il comunismo fosse una piaga sociale. Un pidocchio o una zecca da schiacciare. Alla fine si è arrivati al punto di “vergognarsi” di essere di Sinistra. Grillo ha fatto il resto asserendo, su un remarke di una canzone di Gaber, che non c’è destra e sinistra. Infatti ha ragione. Oggi gli italiani pur di negare la loro incultura, la loro mancanza di ideologia… le loro modeste origini (figli di contadini, di operai… Quelli che hanno ricostruito l’Italia del dopoguerra col sudore della fronte e coi calli alle mani, per intenderci) sono diventati tutti “servi” dei Padroni. Sia che si chiamino Grillo, sia che si chiamino Berlusconi. Fa chic… li rende “nobili”. A loro paice vivere come la Luna, di luce riflessa. Tutto fuorché sentirsi definire “Sporchi comunisti”.
Se ci si ridimensionasse un po’ tutti? Se ognuno di noi rientrasse nei propri ranghi sociali senza avere la presunzione di voler insegnare a chi sta sopra di noi? Se si avesse un po’ più di modestia, di umiltà? Che dite, potremmo iniziare da qui a costruire un Paese migliore? Quello che avevano costruito i NOSTRI genitori rompendosi la schiena? I nonni di questa generazione che è cresciuta a TV e Nutella?

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Stress e preoccupazioni


Quanto pesa un bicchiere d’acqua?

Siamo all’Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell’inizio della lezione. Il professore arriva con il classico quarto d’ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un bicchiere d’acqua.

Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d’acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell’aula. In silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: “eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l’ottimismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è completamente pieno: per metà d’acqua e per l’altra metà d’aria! Tutto così scontato!”

Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: “Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?”. Gli studenti sembrano un po’ spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi. Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suo punto di vista: “Il peso assoluto del bicchiere d’acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato.” Felice di aver catturato l’attenzione dei suoi studenti, il professore continua: “Sollevatelo per 1 minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per 1 ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un’intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato.”

Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: “In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come questo bicchiere d’acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza.” Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di concludere il suo ragionamento: “Per ritrovare la serenità dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d’acqua.”

Carina vero? Intendiamoci, nulla di rivoluzionario, ma il buon senso tende ad essere così: ordinario e per questo sottovalutato ed inapplicato. Se vuoi ritrovare la tua serenità devi imparare a metter giù il bicchiere d’acqua.

Pubblicato in: Di tutto un po'

Umanesimo vs Scienza


Si parla tanto di crisi di “valori”. Chi mi legge sa che spesso e volentieri mi sono scagliata contro la TV “cattiva maestra” e contro i mezzi di comunicazione di massa non solo per la dis-informazione ma anche, e in special modo, per l’ incultura trasmessa. Adesso, ragionando nella pagina della mia amica Anna Bizioli, un’altra constatazione è emersa. Da #Piaget in poi c’è stato un crescendo di esaltazione verso gli studi #scientifici a discapito dell’indirizzo #classico e umanistico. Io sono stata sempre la sostenitrice di una conoscenza più empirica che idealista in quanto ritenevo, e ritengo, che conoscere le leggi interne alla natura, determinare con rigore scientifico le cause che danno origine agli effetti, ci consente di poter meglio intervenire per migliorare le condizioni di vita non solo degli uomini ma di ogni specie vivente che popola il nostro pianeta. Senza dimenticare che oggi, una conoscenza scientifica è quella che ti apre molto più facilmente la strada nel mondo del lavoro. Però…. però… C’è il rovescio della medaglia. Presi a conoscere ed esplorare tutto ciò che sta intorno a noi ci siamo dimenticati una ricerca molto più importante e che, secondo me, viene prima. Quella incisa secoli fa nel Tempio di Apollo a Delfi: Conosci Te stesso. Ripresa da S. Agostino: “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas” , e che gli alchimisti celavano sotto l’acronimo di V.I.T.R.I.O.L. (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem). Questo ha fatto si che l’uomo perdesse la dimensione della sua vera natura “umana”. Oggi c’è più empatia tra le bestie che tra gli #uomini. Forse negli istituti scientifici dovrebbero aumentare le ore di letteratura, italiana e straniera, e quelle di #filosofia. Chissà potremmo avere una generazione futura davvero completa. Potrebbe veramente nascere quel figlio mercuriale, figlio del Sole e della Luna. Della natura fisica e psichica. Perché finalmente l’uomo capirebbe che non c’è antitesi, non c’è contrapposizione tra di loro ma che ambedue, pur essendo facce di una stessa medaglia in realtà sono formati dalla stessa sostanza. La medesima materia. Plasmati da una sola mano.

Pubblicato in: Libri, Società e Costume

Sull’amicizia


Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E’ il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E’ la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l’amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell’amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall’amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro scopo che l’approfondimento dello spirito.
Poiché l’amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l’amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell’amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora. {K. Gibran – Il Profeta}

Pubblicato in: Notizie e politica, Riflessioni personali

Il mio Politico Ideale


Se mi chiedeste oggi di fare il nome del mio ideale di uomo #politico senza esitazione direi: #Renato #Accorinti, Sindaco di #Messina. Renato rappresenta per me i valori in cui credo e in cui sono cresciuta. Quegli stessi Valori francescani che sento appartenermi. Primo fra tutti il “coraggio delle proprio scelte”. La forza e la determinazione di portarli a compimento, costi quel che costi. Renato va oltre l’apparenza di un’arida e superficiale società consumistica e mi riporta a quell’umile fraticello che nel colmo della sua “Follia d’Amore” si denudò di tutto per dedicarsi agli ultimi. Sull’esempio di Colui che nel corso dei secoli è stato condannato, deriso, umiliato, rinnegato. Gli uomini non sanno che farsene di persone che non parlano di Bene, non si riempiono la bocca di parole vane, ma agiscono “nel Bene”. Gli uomini hanno la parola “Amore” sulla bocca ma il Dio Denaro nel cuore per questo figure come Cristo, San Francesco, Renato sono scandalo per loro.
Renato ha incontrato, insieme ad altri, #Papa #Francesco ma, a differenza degli altri, lui si è presentato con lo stesso abbigliamento con cui entrò a Palazzo Zanca il primo giorno della sua elezione: t-shirt con la scritta “#Free #Tibet” ed a piedi scalzi.
Ho letto un commento nel post dove leggevo la notizia il quale diceva:
“A me Accorinti magari non piace molto ma gli riconosco coerenza, onestà, sincerità e amore incondizionato per il prossimo e per tutto ciò che fa. Ripeto può non piacere ma di sicuro in tasca entrando a #Palazzo #Zanca non aveva nulla e quando ne uscirà non avrà ancora nulla. A me questo basta. In fondo mettersi la giacca e la cravatta per convenzione tanto per darsi una parvenza di credibilità lasciamolo a chi sale e scende le scale del tribunale.”
Nel leggere questo commento mi è venuta in mente un’altra figura, conosciuta tramite il nipote, Alberto Forchielli, quella di un’altro Sindaco di un’altra città in tempi che sono ormai della storia: Parlo di Giacomo Dal Monte Casoni, sindaco di Imola. Nella sua biografia c’è scritto proprio che: Benestante, possidente, una volta dismessi gli abiti da Sindaco se ne è uscito più povero di quando è entrato.
Ecco, io credo che oggi l’Italia ha bisogno di gente come questa. Come Giacomo, come Renato, come il nuovo Pontefice… Il guaio è che sembra ne nasca uno ogni secolo… Mosche bianche che purtroppo non scalfiscono la superficie della membrana cerebrale (di proposito non dico… cuore) degli italiani. Se solo li prendessimo ad esempio e imparassimo anche noi il valore dell’umiltà…

Pubblicato in: Notizie e politica, Organizzazioni, Riflessioni personali

Appello ai Mafiosi


Ed ora provoco.
Divento blasfema e fuorilegge.
Lancio un #appello ai #mafiosi. Non chiedo loro di pentirsi, non spetta a me giudicare il loro operato, per quanto esecrabile esso sia. No, io lancio un appello per una grande opera di beneficienza al popolo italiano. A una Patria che grazie a leggi e leggine ha permesso a questi “signori” di arricchirsi lecitamente e illecitamente. Sfruttando non solo materiale umano ma le nostre stesse risorse (dalle carceri alla sicurezza). Restituiteci almeno gli interessi che avete maturato in tutti questi anni grazie alle vostre collusioni con i politici che il popolo paga col sudore della fronte. Ci basterebbe questo per pagare il nostro #Debito #Pubblico e per fare si che diventiamo i Primi non solo in Europa ma nel resto del Mondo. Fate finta di aver vinto un bel biglietto alla Lotteria. Una bella donazione anonima. L’italia ringrazierebbe per questo vostro nobile gesto.